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Cut
Anno: 2011
Regista: Amir Naderi;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 03-09-2011


“Il cinema sta già morendo.” Amir Naderi regista giapponese lancia un urlo apocallitico sulla situazione del cinema. Atto d’amore incredibile ed unico, il film è una metafora della sforzi dei registi per ottenere finanziamenti per la realizzazione delle idee. Shuji è un ragazzo giapponese appassionato – solo come un giapponese può esserlo di cinema. La sua è una battaglia contro il mondo intero. Armato di un megafono si getta fra le strade sovrapopolate di Tokyo cercando di ottenere un minimo di attenzione. “Non sei mica Yukio Mishima.” Gli ricorda l’amico. Con tanto coraggio gestisce a casa sua – sul terrazzo del tetto – un cinema dove un gruppo di eroici appassionati si reca a vedere vecchi film muti ed in bianco e nero. Il suo appartamento è imbottito di locandine, manifesti, pellicole. Vuole anche essere sceneggiatore e regista. I finanziamenti gli sono concessi dal fratello, uomo della Yakuza. I film non sono distribuibili ed il fratello è ucciso perché incapace di restituire i tanti soldi. E qui inizia la metafora unica sulla devozione profonda per il cinema. Shuji è chiamato a riconsegnarli poiché il fratello è morto. Non ha lavoro, si intende solo di cinema allora si trasforma in pungiball per i frequentatori di una palestra - sala gioco d’azzardo, con annesso bar alla Hooper. Nel bagno dove è stato ucciso il fratello Shuji trova la forza ed il coraggio a sfidare decine di persone: questi a pagamento potranno colpirlo con dei pugni allo stomaco o in faccia. La sua sfida è di riuscire a resistere. In breve tempo la sua faccia ed il suo corpo si trasformano sotto le percosse. Il suo corpo e la sua anima si mischieranno alle immagini di film, capaci di dargli la forza a resistere. Il suo masochismo è lo stesso di tanti autori. Lo stesso Amir Naderi ha presentato a Venezia nel 2008 il film Vegas: Based on a True Story. Il bel film – work in progress – sulla desolazione del gioco d’azzardo a Las Vegas, ma non ha mai trovato distribuzione in Italia. Tanti sono i motivi del film. I pellegrinaggi alle tombe di registi giapponesi. Si inizia dal mitico Akira Kurosawa, a quella di Yasujiro Ozu e di Kenji Mizoguchi. La tomba di Uzu è contrassegnata dal solo ideogramma “niente”, testamento di un poeta unico. Segue la straordinaria potenza del ‘’cineforum’’ di Tokyo. Dall’alto si può ammirare tutto un mondo diverso, mentre uno sparuto gruppo si affida ai sogni di un cinema di altri tempi. Tantissime scene di film d’epoca sono tracciate su un telo e sul suo corpo disfatto. Emozionate è la famosa frase del Terzo Uomo di Carol Reed pronunciata da Orson Welles sugli orologi a cucu. Si conclude con una nuova sfida perché i cento film salmodiati per gli ultimi cento colpi non sono un the end ma la ricerca di una nuova storia, di un nuovo film. Dei cento film più importanti dieci sono italiani: Luchino Visconti La terra trema Francesco Rosi Salvatore Giuliano Federico Fellini La strada e 8 e mezzo Gillo Pontecorvo La battaglia di Algeri Pierpaolo Pasolini Accattone Vittorio de Sica Ladri di biciclette Michelangelo Antonioni L’eclisse Ermanno Olmi L’albero degli zoccoli Roberto Rossellini Paisà