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La storia della principessa splendente - Kaguyahime no monogatari
Anno: 2014
Regista: Isao Takahata ;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 08-01-2015


“What a bore!” Il bambù è una pianta forte, resistente, capace di piegarsi, di adeguarsi al forte vento, di crescere velocemente in qualsiasi ambiente. Il bambù è uno dei simboli più popolari e descritti nella pittura cinese e giapponese. Al suo interno c’è l’anima della natura, una forte concezione panteistica. È ovviamente un pensiero molto diverso dal nostro, la natura ha la sua importanza ma dipendente dall’uomo: “Ma quello di conferire poca importanza al regno vegetale, accantonato spesso all’ultimo posto rispetto a quello umano e animale, è un handicap di noi occidentali.” (Eleonora Battiston, Il bambù nella pittura cinese, Atheneum, Firenze, 2006, pag. 11) Tratto da un racconto popolare del X secolo, il film La storia della principessa splendente - Kaguyahime no monogatari (The Tale of the Princess Kaguya), del popolare regista di manga dello Studio Ghibli, Isao Takahata, racconta di una fanciulla apparsa proprio da una pianta di bambù. Ci aiuta a inquadrare la pellicola ricordare Isao Takahata come il regista di tanti film, ma soprattutto l’autore di alcune delle serie televisive più leggendarie e popolari: Anna dai capelli rossi, Heidi, Lupin III, Conan ragazzo del futuro. In una fiorente campagna giapponese vive una coppia di tagliaboschi. Un giorno l’uomo trova, all’interno di una pianta di bambù, una minuscola neonata, la raccoglie con entrambe le mani. “Did you catch something?” gli chiede la moglie, radiosa perché alleverà questa piccola creatura. La bambina porta la felicità nella casa dei due tagliaboschi. I coniugi sono radiosi, gongolanti di occuparsi di lei. La piccina cresce a vista d’occhi: “like a bambu shoot.” È quasi un maschiaccio, gioca con le rane, corre per il bosco e incontra Sutemaru un ragazzino vivace. Fra i due nasce una corrisposta simpatia. I genitori adottivi comprendono la dimensione oltrenaturale della bambina, perciò decidono di attribuirgli un blasone aristocratico: Principessa. Con dell’oro trovato, ancora dentro una pianta di bambù, comprano una magione e si trasferiscono nei pressi del palazzo imperiale, lasciando la vita della campagna. Ciò rende triste la Principessa Kaguya. È sempre più bella e affascinante, ma la malinconia prevale: “what a bore!” Tutti i nobili sono colpiti dalla magnificenza della giovane. Addirittura lo stesso Imperatore rimarrà ammagliato. È impossibile rispondere di no all’Imperatore ma Kaguya riuscirà a liberarsi perfino della massima autorità giapponese. Il destino della Principessa è segnato. Dalla luna è arrivata e alla luna deve tornare. Il film è un delizioso affresco ricco di colori opachi, quasi un acquarello, con un paesaggio altero ma immobile. Sono disegni e personaggi mini ma carichi di particolari e di tinte. La storia è un’esaltazione della natura, una bambina nata da una pianta si trasforma nella creatura desiderata anche da un altro personaggio divino, discendente dalla Dea Amaterasu: l’Imperatore. Ci sono pure momenti divertenti, come quando la Principessa richiede agli spasimanti aristocratici oggetti di fantasia. I nobili rispondono con dei maneggi truffaldini. Dilettevoli sono i tentativi di Lady Sagami – la tutrice della Principessa – di educarla alle raffinatezze: il rotolo da svolgere lentamente è lanciato dalla Principessa. Degno della tradizione della pittura orientale, il disegno è ricco di vuoto e di piante di ciliegio.