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Outrage Beyond
Anno: 2012
Regista: Takeshi Kitano;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 25-09-2012


“Yamamoto non potrà riposare in pace sapendo che è stato ucciso da un fesso.” Takeshi Kitano ritorna Venezia circondato da numerosi fan. Dopo il divertente e pittoricoAchille e la tartaruga del 2008, ora ripresenta un nuovo episodio della saga degli yakuza: Outrage Beyond. Gli yakuza sono una trasposizione moderna degli antichi samurai, i quali rispecchiano l’onore e l’orgoglio del Giappone. Pure il comportamento dei samurai non era da santificare, ugualmente gli yakuza sono terribili delinquenti e criminali senza scrupoli. Eppure la loro struttura e l’organizzazione sono simile a quella degli antichi clan dei vari daimyo. Otamo può essere considerato un ronin. Rimasto senza clan, è un cane sciolto in prigione. La sua importanza è notevole per la conoscenza nel mondo degli yakuza. Intorno a lui il clan dei Sanno ha modificato il suo modo di agire – con l’arrivo di spietati ambiziosi capi - e una guerra si è scatenata, comprendendo alcuni morti fra la polizia. Otamo sarà liberato ed entrerà nella lotta vendicando gli antichi torti subiti. Takeshi Kitano è Otamo. La sua recitazione è sempre distaccata, fredda. Come regista utilizza con grande maestria le sue qualità. Come le soggettive sfoggiate durante i tradimenti e le congiure. Nelle varie riunioni si guarda fuori campo e raramente sono inquadrati insieme. L’ambientazione è totalmente giapponese: divisori, bonsai. Ma c’è perfino un affresco di denuncia sociale, come l’abbondante corruzione prevalentemente fra la polizia. Sempre delizioso è il suo smaliziato tocco ironico. Colpisce anche se stesso: “Perché tutti mirano alla mia pancia.” Ma sono i sottoposti a essere le sue principali vittime. Deride le umili e goffe corse degli assistenti dietro ai loro superiori. Oppure si scatena con gli umili scagnozzi del baseball. La loro ingenuità e la loro semplicità sonodisincantate. Sono trattati come dei fessi, eppure,malgrado le loro debolezze sfoggeranno coraggio e ardimento di fronte alla morte. Invece con i traditori, sleali e perfidi si dimostra spietato: “Non ha nemmeno i tatuaggi giusti.” Gli infami senza onore saranno oggetti della sua spietatezza. Perché l’onore e la fedeltà alla famiglia, al clan sono indissolubili. Le gelosie e le invidie porteranno solo altre vergogne. Nonostante i tanti morti, il film manca di cattiveria, di perfidia. Il sesen Kitano ha affievolito il suo occhio visivo, però è ancora delizioso quando impugna il trapano per ottenere la verità. Con il trapano in mano, nei suoi occhi freddi appare un ghigno sarcastico, gode di essere malvagio contro i cattivi. Quello della yakuza è il suo mondo, la sua realtà. Presente nel Giappone di oggi, come i samurai erano presenti lo scorso secolo.