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Kotoko
Anno: 2011
Regista: Shinya Tsukamoto;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 16-09-2011


Cocco è una famosa cantante giapponese nata nell’isola di Okinawa. Il suo esile corpo, il viso delicato e gracile sono rigurgitati e impastati nella bizantina multiforme macchina da cinema del virile regista Shinya Tsukamoto. Autore di alcuni dei più affliggenti incubi cinematografici, Tsukamoto è un maestro nell’invadere il corpo umano con macchine elettriche e meccaniche, fino a disconoscere la realtà carnale trasformata in un robot uomo. Il suo film più famoso, Tetsuo è un esorbitante videogioco, allucinante e fragoroso, capace di renderci incerti e frastornati in una sconvolgente ambientazione ricca di tormentati passatempi sessuali. Ci sono state diverse elaborazioni di questi incubi, l’ultimo fu Tetsuo The Bullet Man (http://www.cinemah.com/neardark/index.php3?idtit=1378) presentato alla Mostra di Venezia del 2009. Ora lo schizofrenico regista giapponese, grazie alla morbidezza di Cocco, aggiunge un altro riconoscimento alla sua vitalità. La pazzia umana si trasforma, acquisisce coscienza musicale. Sarà Cocco ad accompagnare i tempi con dolci e sensuali canzoni. Possiamo incolpare solo dei funghi allucinogeni per aver delineato una trama raccapricciante per la nostra coscienza. Cocco è una madre di un bambino piccolo. Soffre di percezioni illusorie tremende. Di fronte ai suoi occhi una persona acquisisce una definizione dicotomica: bene e male si scindono e si manifestano entrambe con le loro specifiche caratteristiche. Ovviamente è la visione del male a prevalere, scatenando una depressione post parto inverosimile. Seguono le traversie e le vicissitudini della madre. La camera di Tsukamoto impazzisce a sua volta, la mano è tremolante come il sismografo nel momento del terremoto a Fukushima; il regista condivide con noi la sua schizofrenia. La sensazione di follia ci travolge, perché immersi in un ininterrotto movimento oscillante. Nulla è dovuto. L’incontro con lo scrittore di successo, interpretato dal regista stesso, consente alla madre di capovolgere il dolore della maternità. Lo scontro con l’uomo diventa oggetto di scherno e di divertimento, per l’accentuata passione masochista dello stesso. Delizioso nei suoi spostamenti, nelle inquadrature, nel linguaggio eccitato, il film è intenerito dalle liriche della cantante, intervallate da momenti d’ironia e di profonda cattiveria, accompagnate in sala da applausi. L’ansia della vita giapponese è perenne. La modernità è utilizzata come selezione di ulteriori mostruosità. La pazzia è dentro di noi.