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Terre battue
Anno: 2014
Regista: Stéphane Demoustier;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia; Belgio;
Data inserimento nel database: 15-09-2014


“Sembrava il tennis femminile degli anni ottanta.” Il simbolismo vita e sport sono uno dei più utilizzati nel cinema. L’attività agonistica, di qualsiasi sport, richiede allenamento duro e difficile; adeguamento e compromesso continuo con i compagni e con l’allenatore, e soprattutto capacità e forza ad affrontare le insidie degli avversari, la loro bravura, la capacità di batterci. Lo stesso è per la vita. Dobbiamo impegnarci molto, convivere con le persone più vicine – famiglia amici colleghi – e batterci in un terreno insidioso come è quello della vita. Nella pellicola Terre battue del regista Stéphane Demoustier, il terreno della vita è quello battuto di un campo da tennis. Jérôme è il direttore di una società. La storia inizia con il suo commiato dall’azienda. Sorridente saluta tutti prima di andarsene. Non è stato un licenziamento ma una scelta per contrasti con la dirigenza. Jérôme è sposato con Laura e hanno un figlio Ugo, la cui passione è il tennis. Ha delle attitudini notevoli, perché, grazie al suo cuore lente, ha un fisico da atleta come pochi. Mentre il figlio sta affrontando le importanti partite per essere accettato nella selezione nazionale, il padre sta cercando un’attività propria nel settore commerciale, perché non è laureato e non parla inglese ma “adoro i supermercati.” Le vicende del padre e del figlio viaggiano parallele. La madre esce subito dal gioco, abbandona la famiglia perché innamorata di un altro uomo. Jérôme cerca di mettersi in proprio e Ugo sta in campo per le difficili eliminatorie. La scena significativa è il padre in macchina mentre guida e Ugo gli corre a fianco cercando di farsi notare. Poiché hanno lo stesso carattere e la stessa sorte, al padre bocciano il progetto del nuovo lavoro e il figlio perde la partita di tennis. L’ansia prevale, bisogna assolutamente dominarla e cercare di riaggiustare entrambi i mondi, quello dello sport e quello della vita. Perciò i deboli cercheranno vie brevi e più facili ma umanamente disastrose. Jérôme è il nucleo del film. La camera è sempre su di lui, il suo faccione, con il costante tirato sorriso, è al centro dello schermo. Appare sicuro di se “bisogna crearsi il proprio destino”, tranquillo, nulla è mai un problema, ma in realtà accumula e contagia anche gli altri con il suo stress. È un film lento, introspettivo, con una metafora semplice ed evidente. Il mondo familiare si alterna ai duri allenamenti del figlio. L’ultima annotazione è una curiosità di marketing. Terre battue è stato presentato a Venezia 71 nella sezione Settimana internazionale della critica organizzata dal benemerito Sindacato nazionale critici cinematografici italiani di cui il principale sponsor è la BNL Gruppo BNP Paribas. Guarda caso la stessa banca, il cui nome è impresso in grande negli striscioni intorno ai campi di tennis dello schermo, sempre ben, lungamente, visibili durante le fasi dei match.