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Il canto delle spose - Le chant des mariées
Anno: 2008
Regista: Karin Albou;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: France; Tunisia;
Data inserimento nel database: 08-01-2010


“Ma quelli che credono, siano essi ebrei, cristiani o sabei, quelli che credono cioè in Dio e nell'Ultimo Giorno e operano il bene, avranno la loro mercede presso il Signore e non avranno da temere né li cogliera tristezza.” All’inizio della seconda guerra mondiale la Germania trova degli accaniti sostenitori nei paesi arabi. Nel 1941 il Gran Mufti di Gerusalemme Muhammad Amin al-Husayni, nazionalista e antisemita, in fuga grazie all’aiuto del governo fascista italiano incontrò prima Mussolini e poi a Berlino incontrerà Hitler proprio per accalorare questa alleanza in una ottica anti ebrea. Il canto delle spose inizia in Tunisia nel 1942. Il paese è sotto la dominazione francese del Maresciallo Petain, governo fantoccio della Germania. La popolazione ebrea è numerosa e ci vive da lunghissimo tempo come in tanti altri paesi del Mediterraneo. Vivono a fianco degli arabi, con loro condividono i cortili, i tanti problemi economici ma anche tanti sogni. Il sogno principale delle adolescenti Myriam e Nour è quella di sposarsi. Myriam è ebrea e Nour è araba. Sono vicine di casa, sono grandi amiche, dividono i loro segreti e come dicevo anche i loro sogni. Il loro gioco preferito è quello di prendere marito, gioco che accompagnano con un canto: il canto delle spose. E’ prima un gioco di due bambine. Poi il gioco diventa realtà quando diventono in età di matrimonio. E qui comincia ad esserci qualche problema rispetto alle loro utopie. Continuare ad essere amiche nonostante la guerra, le differenze di religione non è facile. I contrasti ci sono, non dipendono da loro che anzi si amano, dipendono dai tanti influssi esterni che compromettono il loro rapporto. E’ un film sull’amore di due amiche. E’ un film sulle differenze di religione, sulla convivenza. Ma è anche un film sui sogni di due bambine. Tutto ci viene raccontato da Karin Albou con’entusiasmo. Karin Albou è una regista francese, ebrea nata a Tunisi nel 1968 da padre algerino, madre tunisina. Nel film recita anche il ruolo della madre. Lei ci racconta un sogno e ci racconta il canto che narra con immagini. C’è la guerra, una guerra violenta. Gli ebrei sono in quel momento vessati dai tedeschi, dai francesi ma anche dagli stessi arabi che vedono in loro la causa dei tanti problemi. Il racconto parte proprio dal canto. Un flash back che ritorna periodicamente, interrompendo il flusso delle immagini, proprio per ricordarci che tra sogno è realtà c’è una forte differenza. SI trova una sua realizzazione proprio nel finale che non è altro che un altro sogno, un mondo di pacifica convivenza. E’ proprio il nonno di Nour a ricordarci con la citazione iniziale del Corano che possiamo anche imparare a leggere ma possiamo non essere capaci di amare le parole se abbiamo dentro di noi odio. Il film è bello. Intenso, passionale ed emozionante. Parrosistica è la depilazione di Myriam in preparazione della prima notte di nozze. La scena è ci porta alle tradizioni orientali. C’è una intensità notevole nel dettaglio e nei particolari in cui viene eseguita con calma e professionalità. E’ anche la scena che descrive la situazione della donna in quel periodo, anche questa comune sia ebree che arabe. C’è una forte e consapevole sottomissione, matrimoni combinati ma sia Myriam con la sua ribellione all’uomo che la madre aveva deciso di far sposare, ma anche Mour con la sua passionalità e perdita della verginità prima del matrimonio sono esempio di femminismo ante litteram.