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Between Yesterday And Tomorrow - Thanha Rathi Ranga
Anno: 2014
Regista: Nilendra Deshapriya;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Sri Lanka;
Data inserimento nel database: 08-01-2015


La guerra civile dello Sri Lanka è una piaga, un marchio, un tatuaggio indelebile per il piccolo paese asiatico. Scoppiò nel 1983 quando il leader tamil Velupillai Prabhakaran fondò l’organizzazione Le Tigri del Tamil conosciuta come LTTE. Finì con un massacro da parte dell’esercito governativo. Tamil e Cingalesi sono le due etnie abitanti da secoli la isola. Il conflitto fra le due popolazioni durò venticinque anni con circa settecentomila morti. I Tamil erano oramai accerchiati, massacrati dai soldati, si arresero incondizionatamente. La guerra finì nel sangue. L’ultima roccaforte tamil a cedere fu nel nord est dell’isola a Chalai. Il 18 maggio del 2009 Velupillai Prabhakaran fu ucciso da truppe regolari. Con il diffondersi della notizia inizia il film Between Yesterday And Tomorrow - Thanha Rathi del regista Nilendra Deshapriya. In una stanza osserviamo un armadio mentre un uomo di spalle lo apre. Dentro ci sono tanti vestiti. Cerca qualcosa. Lo trova. Ci mostra la bandiera dello Sri Lanka. Intanto parte un telegiornale. Si parla dell’uccisione del capo dei tamil Velupillai Prabhakaran. L’incubo è finito e per le strade di Colombo la gente si riversa a celebrare la fine della guerra. Se nella capitale dei bambini giocano alla guerra, in tv vediamo le sofferenze dei civili tamil, abbandonati e senza meta. “We need a place to stay” urla una donna senza cibo e acqua. Tre ragazzi (di cui un tamil) s’incontrano a festeggiare e decidono imperturbabili di compiere un viaggio con un tuktuk al nord, per la spiaggia di Chalai, come un pellegrinaggio verso la vittoria. Nel viaggio incontrano altre persone partite con lo stesso scopo. Si ritrovano a fare baldoria sulla spiaggia. È un modo di distaccarsi dalle difficoltà quotidiane di Colombo. L’amicizia sembra serrarsi fino al momento fatale: uno di loro trova una pistola sotto la sabbia. Fra loro nasce un diverbio violento, c’è chi desidera tenerla, e chi vuole gettarla. Il ritorno a Colombo sarà con la pistola. I ragazzi, ora si sentono invincibili, e meschinamente la utilizzeranno a risolvere i problemi. Il mondo intorno si sfracellerà perché possedere una pistola, cambia atteggiamento. L’autore usa la similitudine arma/serpente. Quando appare la pistola, c’è sempre un montaggio con una vipera, simbolo del male. Infatti, alimentati dal male, gli amici credono di utilizzarla per eliminare tutte le complicazioni. Invece finiscono inguaiati come non mai, fino a essere accusati di appartenere alla LTTE. È evidente il tema trattato dall’autore: le armi possono distruggere tre famiglie come hanno potuto distruggere una nazione per venticinque anni. I tre amici sono la ricostruzione dello Sri Lanka, con la violenza scoppiata forse per caso, forse inaspettata, forse causando molte più vittime di quelle che i promulgatori potevano aver pensato. È una regia pulita, gioca su simbologia e metafore chiare. La camera va sui particolari dei paesaggi, dell’ambientazione, delle spiagge a ricercare la bellezza dell’isola. Stesso concetto per i primi piano dei personaggi perché sono loro stessi i fautori delle loro disgrazie, non ci sono altri colpevoli. È un film di basso budget. Ci si accorge nelle scene dei festeggiamenti nelle strade, compiute da poche comparse. Ma la volontà è un viaggio non un effetto speciale. Maggiore è la differenza fra la prima parte, quasi comica (come l’incontro con il presunto esperto della polizia nel recupero di armi illegali) e la seconda fortemente drammatica. Come se il regista non fosse riuscito a collegare le due parti o gli sceneggiatori non abbiamo mantenuto un livello costante o un crescendo della storia.