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Venus noire
Anno: 2010
Regista: Abdellatif Kechiche;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia;
Data inserimento nel database: 13-09-2010


Nel 2007 Abdellatif Kechiche presenta a Venezia La graine et le mulet. E’ un grande successo. Purtroppo però la scelta della giuria sarà un’altra. Nel 2010 ritorna con un nuovo film, questa volta storico: Venus noire. Si racconta la storia di Saartjie Baartman, una donna di origine Khoikhoi. Nel 1810 dal Sudafrica si trasferisce a Londra al seguito del suo padrone. Qui lavora nello spettacolo dove viene esibita come ‘’selvaggia’’ a causa delle sue protuberanze fisiche, soprattutto il sedere. Qui viene ‘’venduta’’ ad una altra compagnia e si trasferirà a Parigi. Caduta in disgrazia la sua attività è costretta a prostituirsi. Muore fra stenti. Bechiche ci racconta questa storia dalla parte della povera donna. Tutto è visto dai suoi occhi. Occhi stanchi, spenti, senza speranza. Non è una schiava ma non è in grado di poter decidere il suo futuro. E’ spaesata, fuori del suo paese, non può prendere una decisione perché non saprebbe che fare. Per far comprendere la sua arrendevolezza Kechiche ci fa vedere alla ripetizione infinita lo spettacolo. E’ una noia infinita la sua esibizione. Lei lo fa con noncuranza e senza volontà. E’ il linguaggio della ripetizione, del presentarci tante volte il suo spettacolo come se fosse un lavoro ripetitivo in catena di montaggio. Non c’è nulla di umano, anche se per assurdo lei potrebbe decidere di andarsene: ma dove potrebbe andare? Abdellatif Bechiche è un bravissimo regista, conoscitore dei tempi riflessivi delle persone, come fece anche in La graine et le mulet. Il suo linguaggio filmico è pari a quello psicologico. Purtroppo in Venus noire qualcosa si blocca, il tutto sembra esagerato e il ritmo scade. Nonostante tutto Yahima Torrès è la emozionata interprete della Baartman.