NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


La ragazza che giocava con il fuoco - Flickan som lekte med elden
Anno: 2009
Regista: Daniel Alfredson;
Autore Recensione: Roberto Matteucci
Provenienza: Sweden; Denmark; Germany ;
Data inserimento nel database: 29-12-2009


La Svezia si e’ riappropriata di un forte riconoscimento nel campo della letteratura e del cinema. Gli scaffali delle librerie sono piene di libri svedesi. Lo scrittore Stieg Larsson è sicuramente il suo uomo di punta, morto prematuramente dopo aver scritto tre tomi di una saga tutta svedese. I suoi libri hanno raggiunto un successo planetario, con vendite stratosferiche soprattutto considerando che sono scritte in svedese. La trasposizione cinematografica e’ stato quindi un must, un dovere. Da dove nasce questo successo? Parlo, ovviamente, del film. La ragazza che giocava con il fuoco e’ la seconda puntata dopo gli uomini che odiano le donne. Poiché e’ la puntata in mezzo si tratta di un’opera work in progress che ci lascia in sospeso fino alla conclusione che avverrà nel terzo film La regina dei castelli di carta. Il successo dipende sicuramente dal fascino della Svezia. Il tema principale e’, infatti, la Svezia. C’e’ uno sfondo sociale di una nazione sempre l’avanguardia, dai tempi del socialdemocratico Olof Palme, per la sua organizzazione sociale e per il suo welfare. Una nazione che ha bisogno di legiferare considerevolmente su temi civili e sociali nasconde però al suo interno un evidente forte disagio sociale. Infatti, la Svezia che ne viene fuori in la ragazza che giocava con il fuoco e nel film precedente, non e’ un luogo ameno dove tutti si vogliono bene, anzi. Le donne sono oggetto di violenza continua. Stupri, violenze in famiglia sono all’ordine del giorno. Inoltre sfruttamento della prostituzione soprattutto minorile, mafia dai paesi dell’est che gestisce l’illegalità, omicidi. Senza parlare poi dei controlli alla libertà attraverso internet, assistenti sociali maniaci e stupratori, inefficenza statale e burocratica e così via. Controllo della stampa, arresti di innocenti, un mondo politico che fa il bello e brutto tempo, polizia inefficiente e servizi segreti deviati che lavorano nell’ombra. Sembra l’Italia non e’ vero? Invece no, e’ la Svezia. E’ solo la facciata forse, ma e’ quello che si vede e si sente. In una bellissima location, fatta di natura e di paesaggi sterminati ricchi di verde, la gente si sente vittima e non si sente al sicuro. Nello sfondo come simbolo della stessa Svezia, con i suoi difetti e pregi, appare nel film il suo alter ego: Lisbeth, interpretata dalla bravissima Noomi Rapace. In lei ci sono tutte le caratteristiche del suo paese. Nevrotica, psicotica, disagiata, vittima di violenze, tentata omicida, insicura, incerta, ladra, vendicativa, bisessuale, incapace di amare sia uomini che donne ma anche intelligente, pratica, furba, veloce, coraggiosa. Sa affrontare le situazioni difficili con sagacia, sa diffendere le persone e di lei le persone si possono fidare, maga del computer, hacker di primissimo ordine. C’e’ tutto in lei. Piena di contraddizioni come la Svezia. Tutto questo lo viviamo nel film. Più velocemente negli uomini che odiano le donne qui in modo più fiacco ma sempre con vivacità. Il film e’ un percorso lungo. Diventa quindi chiaramente frazionato e frastagliato in alcuni momenti. Troppi e tanti personaggi sono appena tratteggiati, forse per motivi di sceneggiatura. Ed e’ forse proprio qui l’elemento non proprio all’altezza, una sceneggiatura scritta con le forbici anziché con la penna. Non mi toglie, però, il piacere della storia, dell’azione e del sapere come la nostra eroina Lisbeth affronterà la prossima puntata. Perché questa Lisbeth e’ una vera eroina, una femminista con le palle, una donna forte. Dimenticavo però sua qualità principale, la sua grandissima abilità di eseguire il montaggio dei mobili Ikea. Un vero proprio spot pubblicitario Ikea. Compra ed assembla tutti i mobili di una grande casa, il tutto con semplicità e velocità. Perché invece a me ci vogliono ore, dico una marea di parolacce, non trovo mai le viti e vengono sempre tutti traballanti? Forse proprio alla fine ho compreso il vero protagonista del film: il mobilficio Ikea, vera multinazionale che ha modificato il gusto e le abitudini non solo nell’arredamento ma anche nella cultura degli svedesi. E’ l’Ikea che rappresenta la Svezia e ci fa comprendere il film, il resto e’ tutto contorno. PS: Chissà che invidia Opztek quando si vede il film con tutte quei mobili Ikea e quelle cucine? Immagino che si vorrà rifare nel suo prossimo film, riempendolo ancora di più.