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Promised Land Anno: 2012 Regista: Gus Van Sant ; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 19-02-2013
ÒNon si pu perdere una partita ancora in corsoÓ.
Gus Van Sant un autore capace di ricercare temi alternativi nel variegato complesso del cinema americano. I risultati sono alternati. Ci sono prodotti di valore come Paranoid Park sul mondo degli skater, oppure Elephant sul massacro alla Columbine High School.
Altri appaiono titubanti come Milk, oppure come Scoprendo Forrester.
Nel regista cĠ una forsennata ricerca del soggetto alternativo.
Tutto il suo cinema ha come base il soggetto, ma poi a volte non riesce a trovare una sceneggiatura altrettanto degna.
Arriviamo alla sua ultima pellicola Promised Land.
Il regista si lancia in una battaglia ambientalista da nicchia. Cerca di conquistare simpatie, e da buon vanitoso si ferma a guardarsi allo specchio.
Il tema il gas naturale. UnĠalternativa sicura per le attuali fonti energetiche.
Il petrolio costoso e pericoloso sia in termini economici, sia in guerre.
Il carbone molto inquinato e altrettanto costoso.
Non parliamo del nucleare, inviso e deprecato dagli ecologisti di tutto il mondo.
Mentre il gas naturale si trova facilmente, pure nel mondo occidentale, e modo economico.
Apprendo dal film che la tecnica per estrazione la fratturazione idraulica. Si fa un bel buco con una mega trivella, sĠinserisce dellĠacqua e se non basta sostanze chimiche.
Si comprende subito lĠuso di parole maledette per dei verdi.
La sacra acqua da cui nato il mondo deve essere destinata allĠagricoltura e allĠallevamento, e non per la perforazione.
Le sostanze chimiche adoperate non sono ovviamente neutre per il territorio.
Nella campagna americana, lĠeconomia si retta quasi esclusivamente con lĠagricoltura e lĠallevamento. Con la crisi e le difficolt insite in questi settori larghi territori si stanno impoverendo rapidamente.
La storia ambientata in una verde agricola zona della provincia. é inquadrata dallĠalto poi si esalta lĠordine e lĠandamento pacifico di strade e case ordinate.
Ma prima di entrare nel vivo della storia, cĠ un piccolo preambolo per caratterizzare il personaggio di Steve Butler (Matt Damon).
é un abile negoziatore della Global, la societ di estrazione di gas naturale: ÒSiamo una societ di nove miliardi di dollariÓ. QuestĠultima frase sar ripetuta, come una bestemmia, diverse volte nel film.
Il compito di Steve convincere i proprietari di terreno a cedere il diritto di sfruttare il loro suolo. Inoltre ha il compito di seguire le tensioni sociali e politiche della citt.
La sua abilit sta per essere premiata. In un ristorante lussuoso i manager della ditta lo stanno incontrando per una sua promozione. In contrasto con il lusso, con il vino pregiato, lui si lancia in una filippica sulle sue origini di coltivatore.
Ritorniamo al paese. Lui lavora in coppia con Sue Thomason, lĠattrice Frances McDormand.
La loro tecnica notevole. Per persuadere la famiglia padrona del terreno agiscono allĠunisono. Lui convince il marito con il miraggio di soldi facili mentre Sue adesca la moglie agendo sul sentimento per suo figlio. Gli racconta che la ricchezza del territorio contribuir ad aumentare il benessere del paese, cos da avere un miglior liceo dove il figlio potr studiare.
Perch non cĠ alternativa, senza una scuola di cultura elevata, il figlio non andr al college e sar costretto a lavori manuale, i quali stanno, tra lĠaltro, scomparendo.
Micidiale! Una tecnica perfetta. Anche perch Sue, in unĠaltra sequenza, ci presentata il suo figlio adolescente.
Comprendiamo il grande amore per lui, protettivo e speranzoso come quando gli parla di baseball.
La sera chatta via internet con il figlio, poi lui da buon adolescente vuole chiudere velocemente. Lei si ferma, cĠ una pausa di qualche secondo. Immaginiamo un vuoto. Lo stesso vuoto lo troveremo nelle sue vittime commerciali.
