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STABAT Anno: 2005 Regista: Luciano De Fraia; Autore Recensione: -Andrea Caramanna Provenienza: Italia; Data inserimento nel database: 02-11-2005
Stabat
Stabat Regia: Luciano De Fraia
Musiche: Christof Unterberger
Formato: Dvd
Origine: Italia, 5 min.
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Sulle presenze leggere, luminose, errabonde, la mdp (macchina da presa)
digitale costruisce i suoi mirabili sensi. Nei voli "dolly" a pelo sulla terra
dell'uomo. Dalla luna, in soggettiva, fino al pianeta azzurro. Le luci
creaturali si muovono, danzano nell'universo buio, poi si dirigono verso il
Mistero di qualche territorio. In questa discesa c'è un pezzo d'Italia con
Sicilia e Sardegna, più in là si scorge il Peloponneso, mentre il grande
continente africano è coperto da nubi bianchissime. Giù sulla superfice del
mare fino alla terraferma che s'apre nelle vastità desertiche pianeggianti e
montuose fino alla culla delle civiltà, il Tesoro della Giordania, intriso
diluce immensa e infinita. È
sugli scalini del tempio che si materializza la presenza angelica: maestosa e
sublime. Un momento assoluto di trascendenza raccontato dalla semplicità
stupefacente del cromatismo digitale e dallo sguardo avvolgente che fissa il
resoconto di un Mistero Eterno nel movimento circolare della mdp. Ne deriva
un'aura magnifica e splendente, il corpo di un'immagine che basta a se stessa
perché purissima nella sua immateriale poesia. Qui è svelato il senso della
bellezza nel corpo benedetto di Maria, ma è solo un corpo diafano di donna
dalle forme perfette. Con l'imprescindibile riferimento allo Stabat Mater
pergolesiano: "La Madre
addolorata stava in lacrime presso la Croce su cui era stato crocifisso il
Figlio. E il suo animo afflitto, inconsolabile e dolente era trafitto da una
spada". Gli angeli "addolorati" sono testimonianza di una "venuta (necessaria)
dell'Uomo" e non simbolo religioso cattolico. Eccoli aggirarsi tra statue e
dipinti egiziani e grecoromani, raccogliere il fiore (della civiltà) e
custodirlo nel Temp(i)o. È qui che inizia tutto. La Storia può srotolare il suo
tappeto di immagini su schermo: frames tra anonimi palazzi che lasciano
sfavillare il cammino rutilante, volgare, osceno, dell'uomo. Più schermi tra
vaste rovine, là dove la sabbia ha sostituito il mare, dal quale la luce non
brilla più verso il Maschio Angioino di una Napoli disfatta. Vagano gli angeli
ancora testimoni di sfacelo? Si fermano irrigiditi di fronte ad un corpo
imbalsamato ai piedi di un carro armato? E c'è ancora la possibilità di
salvezza nella resurrezione dell'anima, solo tempo nel tempo che scorre in
tutte le direzioni. Solo cenno, bisbiglio, addio non per sempre, ritorno verso
la fantasia dell'Umanità proibita. Come il debole segnale trasmesso e ricevuto
da una televisione qualunque in un soggiorno qualunqueÉ ma è sempre un piccolo
segnale di vita ancora possibile, vero, concreto? Un segnale di vita che possa
riemergere al di là del pianto che s'ode dietro i grigi muriÉ