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Theeb
Anno: 2014
Regista: Naji Abu Nowar;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Emirati Arabi; UK; Qatar; Giordania;
Data inserimento nel database: 17-11-2014


“Lupo genera lupo.” Hejaz è una parte dell’attuale Arabia Saudita, si affaccia sul Mar Rosso. Durante la prima guerra mondiale era dominata dall’Impero Ottomano, ma la sua caduta era imminente. Il deserto è il regno delle tribù di beduini. La loro ospitalità è nota, nonostante la guerra e nonostante possa presentarsi qualcuno con intenzioni poco chiare: “non respingere mai un ospite.” Hejaz, la prima guerra mondiale, i beduini sono le fonti del film Theeb di Naji Abu Nowar. In una tribù beduina da poco è morto il capo. A succedergli ci sono i tre figli. Il maggiore ha assunto il comando, gli altri due sono Hussein il mezzano e il giovane Theeb. Theeb il cui nome significa lupo. L’inizio è solare, su una pietra del deserto c’è un simbolo. Il rapporto fra Hussein e Theeb è profondo, Hussein gli sta facendo da padre, gli insegna a sparare (“Niente proiettili finché non tiri diritto.”), a vivere nel deserto, sembrano felici. La pace della tribù è interrotta dall’arrivo di un ufficiale inglese con una guida. Conoscono bene i costumi dei beduini, la loro richiesta di essere accompagnati lungo una via pericolosa non sarà rifiutata. Sulle leggi legate alla natura si base il film. Il deserto è la loro casa, il regista riprende le luci affascinanti esaltando le lande di sabbia e il suo paesaggio. Una natura a volte violenta, con dei percorsi che potrebbero essere mortali. Sono gli uomini soprattutto a renderla brutale. Gli stessi uomini saranno chiamati a svolgere il ruolo di giudice e applicare la legge, anche se sono giovani come Theeb. La figura dell’inglese è corta, quasi minimale. In realtà rappresenta il mondo esterno, distante. Nella scena della tenda il beduino e l’inglese bevono il caffè. La differenza è evidente: l’arabo lo sorseggia mentre l’inglese lo beve tutto di un sorso. Ma per un ragazzino curioso come Theeb, il soldato inglese rappresenta un mondo sconosciuto e perciò mitizzato e attratto: “sei un principe?” La pellicola è di valore, oltre la conoscenza del mondo dei beduini, la storia assume ugualmente una tensione vivace, un finale vibrante, delle relazioni umane forti, un’ansia claustrofobica. Ma il predominio spetta al deserto, è lui a dettare le leggi naturali. I beduini le utilizzano per costruire la loro società.