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The Ditch
Anno: 2010
Regista: Wang Bing;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Cina;
Data inserimento nel database: 12-09-2010


Film a sorpresa della Mostra del Cinema è un altro cinese il regista Wang Bing con The Ditch: Il fosso. Il deserto dei Gobi è un vastissimo luogo arido della Cina settentrionale. La popolazione è scarsissima a causa delle disagevoli condizioni climatiche – escursioni di oltre 40 gradi – e fauna inesistente. Nel 1960, scoppia una delle tante rivoluzioni culturali cinesi. In quegli anni vengono imprigionati tantissimi dissidenti politici. Le condizioni dei prigionieri è infame. Non hanno da mangiare, muoiono in tanti di malattie curabilissime, le loro condizioni igeniche sono indescrivibili. Il film è stupendo. E’ un film contro la ragione umana. Quella ragione che avrebbe dovuto portare a crescere culturalmente un popolo è invece capace di creare condizioni inumane. Tutto è spaventosamente antirazionale: gli uomini perdono dignità. La ragione umana appare in tutta la sua assurdità quando confrontiamo il loro modo di vivere e le parole della loro politica: parole credute in altre parti del mondo dove sono sinonimo di elevazione e di raziocinio. “Nemico di destra”, “latifondista”, “reazionario di ultradestra”, “dittatura del proletariato o del popolo” queste sono le accuse dei prigionieri. Ma che senso hanno queste parole di fronte alla loro vita? Il film è bellissimo. Ci mostra la miseria dell’uomo, la sua cattiveria, la cui fine è la disperazione e la sua distruzione. Il film si basa su un realismo forte. Sentiamo la sensazione dello sporco, di quella flebile luce entrare da un piccolo pertugio. Mentre vediamo il film ci sentiamo persi, confusi, disgustati: non vogliamo credere. La luce del film proviene da una unica direzione e tutto è molto buio: come la nostra ragione, oscurata da ciò che vediamo. Sono uomini senza nulla eppure qualcuno vuole creare un minimo di speranza, almeno quando sono morti. “I vivi contano più dei morti”. Ma vivere in quel campo di rieducazione non è vivere, siamo come spiazzati e stiamo cercando di nuovo la nostra mente ma siamo sicuri di non poterla più ritrovare.