NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Un giorno questo dolore ti sarà utile - Someday This Pain Will Be Useful to You
Anno: 2011
Regista: Roberto Faenza;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia; USA;
Data inserimento nel database: 02-03-2012


“Io non ho nessun obiettivo.” Roberto Faenza è regista d’esperienza. La sua specializzazione è saccheggiare le librerie, convertendo romanzi in storie cinematografiche. Il suo curriculum è totalmente all’insegna di questa professionalità. C’è la narrativa italiana: I vicerè di Federico De Roberto, Prendimi l’anima d’Aldo Carotenuto, Marianna Ucrìa di Dacia Maraini, Sostiene Perirà d’Antonio Tabucchi. Non mancano libri stranieri, alcuni di decisa qualità: Il caso dell'infedele Klara di MichalViewegh e L'amante perduto dell’israeliano Abraham B. Jehoshua. Nella recente intervista a Ciak nel mese di gennaio 2012, Roberto Faenza si lamentava dell’orgogliosa stizza anti Hollywood, decretata dello scrittore J.D. Salinger, vietando la vendita dei diritti del famoso “Il giovane Golden” al cinema. Il sogno del regista era appropriarsi anche di tanta letteratura. Si concede al suo posto, un romanzo di formazione recente “Un giorno questo dolore ti sarà utile” dello scrittore Peter Cameron. Il romanzo è denso d’introspettiva psicologica e sociale, soprattutto inquadrata in una New York post 11 settembre. Il disagio giovanile è accomunato a quella della famiglia utilizzando un linguaggio concentrato su personaggi smodati ed enfatici. La sua trasposizione è difficile. Il regista ci prova affidando il ruolo del protagonista, il giovane James, ad un reduce delle magie di Harry Potter: Toby Regbo. Centrando la camera sulla sofferenza di James, cerca di tendere l’attenzione su di lui, con effetti spesso segmentati e frammentari. La sottile ironia dei suoi dialoghi diventano melensa appiccicosa nella pellicola. Il regista li affida alla voce fuori campo del protagonista e a sentenze sparate nel mucchio senza una finalità, con la conseguenza di realizzazioni visive ritardate. L’aspetto sociale è meramente descrittivo, con delle banali inquadrature delle vie di New York, piene di gente multicolore o delle corse sulla riva del fiume Hudson. Il sapore dell’America è quindi soffice, impalpabile. Il conflitto familiare è rappresentato da una madre new age e da un padre incapace di invecchiare. Il gusto di Faenza appare nella ricchezza e nel dettaglio delle ambientazioni. L’asociale James è un ragazzo per bene e ricco, un adolescente disadattato condannato dagli altri: “Tu tanto normale non sei mai stato”; “Tu non sei felice comunque”. L’ironia dei pensieri di James affoga nell’insufficienza di creare un’immagine relativa. L’occhio del regista è limitato al suo pensiero dell’elegante ricchezza della famiglia e nell’immortalare il viso di James come se fosse una Madonna del pittore Il Sassoferrato. Tutto il filo ironico del libro scompare, salvo forse della divertente e logorroica rappresentazione della amica durante il viaggio a Washington. Il melodramma finisce nel modo più scontato, tagliando il contesto e i minimi tentativi di linguaggio dell’autore.