Orwell 1984. Michael
Radford. 1984. G.B.
Attori: Richard
Burton, John Hurt, Suzanna Hamilton, Cyril Cusack, Gregor Fisher
Durata: 115’
Titolo originale: 1984
Londra. Anno 1984. Il governo totalitario dell’Oceania
gestisce le vite di operai sfruttati nella correzione
della storia, dei fatti e quindi della memoria, e le vite dei prolet, poveri
mantenuti in uno stato di povertà assoluta e che compongono lo strato più basso
dell’intera struttura sociale. Attraverso il Grande Fratello, l’occhio che
spia, un monitor presente in qualsiasi luogo della vita ordinaria, il governo
dell’Oceania controlla le menti dei cittadini, diffondendo notizie e recependo
reazioni. La delazione è lo strumento con cui la società elimina i potenziali
rivoltosi e rivoluzionari. Winston è un dipendente che cancella parole dai
giornali e sostituisce le notizie in modo che la gente (soprattutto i prolet, tenuti
in costante ignoranza) non riesca ad avere una verità costante. Ma Winston è
anche un uomo dotato di una profonda coscienza e che sogna un esteso campo
verde, spettacolo che la metropoli distrutta nella quale vive non potrà mai
restituirgli. Un giorno Winston, che scrive un diario nascondendosi a lato del
Grande Fratello per non farsi vedere, è agganciato da Julia, una ragazza che si
dichiara innamorata di lui. I due instaurano una relazione che convince Winston
ad affittare una stanza nel settore dei prolet, e che sceglie come nido d’amore
con Julia. Per giorni le cose vanno bene, ma accade che alla fine, si tratta
tutto di un raggiro messo in opera dal governo perché conscio delle logiche di
Winston e Julia. Sottoposto a torture, Winston sarà costretto
a fare il delatore con Julia, ad odiare quello che ha fatto con lei, ed ad
amare il Grande Fratello.
Una delle versioni più fedeli del romanzo di George
Orwell, 1984 appunto, che s’inserisce
nel processo produttivo cinematografico pronto a celebrare la coincidenza
storica dell’avvenimento, ed al quale partecipò anche una produzione americana
con il più grottesco, ma non per questo meno bello, Brazil (1985) di Terry Gilliam. Certo non sono queste le uniche
pellicole ispirate o modellate sul racconto di Orwell (la prima trasposizione
ufficiale era stata Nel 2000 non sorge il
sole (1956) di Michael Anderson, anche questa inglese), ma sono sicuramente
le due che più di tutte cercano di rispettarne il linguaggio narrativo. La
versione di Michael Radford è molto asciutta, in chiaro stile anglosassone,
priva di fronzoli, e con un impianto visivo che si segnala per una scelta più
teatrale che cinematografica (rarissimi i movimenti di macchina). Ben
fotografato, soffre però la mancanza di qualcosa di non detto, e soprattutto
l’approccio scontato alla narrazione. È proprio quest’ultimo il suo difetto
principale, perché questa versione del film si rivolge praticamente
solo a coloro che hanno letto il romanzo, perché per tutto il resto del
pubblico il risultato finale è una superficiale comprensione dei fatti e delle
tematiche, nel romanzo molto più profonde (vedasi la teoria delle canzoni cantate
dai prolet o il libro di Goldstein, solo per fare alcuni esempi). Bravi gli
attori (Richard Burton, come scritto nei titoli di coda, morì poco dopo le
riprese), il film ha purtroppo una povertà di suoni (il libro dava l’idea di
una civiltà distrutta ma comunque molto più chiassosa
e presente) che non aiuta ad entrare nella realtà opprimente di Oceania, ed invece
un sottile e funzionale commento musicale al quale ha partecipato anche il duo
degli Eurythmic. Nel gesto di rispetto verso il Grande Fratello, si riconosce
l’ammiccamento a Pink Floyd - The Wall
(1982) di Alan Parker, ed alla figura di Bob Geldof. Volutamente staccato, forse troppo distante,
la versione di Radford non convince.
Bucci
Mario
videodrome76@hotmail.com