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I tre moschettieri in 3D - The Three Musketeers
Anno: 2011
Regista: Paul W.S. Anderson;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Germania; Francia; UK; USA;
Data inserimento nel database: 30-10-2011


“La malvagità è solo un punto di vista.” I tre moschettieri sono caduti in disgrazia, hanno perso il desiderio di difendere la Francia. Il loro unico divertimento è prendere in giro il loro stupido domestico. A ridare vigore ai tre depressi moschettieri è necessario un giovane energico D’Artagnan. Sbruffone, spregiudicato, infantile, D’Artagnan possiede tutti i difetti dei giovani, ma incarna anche le grandi qualità energiche e idealistiche della vita. La sua spumeggiante vitalità è un viagra per i demoralizzati moschettieri. Il film è un susseguirsi di colpi di scena, di azione, di combattimenti. Una via di mezzo fra dei ninja e degli acrobati, i moschettieri sfidano senza paura centinaia di soldati del Cardinale Richelieu. Come in un Mission Impossible, i moschettieri sguazzano nei canali di Venezia, volano nei cieli d’Europa con una nave agganciata ad una mongolfiera, scassinano i forzieri della Tower a Londra e si infilzano nelle appuntite cupole di Notre Dame. Gli eroi non si perdono mai d’animo e ravvivano un divertente film: esagerato, eccessivo, barocco. Non ci sarebbe altra possibilità per raccontare l’ennesimo film tratto da Alexandre Dumas père. Le tensioni romantiche del libro vengono affogate in una sequela di mirabolanti e fantasmagoriche invenzioni visive. L’occhio è rallegrato da colori fosforescenti e disegni eccentrici. Il bianco prevale con la presenza di Richelieu, il suo imponente studio è candido, immacolato. Ai suoi piedi una immensa mappa d’Europa, con tanti soldatini e modelli di fortini. Il cardinale darà vita ad un risico per la conquista del continente. Il regista si concentra sui colpi di scena, sugli energici combattimenti con la spada. Usa come un novello John Wo anche il ralenti per accentuare i colpi. Decelera l’azione con la stupidità del servo per dargli un tocco di umorismo, e poi riparte con personaggi sempre più esagerati ed iperbolici, come con il magico Orlando Bloom, un folle Duca di Buckingham, o il modaiolo Re Luigi XIII. Il Re si preoccupa del colore dei vestiti, sempre preoccupato di indossare qualcosa fuori stile rispetto agli ambienti londinesi: “La moda favorisce gli spavaldi.”