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Küf - Mold Anno: 2012 Regista: Ali Aydin; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: Turchia; Germania; Data inserimento nel database: 24-09-2012
Alla presenza di Nanni Moretti, nella sua veste di distributore, il regista Ali Aydin ha presentato Küf – Mold.
Basri per lavorare cammina lungo la ferrovia, deve controllare i binari. Se qualcosa non funziona, lui interviene e sistema il problema.
Basri vive, solo, nella provincia della Turchia. Suo figlio qualche anno prima era partito per una manifestazione politica a Istanbul. Non è più ritornato.
Ma lui non si arrende, vuole sapere la verità. Lo cerca senza tregua. Imperterrito continua a scrivere lettere su lettere per chiedere informazioni o per sollecitare le autorità.
Ma nessuno risponde. L’unico con cui ha un rapporto è un funzionario di polizia, con il quale si nasceun’empatia per il disagio profondo vissuto dal padre.
La sua esistenza è distrutta. Malato, epilettico la sua realtà è annientata. Ha difficoltà di relazione con i suoi compagni di lavoro, fino a una tragica conclusione.
Ma continua ad aspettare e a sperare nel rientro del figlio.
La pellicola tratteggia la colorita campagna turca utilizzando una forte luce.
Il resto è silenzio, campo totale, lunghe inquadrature. Tutto serve a determinare la staticità della vita per la disperazione nostalgica di un vecchio abbandonato.
La costernazione sopraggiunge nel finale.
Si reca a Istanbul. La città è nebbiosa, invernale. Santa Sofia mostra le sue cupole in una fosca atmosfera. Improvvisamene l’anziano rimane fermo, interdetto e il buio scende nell’inquadratura. Uno stacco e Basri si trova nella solitudine della sua casa con una cassa.
L’emozione, l’empatia con il povero padre entra dentro le nostre emozioni.
Il film è bello, perché girato tutto con la pazienza introspettiva, grazie anche all’accentuato nei toni della recitazione di Ercan Kesal.
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