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Dap cánh giua không trung - Flapping In The Middle of Nowhere
Anno: 2014
Regista: Nguyên Hoàng Diêp;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Vietnam; Francia; Norvegia; Germania;
Data inserimento nel database: 17-11-2014


“Il fumo fa male al bambino.” Maiesiophilia è il feticismo per le donne incinte. Un’attrazione sessuale abbastanza diffusa, basta entrare in un sito porno qualsiasi, alla ricerca pregnat appaiono centinaia di video. La bellezza del cinema è il viaggiare intorno al mondo, seduto tranquillamente su una poltrona. Un pellegrinaggio non solo nel conoscere la realtà di tanti paesi ma è anche un’esplorazione all’interno delle più svariate tensioni ed emozioni della vita umana. Nel film Dap cánh giua không trung - Flapping In The Middle of Nowhere, della regista vietnamita Nguyên Hoàng Diêp, possiamo apprezzare entrambi gli aspetti, entrare nel mondo e nella società vietnamita, per poi insinuarci a conoscere aspetti di eccitazione per la maternità delle donne. Siamo a Hanoi, una città immensa, cresciuta disordinatamente. Sullo sfondo di Hanoi, troviamo una ragazza, Huyen dorme nonostante il rumore del treno. Il messaggio arriva immediato: è incinta. Ha un ragazzo, il padre del futuro figlio, il quale è un disgraziato, nullafacente, capace di mettersi nei guai nel gioco d’azzardo sulle lotte con i galli. Egli non lo vuole un figlio, Huyen è quasi convinta di abortire come soluzione migliore: “Sembra un rognone.” Per abortire ha bisogno di soldi, ma i suoi risparmi sono spariti con il fidanzato. Ad aiutarla rimane solo il suo migliore amico, vicino di casa. Un omosessuale che campa travestendosi e andando a battere: “vengono perfino a letto con un tipo come me.” L’unica soluzione per la ragazza è prostituirsi. La tenutaria del bordello gli trova un discreto e prezioso mercato: i feticisti delle donne incinte. Huyen incontra un uomo affascinante, abbastanza giovane, bello, ricco, educato, colto. Esso è estasiato dalla ragazza e dalla sua futura maternità. Huyen è cresciuta in un ambiente difficile e trova l’uomo attraente e finisce per innamorarsene. La storia scorre su entrambi i binari. Un film cupo, oscuro, con ambienti bui, scenario coincidente con la paura del futuro, sia della ragazza, sia dell’amico gay picchiato a sangue nella strada di notte. È una Hanoi notturna, pericolosa, violenta, come la pietosa lotta fra galli. Ci sono momenti di luce. L’arrivo dell’amante coincide con l’ambiente asettico dell’hotel, e la passione per la donna incinta fine a se stessa. Ci sono speranze per il mondo vietnamita cresciuto troppo in fretta? La regista è alla sua opera prima, la costruzione è talvolta imperfetta, lenta, fine a se stessa, senza essere capace di ottenere il passo decisivo. Soprattutto quando le due tesi viaggiano parallelamente, il film si estrania nella fase psicologica. L’uomo e il suo feticismo sono degli abbozzi, narrati con superficialità. La parte migliore è l’Hanoi notturna, quella del gallo sgozzato con il sangue schizzato nella faccia di un nemico. C’è pure una piccola parte romantica surreale, come i pesciolini trovati, non si sa come, in un lampione di una strada. Due divertenti curiosità per finire. La prima. Sotto un ponte di Hanoi vendono una zuppa con un tubero, il quale, se non cucinato bene, è mortale. Sarebbe spassoso vederlo cucinare in una delle tante trasmissioni gastronomiche. Nella seconda pagherei per vedere la faccia un fanatico NoTav, trasferito a vivere in quella periferia di Hanoi. Il treno collega periferia e centro passando in mezzo le case, meno di metro sia a destra, sia a sinistra. Quando arriva il treno, la gente prende le sedie e si sposta.