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Janis Anno: 2015 Regista: Amy Berg; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 20-10-2015
“Il bisogno di sentirsi amati.”
“… per la musica, sono quasi incapace di godimento. Una disposizione razionalistica o forse analitica si oppone in me a ch’io mi lasci commuovere senza sapere perché e da che cosa.”
Non tutti hanno l'incapacità di godimento di Freud quando ascoltano la musica.
Anzi, la ricezione della musica è cambiata. Oltre radio, mp3, video clip, concerti si sono aggiunti i documentari sui cantanti in vita o morti.
Un andamento in costante ascesa. Ai famosi Kurt Cobain, Vasco Rossi gli autori stanno saccheggiando pure cantanti meno popolari. È il mio caso, sono ignorante, io Janis Joplin non la conoscevo e mai avevo sentito le sue canzoni.
A sopperire le mancanze, ci sono autori più doti e colti come la regista Amy Berg, in Janis ci racconta la vita di Janis Joplin morta per droga a ventisette anni.
Amy Berg ci racconta la sua scelta: “Lei non ha avuto l’attenzione che meritava. Di tutte le rockstar morte prematuramente per droga, lei è sempre stata quella più sottovalutata. Invece aveva un talento straordinario che andava assolutamente raccontato.”
Il personaggio esiste, nelle sue contraddizioni e nelle sue qualità. È strano, a prescindere delle ottime doti musicali, il mancato accostamento agli altri cantanti maledetti.
Janis nasce nel profondo Texas nel 1943. L’adolescenza non è felice. Una famiglia normale ma Janis è bruttina ed è ripudiata dai redneck texani.
Gli amici, i fratelli raccontano le problematicità di Janis.
Ribelle, favorevole all’integrazione dei neri, era un maschiaccio e provocava risse in continuazione.
I suoi amici addirittura si schermivano: “Noi negavamo di conoscerla.”
In un corpo non avvenente, Janis nascondeva però grandi doti canore.
Inizia la carriera, fra alti e bassi, insieme a dei gruppi minori: “Non avevamo abbastanza talento” racconta un membro della sua band.
Austin, San Francisco, Woodstock inizia il successo e per mantenere il ritmo cade nell’uso forte dell’eroina: “Ci facevamo di eroina per divertimento.”
Il film è un seguirsi d’interviste, riprese dell’epoca, fotografie, con voce fuori campo a puntualizzare l’esistenza di Janis.
Il ritmo è notevole, capace di concentrarsi sulla cantante, a mostrarci perfino momenti intimistici. Le difficoltà relazionali iniziali hanno le stesse problematiche anche nel pieno del successo. Un carattere generoso, buono lo trasforma in un pungiball, i tremendi colpi della vita la stanno annientando.
Riusciva a salvarsi quando cantava, quando si esibiva però: “Ma finita quell’ora bisognava scendere dal palco.” E al quel punto per Janis si apriva il vuoto.
Interessante, attuale, non siamo di fronte al classico biodoc musicale, siamo di fronte a un carattere umano sensibilissimo e una bravissima cantante.
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