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Le
ballet mécanique. Fernand Léger. 1923. FRANCIA.
Attori: Animazione
Durata: 20’
Si tratta di un’esperienza del cinema sperimentale, il cui
obiettivo principale, in questo caso, era di ottenere una forma di cinema puro
basato sul ritmo delle immagini. Cosciente delle capacità del montaggio il
pittore Fernand Léger, seguendo i percorsi del cubismo, mette insieme immagini
di movimenti meccanici, sovrimpressioni caleidoscopiche e soggetti animati
costruendo una sinfonia di ritmi per l’occhio. Riuscito solo in parte (i
momenti migliori sono quelli concentrati sulla composizione delle gambe e sul
ballo dell’omino con bastone e bombetta, chiaramente un omaggio a Chaplin) oggi
può essere riletto anche sotto un altro aspetto, alla luce di un giustificabile
abbaglio dell’epoca per le macchine ed il sistema di produzione in serie (cui
sembra riferirsi principalmente il regista) sul quale si schiudono gli occhi
della protagonista. Vista così, la consapevolezza del ritmo è sicuramente
superiore nella sua portata industriale legata all’idea del progresso, che
invece alle possibilità concrete dell’arte visiva. Si tratta comunque sempre di
uno dei primissimi esempi di coraggiose sperimentazioni di nuovo mezzo di rappresentazione:
il cinema, spesso in opere come queste, importante per le sue alte potenzialità
microscopiche. Fu in ogni caso respinto, o non riconosciuto, dalla maggior
parte dei cineasti o artisti legati al movimento surrealista [i],
poiché molto più vicino alle influenze dada, dal quale i surrealisti avevano preso
distanza. Il tecnico che accompagnò Fernand Léger in quest’opera non riuscita
fu Dudley Murphy, più tardi co-sceneggiatore del film Dracula (1931) di Tod Browning.