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Tarda estate
Anno: 2010
Regista: Marco De Angelis; Antonio Di Trapani;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 06-09-2010


Un giornalista giapponese si è trasferito tanti oltre trent’anni a Roma. La sua vita è completamente diversa, gli rimane poco del Giappone dentro di lui. Quando il medico gli diagnostica una malattia mortale dentro di se ritorna la nostalgia. Sente l’impellente bisogno di tornare in Giappone, deve ritrovare un filo: Noriko una ragazza innamorata di lui e morta dal dolore per il suo abbandono. La fusion nippo italiana termina qui per iniziare un viaggio da guida turistica di Tokyo e del Giappone. “I giapponesi camminano tutti nella stessa direzione”. Certo e da sempre lo fanno. Lui sembra non capire più la sua patria. Non è neppure un italiano, è solo un uomo perso, sconfitto per aver avuto paura di accettare l’amore di una persona. Il film inizia con un’immagine di una stampa di Hiroshige del monte Fuji. Le stampe erano vendute lungo il cammino frequentato per Edo. Partendo dalla stampa abbiamo poi tante immagini di templi taoisti e buddisti, giardini zen fino alla confusione di Shinjuku. Il tutto ripreso con molto manierismo. Il filo sono proprio le immagini, i paesaggi, le persone e la natura colorata del film con l’arte Ukiyo-e di Hokusai ed Hiroshige. Rimane del film sono un riconoscimento a quest’arte, come c’è un riconoscimento a Clint Eastwood con la locandina in giapponese di Gran Torino proiettato in un cinema di Tokyo. Altro non c’è, se non il desiderio di mostrarsi degni di qualcosa che non gli appartiene più. “Lo vedo sbocciare ed intanto sta già sfiorendo”. Almeno i giapponesi i fiori di ciliegio li vedono per un istante sbocciare io invece il film lo ho visto solo sfiorirsi.