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El sheita elli fat - Winter of Discontent
Anno: 2012
Regista: Ibrahim El Batout;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Egitto;
Data inserimento nel database: 21-09-2012


“E da quando la politica è diventata un reato?” La primavera araba è stata illustrata in più film in questa edizione della Mostra di Venezia. Le possibilità su cui lavorare sono tante. In El sheita elli fat - Winter of Discontent del regista Ibrahim El Batout abbiamo l’interpretazione egiziana sui movimenti del 2011. La visione è tri-strutturale, con distinti personaggi. Nella prima c’è Amr, già oppositore del regime in precedenza. Tre anni prima era finito in carcere e seviziato dagli apparati segreti. Nella seconda appare la bella giornalista televisiva Farah. I suoi programmi sono filo governativo e deformano, o meglio nascondono la realtà. Lei fino a quel momento è compiacente. Nella terza abbiamo la storia di Adel, un ufficiale dei servizi della polizia. Sullo sfondo dei tre protagonisti c’è Piazza Tahrir e la sua invasione di giovani e speranzosi egiziani. È il 25 gennaio 2011, la protesta è scoppiata, sono tutti in piazza a urlare la propria colera con la richiesta di un cambiamento generale. Il desiderio di partecipare è grande, bisogna essere presenti. Eppure, nonostante la sua sempre palese contestazione al regime, Amr è chiuso in casa. Dal suo appartamento minimalista sente i rumori della folla. Con una bella immagine, comprendiamo il suo senso di oppressione: la finestra di casa si apre su un muro a un metro di distanza, per sbirciare deve sporgersi e osservare oltre il vicolo in cui abita. Grazie a dei flash back comprendiamo il motivo del suo terrore. Nel 2009 fu arrestato per motivi politici. Condotto in una prigione segreta fu torturato senza pietà. La madre disperata era alla sua ricerca. In passaggi lenti è descritta la sua paura e contemporaneamente la sua smania di condividere la rivolta. Solo di fronte all’assurdo e grottesche farse di minimizzare la realtà, Farah decide di ribellarsi. Nel suo studio televisivo si ricostruisce una realtà storpiata. Lei ha avuto un confronto con i dimostrati, conosce la verità, perciò riesce ad affrancarsi e a comunicare il suo dissenso. La sua accettazione è difficile perché fino a quel momento è stata complice di un sistema di disinformazione. Adel è invece uno spietato esecutore di ordini e il suo impegno a difendere il regime è costante. Ma persone come lui nulla hanno da temere. È un bel film, con degli attori bravi. Realizzato con la giusta lentezza per far apprezzare gli eterogenei protagonisti e la propria volontà. Si evidenzia principalmente Amr. È lui l’anima candida della rivoluzione. Su di lui la camera indugia, creando tutto un mondo a sua misura. La sua crescita è definitiva, questa volta si può vincere; perciò abbandona i suoi timori e soprattutto i fantasmi del suo passato ed entra in Piazza Tahrir insieme agli altri manifestanti: “Non è il momento di avere paura”.