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Lo zio Boonme che si ricorda delle sue vite precedenti - Loong Boonmee raleuk chat
Anno: 2010
Regista: Apichatpong Weerasethakul;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Thailandia; UK; Francia; Germania; Spagna; Paesi Bassi;
Data inserimento nel database: 08-11-2010


Boonmee è un uomo di mezza età tailandese. Possiede una fattoria nella campagna della Thailandia. E’ un uomo solo: la moglie ed il figlio sono morti. E’ ammalato hai reni ed è obbligato alla dialisi. Uscito dall’ospedale ritorna alla sua casa accompagnato dagli unici parenti rimasti: Jen e Tong. Costretto ad una dialisi domestica, Boonmee ha colto l’arrivo prossimo della sua morte. La sua morte è imminente. A salutare il suo trapasso arrivano gli spiriti del suo passato: la moglie, il figlio. Lo zio Boonme che si ricorda delle sue vite precedenti, ha un titolo deforme, ma il film è stupendo. Un film di forte spiritualità, di una grande religiosità. Apparentemente è senza azione: camera ferma, immobile, ma in realtà l’azione è tanta. Un movimento dinamico e veloce dello spirito. La morte non è percepita come possiamo viverla noi; è benvenuta, è una pausa da ciò che siamo stati. Non c’è mai disperazione o rimpianto nello zio Boonme. Anzi, annuncia alla sorella: “gestisci tu l’azienda e poi dopo morto torno io ad aiutarti.” Boonmee si dissolverà nella natura, nella foresta: abbraccia l’albero; anche lui diventerà parte di quel mondo. Non andrà in Paradiso. Come sostiene lo spirito della moglie: “Il Paradiso è sopravalutato, non c’è niente là.” Boonmee conosce il motivo della sua malattia. E’ il suo karma. “E’ il mio karma, perché ho ucciso tanti comunisti e gli insetti di questa foresta.” Insetti e comunisti sono posti sullo stesso piano, ma non c’è malizia politica. C’è solo un desiderio si ritornare ad essere il passato. Dopo tanti fermi immagine, improvvisamente, la camera comincia a muoversi. E’ una andatura frastagliata, rapsodica. Boonmee richiamato dalla morte si reca con i suoi spiriti e i parenti a morire dentro una fessura di una roccia. In questo viaggio la camera è portata a mano e la sua andatura è sempre incerta. Questo voler morire in una caverna è come un ritorno al grembo materno, da dove è partito. Divertente è la sorella ‘’leghista’’. Boonmee nella sua azienda ha tanti agricoltori immigrati, soprattutto dal Laos. La sorella candidamente afferma “I laotiani puzzano”. Anche in questo c’è la purezza del film. Nella sua volontà ad essere semplice ed ironico, sia nei confronti della morte e perfino della vita. E’ un film budddhista nella sua interezza e nella sua volontà. C’è il desiderio di voler resistere alla globalizzazione e occidentalizzazione della Thailandia. Apichatpong Weerasethakul, non vuole perdere la purezza della sua tradizione. Non vuole essere sconfitto dal mondo esistente al di fuori della sua foresta: quel modo di vivere potrebbe distruggere il tutto. E’ la sorella affermando la sua dignità ad essere tailandese conferma questo principio unico.