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Duel
Anno: 1971
Regista: Steven Spielberg;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 27-09-2005


La grande guerra

Duel. Steven Spielberg. 1971. U.S.A.

Attori: Dennis Weaver, Tim Herbert, Charles Peel, Eddie Firestone

Durata: 88’

 

 

David Mann, commesso viaggiatore, incontra sulla strada un’autocisterna che, dopo un paio di sorpassi, gli si pianta davanti senza farlo più passare. Approfittando di una sosta per chiamare la moglie a casa, David crede di esserselo tolto dai piedi, ma ritrova il grosso automezzo una volta ritornato in viaggio. Dopo averlo sorpassato con una manovra pericolosa, se lo ritrova alle calcagna più accanito di prima. Costretto ad aumentare la velocità, sbanda in prossimità di un’altra stazione di servizio, finendo con l’auto sulla staccionata. Ne approfitta per fermarsi e mangiare qualcosa, ma poco dopo si accorge, vedendo l’autocisterna parcheggiata fuori, che il proprietario è nello stesso posto. In preda al panico, volendo rinunciare a qualsiasi questione in strada, se la prende con l’uomo sbagliato. Il grosso automezzo riparte e lui inutilmente cerca di corrergli dietro a piedi. Rimessosi sulla strada incontra uno scuolabus in panne e cercando di dare una mano a spingerlo, incastra la sua auto con il mezzo. Dall’altra parte del ponte si affaccia l’autocisterna. Convinto che voglia investirli tutti, David si rimette in macchina e dopo averla disincagliata fugge via, in tempo però per vedere l’autocisterna spingere nuovamente sulla carreggiata lo scuolabus e rimetterlo così in moto. Fermo ad un passaggio a livello mentre passa un treno merci, si ritrova di nuovo con l’autocisterna alle spalle che prova a spingerlo sulle rotaie, ma inutilmente. Poco dopo si ferma ad un’altra stazione di servizio per mettersi in contatto con la polizia, ma l’autocisterna prima distrugge la cabina telefonica e poi prova ad investirlo a più riprese. Dopo essere riuscito a sfuggirgli, si nasconde con l’auto attendendo che trascorra del tempo. Inutile: l’autocisterna è ad alcuni chilometri più avanti che lo aspetta. Deciso a farla finita, dopo il rifiuto di una coppia d’anziani viaggiatori a chiamare la polizia, accetta la sfida ed ingaggia una gara ad altissima velocità con l’enorme automezzo. Toccato il limite, la macchina ne risente andando in ebollizione e perdendo velocità fino a che non esce nuovamente di strada. Accortosi che l’auto perde anche benzina, David decide di lanciarla contro l’autocisterna a tutta velocità. Prendendola in pieno, la costringe a finire in un burrone, esplodendo.

Pensato e realizzato come un prodotto per la televisione ABC, ed allungato in seconda battuta con altro girato adatto a far passare il prodotto nelle sale cinematografiche (solo per il mercato europeo però, e praticamente introducendo il personaggio della moglie), l’opera d’esordio del ventiquattrenne Steven Spielberg è una grande prova di forza della settima arte, basata su un soggetto esile scritto dal grande Richard Matheson (autore anche della sceneggiatura), ma realizzata con impressionante capacità. Gestione del ritmo e dello spazio, infatti, sono gli elementi principali di una pellicola costruita su un duello moderno di nuovi cowboy pronti a sfidarsi, secondo le regole del progresso, ad una velocità nuova e sempre in accelerazione. I riferimenti al genere western non sono nemmeno tanto nascosti: il senso del viaggio, la sequenza nel bar, gli stivali, le auto come cavalli (quello scuro ad indicare il cattivo) e soprattutto la sfida finale, all’ultimo sguardo, tra uomo e macchina. A parte quindi la capacità tecnica del regista, davvero notevole, emergono bene però anche tutti gli altri sottotesti del racconto: Spielberg vuole dimostrare, riuscendoci pienamente, che il progresso e la velocità ad esso legata producono una delirante tensione per un’assurda corsa al benessere. A questo si aggiunga che il processo innesca un’isterica competizione cui il protagonista non riesce a sottrarsi se non abbandonando se stesso, rinunciando e sacrificando l’immagine che lo rappresenta in questo folle duello: la sua stessa automobile (la stessa per la quale i bambini dello scuolabus lo offendono). Emblematica è anche la scena in cui entrambi i contendenti corrono al fianco di un treno merci lanciato a sua volta ad alta velocità, e che per certi versi ricorda l’inseguimento metropolitano girato in un film uscito in sala nello stesso anno, Il braccio violento della legge (1971) di William Friedkin.  Duel inizia some un parto e finisce con la morte di un dinosauro che lancia un ultimo grido disperato, e lo sguardo attonito di un uomo che è riuscito a liberarsi dell’auto dove era stato partorito (l’immagine che esce da un box e che va in strada). In questo percorso, la presenza del cinema hitchcockiano, che si accanisce sui protagonisti messi di fronte ad un mostro senza volto o anima: il conducente dell’autocisterna, infatti, non compare mai, se non nella mente di David quando s’immagina di dovergli rivolgere la parola nella stazione di servizio.

 

Bucci Mario

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