Tutto sembra procedere bene. Biciclette, bar, negozi che vendono multi prodotti dalle armi alle chitarre, locali dove si bevono boccali stratosferici di birra, e un bellissimo motel, simbolo di tante storie americane.
Eppure, i gesti nervosi, un continuo ricordarsi delle proprie origini, lĠessere madre di un adolescente da amare, lasciano intravedere il dubbio.
Il regista ci presenta fin dalla prima inquadratura il tormentato dubbio. Al ristorante Steve si lava la faccia. LĠimmagine ripresa dallĠacqua, il suo viso arriva in seguito, bagnato e perplesso.
La scena si ripete nel momento decisivo per le sorti del loro lavoro. Gli abitanti devono votare se consentire le fratturazioni. Prima del voto, sempre lui, si lava la faccia e lo vediamo ancora attraverso lĠacqua.
Questo genere di stile molto presente nel film.
Insieme al dubbio, in paese arriva Lucas, un giovane ambientalista, il quale sconvolger il loro lavoro. Lui simpatico, bello, dolce, arrendevole con i residenti. Il tifo per il regista immediatamente per lĠecologista. é ripreso con dolcezza, nelle sequenze arriva da fuori inquadratura. Se gli affari per Steve sembrano prendere una piega positiva, lui improvvisamente si materializza e la certezza degli abitanti cambia.
In una bella sequenza il Lucas tiene una lezione sui rischi della fratturazione in una classe di bambini. é efficace, parla con linguaggio giovanile, utilizzando lĠimmediatezza dei giocatoli.
La sua lezione spezzata per mostrarci alternativamente la scena allĠinterno della scuola e Steve nel tentativo di convincere altri proprietari. Purtroppo per loro tutto sta diventando complicato.
Il dubbio crescente e soprattutto si mostra dentro il loro animo con un vigore decisivo. Steve si domanda retoricamente Òlo avremmo saputoÓ, ma stanno diventando nervosi e incerti.
Mentre Lucas sicuro di se, ha una serafica convinzione della sua ragione, invece i suoi antagonisti hanno perso il raziocinio.
La trama prosegue con una scelta politica pesante da parte dellĠautore.
Ha compiuto una scelta, la sua motivazione prevale trasformando il finale della storia.
Dove nasce il problema del film. Premesso, il prodotto finale degno di massimo rispetto ma alcuni momenti non sono soddisfacenti.
Sono lo stile e il linguaggio a procurargli i guai.
Troppo preso dal fine ÔpoliticoĠ, si abbandona a una ricercatezza linguistica frivola.
Oltre la scena del lavaggio del viso gi raccontata, abbiamo unĠinquadratura di una fotografia di mucche morte e uno stacco immediato con delle mucche vive e vegete in un pascolo. Il regista ci sta urlando in un orecchio: guarda queste povere bestie innocenti, faranno la stessa fine.
CĠ poi una scena fracassone e ipocrita. Nel tentativo di persuadere un recalcitrante agricoltore inquadra sullo sfondo un bambino con mimetica e fucile. Il padre morto in Iraq e il fratello si prende cura di lui
CĠ una ripetitiva di episodi, tutti molto distaccati, a causa perfino di un montaggio lento e tradizionalista.
La dissolvenza utilizzata di nuovo per accentuare lĠincertezza personale. Il profilo di Steve si amalgama con la campagna: Ò'Non sono una cattiva persona.Ó
Verso la conclusione, improvvisamente, Gus Van Sant, ci presenta delle immagini normali della vita nel paese a una velocit supersonica. Eventi positivi o negativi si stanno scatenando? é una scelta di stile anche questo un poĠ dubbioso, incerto; forse pi un vezzo che una validit narrativa.
Altra sequenza, Steve beve nevrotico della birra, si sta trasformando in un ectoplasma senza certezze, perci la sua compagna gli parla del figlio ma tutto il resto sfuocato, solo lui centrale, la sua una solitudine evidente.
Ho la sensazione di qualcosa di abbozzato, imperfetto. é una storia con una sua linearit, ma cĠ abbastanza confusione dello stile.
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