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Night Moves
Anno: 2013
Regista: Kelly Reichardt;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 16-09-2013


“E soprattutto non fidatevi dei procioni.” La regista Kelly Reichardt presentò a Venezia qualche anno fa Meek’s Cutoff. La storia era ambientata nell’Oregon nel 1845. Quest’anno ritorna in Oregon con Night Movesma ai giorni nostri. I movimenti ecologisti hanno avuto il loro momento di gloria. Partiti ‘verdi’ sono entrati nel parlamento di diversi paesi, hanno costruito delle organizzazioni, hanno mosso fiumi di acqua ma anche di denaro. I membri sono persone simpatiche, sicuramente alla ricerca di un sogno, di un’utopia. Vorrebbero riportare il mondo indietro di secoli perché non sono in grado di conciliare sviluppo ed estremismo ideologico. Michael Crichton scrisse un libro Stato di paura sulle falsità e sul potere di alcune formazioni ecologiste. Nonostante la fame dell’autore e il valore elevato delle sue opere, il libro ebbe tante traversie e condanne esasperate. Nell’Oregon c’è un’imponente diga, serve a produrre l’energia elettrica. Nella campagna vivono, inuna piccola fattoria biologica, dei ferventi aderenti a un’idea molto pagana. Ricevono visite di guide culturali le quali mostrano le nefaste condizioni cui vive il nostro mondo, e molti sermoni sono tendenzialmente terroristici: “L’errore sta proprio nei grandi piani.” Dena e Josh, sono giovani brillanti, credono nella loro causa. Si prestano a un attentato alla diga con l’ex marine Harmon. Dietro di loro c’è una formazione clandestina e segreta, la quale ha a disposizione ingenti somme di denaro e addentellati importanti. Sono in grado di fornire nuove identità e soldi per i preparativi. L’attentato riesce, e la diga cede. Come in guerra, quando una bomba colpisce dei civili, c’è un danno collaterale. Il seguito è un thriller psicologico,con un’analisi del comportamento di terroristi dopo un attentato. Successivamente all’esplosione, in campo medio, tutti e tre sono inquadrati mentre respirano affannosamente dentro il van: “Torniamo alla normalità.” Ma perKelly Reichardt la normalità è impossibile. La pellicola è introspettiva ma con una buona azione, la regista utilizza le sue caratteristiche di linguaggio già esibite in Meek’s Cutoff. Campagna americana, grandi spazi, tanto silenzio, dialoghi minimalisti, colonna sonora monocorde, tanti campi medi, bellezza dei colori. Pure nelle scene notturne la luce è ricercata grazie a una buona fotografia. Una tensione crescente grazie a un’intensa struttura lineare della storia. Ci sono dei ralenti per il riflettere dei personaggi sugli avvenimenti. Ci regala – forse involontariamente – alcune macchiette ecologistiche. Le divisioni, l’astio, l’ostracismo della comune nei confronti di Jash, cacciato senza indugio. C’è la caricatura del fondamentalista verde: una ragazza spara a vanvera una sfilza di dati perfetti per sostenere la propria tesi. Numeri, percentuali, equazioni, sottrazioni sono elencati per essere creduta, però, gli manca il cuore e la mente. Un ergastolo e trecento anni di prigione è la differenza con il finale è di Meek’s Cutoff, altrimenti simile.