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28
Anno: 2014
Regista: Prasanna Jayakody;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Sri Lanka;
Data inserimento nel database: 08-01-2015


“We need to trasport a small box.” Un viaggio lungo, profondo fra il comico e il drammatico per tutto lo Sri Lanka è il tema di 28 il bel film di Prasanna Jayakody. Dopo essere stato presentato in diversi festival in Europa, è proiettato a Bangkok per il 12 th World Film Festival of Bangkok 2014. Nello stesso festival c’è un’altra pellicola dello Sri Lanka Between Yesterday And Tomorrow con identico tema. Tre amici affrontano un viaggio, questa volta con un tre ruote, da Colombo fino al nord del paese. Perché il tema di viaggio attraverso la nazione asiatica è così popolare nel cinema dello Sri Lanka? Lo Sri Lanka deve ancora affrontare ed elaborare la terribile guerra civile, compreso il modo risoluto e determinato con la quale si è conclusa. Nel 2009 la guerra civile in Sri Lanka si poté definire terminata. Tamil e Cingalesi, le due etnie abitanti da secoli nell'isola, si combatterono per quasi venticinque anni, con circa settecentomila morti. I Tamil accerchiati furono massacrati dai soldati governativi. Sconfitti, si arresero incondizionatamente. Viaggiare all’interno del paese è metaforicamente il metodo per riappropriarsi dell’identità, dell’unità di una nazione per lungo tempo profondamente divisa. Un’uguaglianza unica per due etnie. In 28 la storia racconta di un assurdo viaggio di tre uomini, trasportano da Colombo al loro villaggio, una bara in un camioncino per spedizione gelati. Il film inizia con un uomo – Abasiri – il quale sta scavando una specie di tunnel. Una voce fuori campo – quella di Mani – legge un ironico testo sulle mille forme per una donna di attirare un uomo. Un inizio categorico ed esplicativo, cupo perché tutto è scuro salvo una luce fissa. Mani s’interrompe per informarlo di una donna del villaggio morta a Colombo. Devono andare a riconoscerla. Si tratta di Suddhi, la moglie di Abasiri. Non ha sue notizie da tanti anni, Suddhi fu costretta a lasciare il paese e il marito per le tante difficoltà di essere accettata. Dopo il riconoscimento, i due uomini, avendo pochi soldi, convincono, anzi ingannano, un autista di un camioncino – Lenin - a trasportare “a small box”. Con questo sistema Suddhi ritorna a casa, un percorso lungo, disastrato, a volte spassoso, a volte impervio, poiché si tratta dell’atto finale. Come in tutti i road movie, i protagonisti prendono lentamente consapevolezza e conoscenza di se stessi in rapporto al mondo circostante. Ma i tre uomini non sono soli. C’è pure Suddhi. La donna è la voce narrante, si materializza per affrontare direttamente il pubblico. Non è un fantasma, è la coscienza critica di un mondo con tante assurdità. Suddhi appare nell’obitorio, distesa morta. È inquadrata in primo piano, poi è in alto e ci parla, ci mostra le altre donne trovate morte per violenza. Suddhi, dopo aver abbandonato il villaggio, si prostituisce. Ha trentotto anni quando muore, sarà essa a raccontarci il tragico passato della sua morte: stuprata e assassinata. Il film è ottimamente miscelato perché, alla parte drammatica fa da contraltare il tono ironico e divertente dello stravagante corteo funebre. Il regista ci presenta tante scene raffinate. Il percorso è affasciante perché ripreso in campo lunghissimo, in cui spunta una strada lunga, in salita e piena di curve, in un paesaggio di campagna, bello, verde. In contrasto c’è la scena dell’obitorio, dove il cadavere dei Suddhi ci mostra i corpi di altre donne. Il bizzarro autista di nome Lenin “I was born four days after Lenin”, da prima restio e scocciato del macabro pacco, scopre di conoscere la donna, di aver il suo cellulare in memoria, Lenin un suo cliente Con la scoperta di averla frequentata prende conoscenza cambiando l’atteggiamento in segno di rispetto. Gran parte del film è un’inquadratura dei tre uomini ripresi in svariati livelli. Nel camioncino li vediamo di fronte in campo medio: Lenin, Mani (seduto dietro) e Abasiri. Sopra legata sul tettuccio la bara. Sono ripresi alle spalle, ovvero pisciano insieme sul bordo della strada, ovvero sdraiati sotto un ponte mentre la bara caduta si è aperta e s’intravvede il corpo. L’unione fra i tre sta nascendo, la vicinanza visiva è la sua dimostrazione. Il viaggio sta terminando. Stanno trasportando a mano la pesante bara senza fermarsi e nonostante l’immane fatica. È un film sociale, divertente e poetico nello stesso momento.