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Il Concerto - Le concert
Anno: 2009
Regista: Radu Mihaileanu;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Francia; Italia; Romania; Belgio ;
Data inserimento nel database: 09-02-2010


“Un concerto non è una seduta psicoanalitica.” Invece il film Il concerto è in realtà uno psicodramma, una terapia di gruppo, un’elaborazione di cento anni di comunismo, dei lutti e delle sofferenze dell’URSS. E’ una terapia per un popolo e delle sue sofferenze. Il concerto di Radu Mihaileanu è la storia di un’orchestra e orchestrali del Bolshoi caduti in disgrazia perché composta da molti ebrei e. A causa di questo fu sciolta in un modo drammatico, con uno shock improvviso che fermò un’emozione. La caduta del muro non migliorò la situazione. Il direttore Andreï Filipov lavora come uomo delle pulizie nello stesso Bolshoi. Casualmente ha la possibilità di vendicarsi organizzando un concerto a Parigi al posto della vera orchestra del Bolshoi, suonando proprio il Tchaikovsky che fu anch’esso vittima di quel gesto violento. Il film inizia nella Russia attuale, dove si vive alla giornata con mille sotterfugi, dove tutto è possibile, anche avere un passaporto e visto nella mattinata, ovviamente falso. La mafia, la corruzione la fanno da padrone ma c’è anche la nostalgia dei vecchi funzionari del partito che vivono un loro mondo come se nulla fosse cambiato. L’ironia, i personaggi sopra le righe, quasi caricaturali, le situazioni imbarazzanti sono le qualifiche del film nella sua prima fase. La seconda parte si mostra un vero capolavoro di Radu Mihaileanu. Regista di grande coraggio. Riesce a creare un’atmosfera carica di emotività facendoci ascoltare per venti minuti un concerto di musica classica: Concerto in Re maggiore, per violino e orchestra, op. 35. La crescente tensione afferra la nostra sensibilità e ci costringe a farci parte in causa di un mondo passato. Il salire del violino è il crescere della passione e della tragedia. La musica è il vero ed unico protagonista del film. Il corale amore per la musica fa sì che tutti i fili possano trovare la giusta direzione. Senza la musica, senza il concerto di Tchaikovsky i fantasmi vivrebbero ancora con loro e si sentirebbe ancora dentro di se la paura di quei momenti. Mihaileanu ama la musica e riesce a farcela amare. Già in Train de vie riusciva ad amalgare la musica ebra e gitana, in una fusione di suoni che è anche fusione di culture e di voglia di vivere. Il film non vuole essere un documento storico, non vuole raccontarci un passaggio di due mondi, non vuole dirci che era meglio quando si stava peggio, stiamo invece vivendo un’emozione, un sentimento di liberazione e di catarsi. La musica ci entra dentro e ci purifica, ci rende migliori. Gli attori sono tutti bravissimi, partecipano creando una vera orchestra. Una menzione particolare merita Tchaikovsky. Questo film senza di lui non sarebbe stato possibile. La dolcezza e l’armonia del violino e la serenità della musica crea affiatamento e quel senso di amicizia che è l’apoteosi della storia.