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Rango Anno: 2011 Regista: Gore Verbinski; Autore Recensione: Roberto Matteucci Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 22-04-2011
“Con l’acqua c’è la vita.”
Gore Verbinski è regista di tutta la serie dei Pirati dei Carabi.
Utilizzando la stessa verve – anche Pirati dei Carabi è in sostanza un cartone – ci trascina in un cartoons western vecchio stampo.
Con Il Grinta dei fratelli Coen, il west sembra riappropriasi della propria epica e mitologia.
Rango è un condensato di linguaggi, di citazione filmiche e soprattutto la millenario lotta fra il bene ed il male.
La storia è raccontata da quattro gufi musici adombrati da un sombrero.
Una lucertola di città, vestita con maglietta a fiori è catapultata in un deserto arido e apparentemente senza vita.
In mezzo al deserto scopre una perfetta e malconcia cittadina: Polvere (in originale Dirt con una maggiore resa all’immagine).
Il sindaco compie il bello e cattivo tempo, controlla l’acqua di cui è carente il paese. Lo scopo è di allontanare gli abitanti e comperare le fattorie a pochi soldi, trasformandole in una grande e lucente città.
Sarà Rango a modificarsi da ingenuo e vigliacco cittadino ad eroe, amante della giustizia, pronto a sacrificarsi per il bene comune e per amore della sua innamorata.
Una trama semplice ed antica; una storia emozionante di tempi passati, dove il cattivo è chiaro e netto ed i buoni dopo aver combattuto riescono a vincere.
E’ lo spirito del West; condensato nell’apparizione di un Clint Eastwood solitario ed appariscente, utile con le sue massime ed i suoi suggerimenti. Sarà, come è sempre stato nei suoi film, il deus ex machina.
L’oggetto del contendere è l’acqua, metafora del vil denaro.
Semplice bene per sopravvivere per gli abitanti di Dirt, l’acqua è invece un sistema per arricchirsi per l’avido sindaco.
Il finale è una sfavillante antologia di cinema epico, di eroici e gloriosi film, dove commozione ed emozione hanno prevalso: Apocalypse Now, Ombre rosse, Guerre stellari, La regina del deserto, Zombi.
Il lancio di tante folgore dirette ed incisive rende fantasmagorico ed abbagliante la consolante vittoria dei buoni.
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