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Come Tex nessuno mai
Anno: 2012
Regista: Giancarlo Soldi;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 17-10-2013


“Questa è una storia d’amore.” Non è facile avere i dati di vendita della Sergio Bonelli Editore. In rete si trovano delle stime, alcune abbastanza attendibili. Secondo queste fonti la diffusione del fumetto Tex dovrebbe essere intorno alle 200.000 copie mensili, mentre Dylan Dog è di circa 120.000 per lo stesso periodo. Se leggiamo i dati dei comics in USA, scopriamo al primo posto Batman con 130.000 copie mensili. È abbastanza sorprendente la vittoria del nostrano eroe rispetto a quello americano, nonostante le differenze di grandezza dei mercati. Da questi numeri si può comprendere il fascino e la popolarità del famoso ranger. Nei tempi passati, i numeri erano ancora maggiori, e parliamo di una pubblicazione nata nel 1948. Esce in quell’anno il primo numero di Tex, quando l’Italia non era in condizioni piacevoli. Da quel momento il successo è impressionante. Tex è il fumetto italiano. Il successo è esaltante, sia perché il personaggio è popolare, sia perché è uno di noi, anche se si veste da cowboy e cavalca nelle praterie texane. La storia di Tex c’è raccontata da un amante del fumetto, il regista Giancarlo Soldi nel film Come Tex nessuno mai. La passione per i fumetti nasce da piccoli, quando la fantasia deve costruirsi, quando abbiamo bisogno di nasconderci dentro l’irreale perché ancora non comprendiamo il mondo, ancora non lo conosciamo, ma già ne abbiamo paura. Nella lettura di un’avventura immaginaria ci separiamo dal reale per entrare nell’irreale. Tex Willer è la storia di una famiglia, di imprenditori/artisti, la quale ha legato il proprio nome alla storia del fumetto italiano, partendo dal salotto di casa usato come redazione: il padre Gian Luigi Bonelli e il figlio Sergio Bonelli. Il documentario non si concentra su Tex, non si addentra nelle motivazioni sociologiche e psicologiche del successo. Tex è dato per scontato, è un super eroe umano, è il primo della classe, il migliore, l’unico, gli altri, compresi i suoi inventori, sono dei comprimari. La pellicola è un racconto con interventi dell’autore, interviste a Sergio Bonelli e a tanti importanti testimoni, sia autori, sia lettori. Sentiamo Bernardo Bertolucci raccontare del padre Achille, il quale lo accompagnare ad acquistare i giornalini. Poi descrive la scena di Io e te, quando il ragazzo salva delle formiche su una copia di Tex. Giuseppe Cederna ci legge un piccolo brano dei Promessi Sposi,quando Renzo urla uno dei divertenti intercalari dei personaggi di Tex: “cos’ha detto quel tizzone d’inferno?”. Poi ci sono tante copertine del fumetto, belle, colorate, attimi immortali, un fermo immagine fantastico. Gian Luigi Bonelli e il disegnatore Aurelio Galleppini sono gli ideatori di Tex. Riprendono alla fine della seconda guerra mondiale l’epopea cinematografica del West. La loro rilettura è in chiave italiana: i personaggi sono americani a tutti gli effetti, vivono nel Texas, vanno a cavallo, sparano con la Colt, ma la loro mente è italiana. Racconta il desiderio di ripresa dell’Italia, la voglia di essere un paese libero dopo la dittatura fascista. Gian Luigi Bonelli è il personaggio naif, vulcanico, caratteristico, sia nel modo di vestire, sia nel comportarsi. I racconti su di lui parlano di un uomo maturo con il capello da west, la pistola: “Tex sono io”proclamava. Alla morte di Gian Luigi la casa editrice passa al figlio Sergio, il quale gestisce l’eredità con tanta sapienza. È un editore e un imprenditore attento, consente all’azienda di crescere e prosperare, ma per i tantissimi lettori è soprattutto un autore. Fra padre Gian Luigi e figlio Sergio, c’è un classico e normale conflitto generazionale. Le prime opere di Sergio, come Zagor, sono firmate con lo pseudonimo di Guido Nolitta per evitare imbarazzi al