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Hail
Anno: 2011
Regista: Amiel Courtin-Wilson;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Australia;
Data inserimento nel database: 03-09-2011


“Ma quella cosa la fuori.” Quella cosa la fuori è la vita. Amiel Courtin-Wilson è un giovane regista australiano. Con abilità riesce a descriverci una storia difficile, secondo lui una storia vera. La vicenda narra di Danny un ladro di cinquanta anni. E’ un uomo consumato, non un delinquente cattivo ma un ladro quasi insipido. E’ in un carcere. Appena uscito torna a casa dove lo aspetta la sua compagna, Leanne, una donna della stessa età. I due si amano. Il regista è orgoglioso di mostrare le mancanze di corpi sfruttati, segnati dal tempo e da una vita difficile. E proprio su quei due corpi la camera si sofferma con un occhio particolare. Il sesso, il rapporto fisico fra i due è quello di due anziani, con mille difetti corporei. Eppure lo mostra con orgoglio, la fierezza della precedenza della amore e non della perfezione materiale. Rughe, occhiaie, corpi sfatti, denti mancanti, sigarette e odori forti sono la vita quotidiana della coppia. Ma Danny ha una insofferenza vitale. E’ lui a lanciare il grido di paura del mondo esterno. La paura si trasformerà in dolore con la morte della amata compagna. Amiel Courtin-Wilson si scatena nella sua narrazione. Come si può descrivere un dolore? Con le immagini tremolanti per la camera a mano: tutto è incerto, Danny appare malfermo. Ma non basta. Il dolore diventa incubo, colore rosso sangue fino a trasformarsi in cinema elettronico, con scosse, linee, elettrocardiogrammi accompagnato da una musica assordante, capace di entrare nel cervello senza permetterci di pensare e ragionare. Questo è il Danny furioso. Sconvolto può solo perpetrare la sua vendetta atroce e crudele. A volte perfezionista come tutti i giovani, il regista sceglie una via difficile e complicata. La sua parte migliore è l’accettazione e la descrizione di una vita amoroso e sessuale di due vecchi, controcorrente rispetto ad un cinema sempre maggiormente giovanile. Il suo dettaglio è un segno di una impressione forte e indistruttibile. Diventa allucinogeno con la accentuazione del dolore, la sua mano diventa precaria e forte nebbiosa. Troppo didascalica la sua voglia di trionfare.