La
casa nera. Wes Craven. 1991. USA.
Attori: Brandon
Adams, Everett
McGill, Wendy Robie, A.J. Langer
Durata: 102’
Titolo originale: The
people under the stairs
USA. Los Angeles. Ghetto di colore. Una famiglia d’afroamericani
rischia lo sfratto, ma scopre che il padrone di casa è anche proprietario della
maggior parte degli immobili del quartiere. La casa nella quale vive con la sua
famiglia è un’oscura abitazione ipersigillata da lucchetti ed inferriate
inaccessibili. Un bambino e due ladri adulti decidono di introdurvisi per
rubare delle monete d’oro ma la realtà che gli si para davanti è superiore alla
loro immaginazione. In cantina, infatti, sono tenuti segregati ragazzi rapiti
che non hanno saputo rispettare le regole della casa e sono stati abbandonati a
loro stessi, ma senza alcuna via di fuga da quell’abitazione. La coppia
proprietaria della casa poi, non è nemmeno composta da spostati ma costituita
da fratello e sorella. Il bambino, aiutato dalla loro figlia della coppia e
dall’arrivo della popolazione del ghetto, riesce ugualmente sia a sottrarre
alcune monete d’oro che a distruggere casa, proprietari sanguinosi ed incubo,
liberando i ragazzi tenuti segregati.
Forse uno degli horror politici più riusciti dell’ideatore
di Nightmare – Dal profondo della notte
(1984), che sceglie ancora una volta la famiglia ed il rapporto tra genitori e
figli per costruire un impianto narrativo che prende spunto anche da diversi
stereotipi delle favole gotiche, come la casa dell’orco o il mito delle monete
d’oro. L’aspetto più interessante però è il rapporto tra la famiglia di
bianchi, espressione esasperata ma efficace del capitalismo americano wasp, e
la comunità degli afroamericani, tenuta in condizione di povertà e sotto
schiaffo. L’esplosione finale e la pioggia di dollari chiude infatti un
discorso iniziato con il chiaro intento di porre in essere una critica alla
condizione sociale della maggior parte dei cittadini americani. Il rapporto
incestuoso poi altro non fa che ribadire una società chiusa che detta regole
imponendole a se stessa ed agli altri. Horror atipico dunque, per certi versi
più vicino a John Carpenter (quello di Fog
(1980) per intendersi) che allo stesso Wes Craven, ma con una resa del tutto
convincente, dove l’orrore non emerge solo nella ridefinizione degli zombie (di
chiara natura Romero) ma nell’insana
aria che invade una casa sigillata d’odio. Per certi versi è rintracciabile in
questa pellicola l’inizio di un percorso che condurrà il regista a prendersi
sempre meno sul serio, a rimodellare il genere, e che culminerà con il film Scream (1996), vera antologia
dell’horror sul grande schermo. La folle coppia di capitalisti è la stessa apparsa
sul piccolo schermo nel serial televisivo ideato da David Lynch negli anni
Novanta, Twin peaks.
Bucci Mario
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