padre, il quale storceva il naso su alcuni aspetti artistici ma mai gli impediva di seguire la sua strada. In tanti cercano di spiegare il motivo dell’epopea di Tex: non annoia i lettori, chiarezza di narrazione, un essere umano. Ma la frase più significativa del successo è un’altra. Nelle storie c’è un confronto fra bene e male. La vittoria è sempre del bene ma Tex la raggiunge con metodi da bandito. Tex è un rivoluzionario, un ribelle, ama la libertà. In un finale di episodio, di cui non ricordo il titolo, dove aver aiutato gli abitanti di un paese a cacciare degli oppressori violenti, gli dice di imparare ad armarsi e a difendersi contro chi vuole sottometterli per la loro libertà. Noi vogliamo giustizia, ma se la legge, cui abbiamo delegato questa funzione, non è in grado di svolgere il compito, si apre un conflitto. Conosciamo gli intrecci fra giudici e potere, perciò Tex preferisce una pallottola nella testa del delinquente, piuttosto di fidarsi della burocrazia. Inoltre, Tex non ha la mente sconvolta da un politicamente corretto ottuso. Immagino le facce sconvolte di quelli Amnesty o di Emergency di un fronte a Tex, il quale per ottenere il nome del mandante, invece di leggergli il codice Miranda, lo prende a zampate nel sedere fino a fargli sputare la verità. Egli difende le minoranze – gli indiani – dalla malvagità e dagli interessi economici dei bianchi, ma è il primo a prendere a legnate nella testa un indiano se si comporta male o è violento. Non ama la politica, non ama i burocrati, giudica secondo il senso di giustizia spesso diverse dalle interpretazioni della legge. È coraggioso sia nei confronti degli avversari, sia nell’affrontare nuovi viaggi. È stato ovunque e ovunque ha imposto la sua visione. Il film ci racconta il sogno di un’avventura, il desiderio di tre generazioni, prima bambini nullatenenti ora classe medie cresciute e borghesi. Tex si distribuisce in edicola ma ora si vende anche in libreria. Mondadori, oltre tante storie, ha edito in cinque volumi la raccolta di tutte le peripezie di Tex contro Mefisto. Inoltre si possono trovare prodotti artistici notevoli. Come il volume La valle del terrore disegnata con eleganza da Magnus. Magnus è uno dei tanti a essere approdati a corte di Bonelli. La qualità artistica del fumetto in Italia è elevata, merito della potenza e della libertà della casa editrice. Intorno a loro si alternarono tanti autori di elevata qualità. L’eclettico Tiziano Sclavi ha lavorato anni con Bonelli. È l’inventore di Dylan Dog, è il vero “avversario” di Tex, capace per un certo periodo di superarlo in copie vendute. Un altro merito della Bonelli editore è quello di non essersi mai sottomessa agli altri mezzi multimediali. Per loro il fumetto è alla pari del cinema, della letteratura, del teatro. Non c’è soggezione o sudditanza, c’è un valore artistico proprio, un’indipendenza culturale. Con i Bonelli il fumetto entra a far parte del mondo popolare ma mai scaduto in termini di qualità. I supereroi americani raffigurati sono oramai secondari rispetto alle trasposizioni cinematografiche. Ugualmente gli eroi bonelliani hanno avuto qualche trasformazione nel grande schermo, ma con risultati poco confortanti. Ricordo due film turchi su Zagor, alcuni su Dylan Dog e anzitutto, nel 1985,Tex e il signore degli abissi di Duccio Tessari con il compianto e mitico Giuliano Gemma e un cameo di Gian Luigi Bonelli. L’amore per il fumetto per il Soldi è autentica passione. Quando presenta le scene nel film, si lascia andare a dei segni immaginari sullo schermo. Grazie al suo impeto riusciamo, noi lettori di Tex, a comprendere come un’eccitazione giovanile sia diventata un’esigenza vitale. Nonostante i capelli bianchi, un lavoro sostenuto, una famiglia, un contegno maturo, avvicinarsi all’edicola comprare Tex come si faceva da bambini, trovare un momento di religioso silenzio in casa, e gettarsi nella lettura è uno dei piaceri della vita.