NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Veloci di mestiere - Fast Company
Anno: 1979
Regista: David Cronenberg;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Canada;
Data inserimento nel database: 27-09-2005


La grande guerra

Fast company – Veloci di mestiere. David Cronenberg. 1979. CANADA.

Attori: Nicholas Campbell, Claudia Jennings, John Saxon, William Smith

Durata: 90’

Titolo originale: Fast company

 

 

La punta di diamante del team Fast Co., il pilota di dragster Lonnie Johnson, ha un incidente sulla pista dal quale esce senza ammaccature ma con l’auto distrutta. Per non deludere il pubblico, ma soprattutto per volere dello spietato manager Phil Adamson, Lonnie sostituisce il giovane pilota Billie nella sua categoria, le funny cars. Il campione vince contro Gary Black, suo acerrimo rivale. Lonnie, dopo aver sentito il suo meccanico, scopre che la Fast Co., multinazionale che produce olio per automobili, non ha rinnovato il contratto di rifornimento con la sua squadra, e ne approfitta per offendere la marca durante un’intervista. Phil va su tutte le furie e mentre cerca di sostituirlo ingaggiando il team di Gary per nome della Fast Co., licenzia anche la giovane Candy Alison, donna immagine della multinazionale, perché rifiutatasi di andare a letto con un cliente facoltoso. In realtà Candy è innamorata di Billie, con il quale va a letto la sera stessa. Sul circuito di Spookane sopraggiunge anche Sally, la compagna di Lonnie, poco prima che scoppi la lite definitiva tra il pilota ed il suo manager. Chiedendo aiuto ad un meccanico della scuderia di Gary, Adamson fa sabotare la macchina di Lonnie che durante la gara prende fuoco. Ancora una volta Lonnie ne esce vivo e il suo avversario intuisce che qualcosa sia stato manomesso nella macchina di quello. Phil Adamson ne approfitta ugualmente per licenziare tutto il team, sequestrando l’auto del campione. La squadra, trovatasi sola, si riforma ugualmente e decide di riprendersi l’auto, in bella mostra in un salone espositivo. Rubata l’auto, il team si ripresenta sulla pista.

Passato giustamente inosservato, mai distribuito ufficialmente nelle sale italiane, tra documentario e fast video, l’incursione del regista nel mondo delle corse automobilistiche, alle quali sembra fosse molto interessato, può essere letta solo in chiave di un percorso appena accennato e sviluppato decisamente meglio negli anni futuri. Politico ma estremamente didascalico, critico ma senza profondità tangibile, Fast Company è un film che affascina solo per il contesto in cui è descritto, il mondo delle funny cars, il cui significato è sicuramente quello di un consumo immediato, del godimento minimo (le macchine impiegano circa sei secondi per finire una gara), dietro il quale si cela la grande ed esperta mano delle multinazionali. Non è, infatti, il modello di Lonnie del suo team a compiere scelte o ad avere la libertà di dire quel che pensa, è il marchio Fast Company (rappresentato dal perfido Phil) a vivere di vita propria, muovendo i tasselli di vite separate (la distanza tra il pilota e la compagna) e sul filo della tragedia (il protagonista che esce indenne dagli incidenti). “Loro strisciano, noi voliamo…” dice ad un certo punto Phil Adamson a Candy, mentre con l’elicottero scorgono il camion dei piloti sulla strada, e questa frase basta per dare indicazioni su quella che è la componente principale del tema narrato. Per quel che si accennava prima invece, siamo di fronte a quasi tutte le anticipazioni del più grosso successo di Crash, dove il concetto d’automobile supera però quello di consumo in questa sede rappresentato e dove riprenderà le immagini delle automobili nel gesto di inglobare i passeggeri. Ritornando al film invece, sono interessanti solo alcune sequenze, in particolare quella di Billie con le due autostoppiste mentre versa sui loro corpi nudi l’olio della Fast Company, ed il fatto che il regista abbia acquisito una maggiore capacità nel lavorare in esterno. Manca del ritmo, ed in questo film non si potrebbe nemmeno dire che faccia parte dello stile del regista, poiché procede su binari semplici, ma con cadenza incerta e affaticata.

 

 

Bucci Mario

[email protected]