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Spasmo
Anno: 1974
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 27-09-2005


La grande guerra

Spasmo. Umberto Lenzi. 1974. ITALIA.

Attori: Robert Hoffman, Suzy Kendall, Ivan Rassimov, Monica Monet, Guido Alberti, Franco Silva

Durata: 95’

 

 

Cristian conosce la bella e bionda Barbara, sposata, che s’invaghisce di lui. La segue in un motel, ma una volta nel bagno è aggredito da uno sconosciuto armato di pistola che però riesce a disarmare ed a sparare. Terrorizzato segue Barbara in una villa a precipizio sul mare, lasciando il cadavere dell’uomo nel motel. Nella villa, nella quale s’intrufolano senza permesso, sono scoperti dai proprietari. Incomincia per Cristian un ossessivo delirio: un uomo sembra pedinarlo ovunque, l’uomo morto nel bagno riappare più vivo che mai ed intenzionato ad ucciderlo, ed una serie di brevi flashback che però non gli chiariscono cosa stia veramente accadendo. Sfuggito al killer, ed avendolo finalmente ucciso, Cristian va nella fabbrica del fratello Fritz dove ascolta la verità: Fritz, preoccupato per la salute mentale di suo fratello, aveva fatto di tutto per farlo impazzire definitivamente, per farlo internare poiché pericoloso, ma viste come si erano messe le cose, aveva chiesto al killer di farlo fuori. Tutti sono, infatti, convinti che il cadavere nell’auto di Cristian sia quello suo, tranne suo fratello Fritz. Cristian ha finalmente un confronto con lui, nel quale emerge che è un pazzo, che da piccolo ha ucciso il padre, e che la sua follia è ereditaria. Raggiunta a casa sua, Cristian si lascia andare ad un abbraccio focoso con Barbara, ma poi la uccide. È effettivamente pericoloso, e adesso se ne accorge anche lui, nel momento in cui gli passano davanti agli occhi le immagini in cui ha ucciso tutte le donne con le quali è rimasto solo. Scoperto dal marito di Barbara, gli chiede di essere ucciso, e viene sparato. Rimasto solo, Fritz entra in una stanza piena di bambole vestite in maniera provocante. Le pugnala, pensando che anche lui è pazzo come il fratello.

Buon thriller psicologico a sfondo sessuale, diretto con sapiente regia da parte di uno dei più bravi artigiani del genere, anche se debitore in qualche modo degli insegnamenti del più grande maestro italiano del cinema di genere, Mario Bava, del quale Sei donne per l’assassino (1964) sembra volutamente citato nei titoli di testa e nella sequenza finale, con le bambole (nel film di Bava erano busti per modelli). Il film si avvale di tutta una serie di stereotipi senza metterli troppo in evidenza (l’uso degli animali impagliati per esempio) evitando così di trasformare il prodotto in una caricatura, difetto che si verifica invece nella maggior parte delle pellicole di genere prodotte e realizzate in questi anni. Buono la resa degli attori, senza eccessi o cadute eccessive di tono, manca purtroppo di quella eleganza che invece aveva caratterizzato le pellicole dirette proprio da Mario Bava. L’idea di base (forse discutibile, forse no) è dunque che la follia sia ereditaria, ma ciò che si può apprezzare invece del film è la sua struttura narrativa, con capovolgimenti che rendono i cattivi dei buoni e l’eroe della storia un colpevole. Ambiguo e ben portato il personaggio interpretato da Ivan Rassimov, il fratello Fritz, soprattutto nella sequenza finale tra le bambole. Un film insomma, che mette insieme gli elementi misogini classici dei thriller all’italiana e quelli del complottismo, di matrice americana. Musiche di Ennio Morricone.

   

 

Bucci Mario

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