Fast
company – Veloci di mestiere. David Cronenberg. 1979. CANADA.
Attori: Nicholas Campbell, Claudia Jennings, John Saxon, William Smith
Durata: 90’
Titolo originale: Fast company
La punta di diamante del team Fast Co., il pilota di
dragster Lonnie Johnson, ha un incidente sulla pista dal quale esce senza
ammaccature ma con l’auto distrutta. Per non deludere il pubblico, ma
soprattutto per volere dello spietato manager Phil Adamson, Lonnie sostituisce
il giovane pilota Billie nella sua categoria, le funny cars. Il campione vince
contro Gary Black, suo acerrimo rivale. Lonnie, dopo aver sentito il suo
meccanico, scopre che la Fast Co.,
multinazionale che produce olio per automobili, non ha rinnovato il contratto
di rifornimento con la sua squadra, e ne approfitta per offendere la marca
durante un’intervista. Phil va su tutte le furie e mentre cerca di sostituirlo
ingaggiando il team di Gary per nome della Fast Co., licenzia anche la giovane
Candy Alison, donna immagine della multinazionale, perché rifiutatasi di andare
a letto con un cliente facoltoso. In realtà Candy è innamorata di Billie, con
il quale va a letto la sera stessa. Sul circuito di Spookane sopraggiunge anche
Sally, la compagna di Lonnie, poco prima che scoppi la lite definitiva tra il
pilota ed il suo manager. Chiedendo aiuto ad un meccanico della scuderia di
Gary, Adamson fa sabotare la macchina di Lonnie che durante la gara prende
fuoco. Ancora una volta Lonnie ne esce vivo e il suo avversario intuisce che
qualcosa sia stato manomesso nella macchina di quello. Phil Adamson ne
approfitta ugualmente per licenziare tutto il team, sequestrando l’auto del
campione. La squadra, trovatasi sola, si riforma ugualmente e decide di
riprendersi l’auto, in bella mostra in un salone espositivo. Rubata l’auto, il
team si ripresenta sulla pista.
Passato giustamente inosservato, mai distribuito
ufficialmente nelle sale italiane, tra documentario e fast video, l’incursione
del regista nel mondo delle corse automobilistiche, alle quali sembra fosse molto
interessato, può essere letta solo in chiave di un percorso appena accennato e
sviluppato decisamente meglio negli anni futuri. Politico
ma estremamente didascalico, critico ma senza profondità tangibile, Fast
Company è un film che affascina solo per il contesto in cui è descritto, il
mondo delle funny cars, il cui significato è sicuramente quello di un consumo
immediato, del godimento minimo (le macchine impiegano circa sei secondi per finire
una gara), dietro il quale si cela la grande ed esperta mano delle
multinazionali. Non è, infatti, il modello di Lonnie del suo team
a compiere scelte o ad avere la libertà di dire quel che pensa, è il marchio
Fast Company (rappresentato dal perfido Phil) a vivere di vita propria,
muovendo i tasselli di vite separate (la distanza tra il pilota e la compagna)
e sul filo della tragedia (il protagonista che esce indenne dagli incidenti). “Loro strisciano, noi voliamo…” dice ad
un certo punto Phil Adamson a Candy, mentre con l’elicottero scorgono il camion
dei piloti sulla strada, e questa frase basta per dare indicazioni su quella
che è la componente principale del tema narrato. Per quel che si accennava prima invece, siamo di fronte a quasi tutte le
anticipazioni del più grosso successo di Crash,
dove il concetto d’automobile supera però quello di consumo in questa sede
rappresentato e dove riprenderà le immagini delle automobili nel gesto di
inglobare i passeggeri. Ritornando al film invece, sono interessanti solo
alcune sequenze, in particolare quella di Billie con le due autostoppiste
mentre versa sui loro corpi nudi l’olio della Fast Company, ed il fatto che il
regista abbia acquisito una maggiore capacità nel lavorare in esterno. Manca
del ritmo, ed in questo film non si potrebbe nemmeno dire che faccia parte
dello stile del regista, poiché procede su binari semplici, ma con cadenza
incerta e affaticata.
Bucci Mario
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