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Fronte del porto - On the waterfront
Anno: 1954
Regista: Elia Kazan;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 25-04-2005


Fronte del porto

Fronte del porto. Elia Kazan. 1954. USA.

Attori: Marlon Brando, Eva Marie Saint, Karl Malden, Rod Steiger, Lee J. Cobb, Nehemiah Persoff

Durata: 108’

Titolo originale: On the waterfront

 

 

New York. L’ex pugile Terry Malloy, fratello di Charley, per fare un favore al boss Johnny Friendly, organizza involontariamente la morte di un amico che alcuni giorni dopo avrebbe denunciato ad una commissione d’inchiesta gli illegali comportamenti del boss sul posto di lavoro. Sono, infatti, tutti braccianti portuali e la banda di Friendly gestisce il mercato delle risorse umane. Dopo la morte del ragazzo, tra i lavoratori Terry viene visto come fiancheggiatore della gang ed allontanato, mentre ad avvicinarsi a lui ed alle questioni del porto è un prete, padre Barry. Terry intanto s’innamora di Edie Doyle, sorella del ragazzo ucciso, e che è in cerca di scoprire di chi lo ha ucciso. I braccianti accettano di incontrarsi in chiesa per discutere della loro condizione, ma un gruppo di picchiatori inviato da Johnny Friendly disperde i partecipanti. Un bracciante si lascia però convincere dal prete a denunciare il boss, ma il giorno prima di andare in tribunale viene ucciso con un finto incidente di lavoro. Terry è combattuto sul da farsi e convinto da padre Barry dice la verità a Edie, che da lui fugge. Il ragazzo decide allora di denunciare il boss, senza che il fratello Charley riesca a fargli cambiare idea e che per questo motivo viene ucciso dal boss. Dopo aver testimoniato contro di lui, Terry perde ovviamente anche il lavoro e la stima dei compagni che, preoccupati di essere licenziati, lo allontanano come uno spione. Terry allora affronta a mani nude il boss Johnny Friendly e su richiesta dei colleghi si sostituisce a lui come datore di lavoro.

È strano come uno dei film considerato da molti come un caposaldo del cinema sia così ricco di contraddizioni sia estetiche che morali. Esso infatti, ispirato da un racconto di Budd Schulberg, a sua volta basato su una serie di articoli giornalistici di Malcolm Johnson premiati con il premio Pulitzer, tratta, oltre all’organizzazione operaia contro il sindacato, soprattutto della condizione del regista nel panorama artistico americano e di un particolare momento storico che concluse cioè il periodo in cui collaborò con il maccartismo. Fronte del porto, infatti, tratta della storia di uno spione, di un ragazzo selvaggio dagli occhi tristi che non sa da che parte stare, abituato a dare pugni e a vendersi gli incontri, concreto e difficile, che alla fine, dopo che da tutti è stato incompreso, redento, si ritrova ad essere nominato leader di un gruppo di braccianti incapaci di rivoltarsi contro la gang del boss. Se quindi da un lato c’è una sorta di volontà redentiva da parte del regista, di voler esorcizzare con questo film la sua collaborazione fatta compilando le liste di McCarthy, c’è dall’altro la forza, o se vogliamo chiamiamola la prepotenza, del grande regista che un po’ si sente, nonostante tutto, ancora un leader. A questo scopo si deve forse la scelta dell’attore protagonista alla quale figura deve molto il suo interprete, Marlon Brando, con il personaggio di Terry passato alla storia per il suo sguardo fiero che non ascolta chi gli parla, e che s’illumina di scaltra caparbietà. I suoi occhi in questa pellicola hanno il senso della sfida nascosto sotto le ciglia, sorretto dal gesto di masticare la gomma che dà al personaggio quell’aria da bullo indomito, tirapugni per vocazione che probabilmente Kazan voleva per parlare anche di se stesso. Molto forte nel personaggio (e nella storia) è il senso di redenzione dunque, al quale il regista stesso sembra aggrapparsi, ma che come si è visto diventa alla fine responsabilità messianica. In questo è molto importante il ruolo giocato dal soggetto, scritto da Schulberg, anch’egli collaboratore di Mc.Carthy. Tornando alle contraddizioni di questo gran film, a parte la necessità con la quale è stato realizzato, altri piccoli segnali d’indecisione che caratterizzano il passaggio del regista da una fase all’altra della sua carriera: uscito dal circuito di Hollywood, il regista va a girare a New York, quasi solo in esterno, senza troppo intervenire con le luci per ricavare un aspetto realistico, ottenendo una meravigliosa fotografia di Boris Kaufman che però sembra voler comunque correggere ciò che è grezzo o spigoloso, mostrando un retaggio manieristico. Kazan insomma, sceglie di allontanarsi da Hollywood, ma rifà il cinema hollywoodiano a New York, ovviamente benissimo, con una gran gestione degli attori cioè ed un calibratissimo uso del montaggio strutturato come fosse un crescendo dall’ingresso di Terry sul molo (all’inizio del film, con pochi cambi d’inquadrature) fino alla sequenza finale in cui Marlon Brando si trascina dopo essere stato pestato (con molti cambi d’inquadratura, ma anche con soggettive e fuori fuoco). Dopo Fronte del porto, il cinema di Kazan è dunque pronto per cambiare. L’ultima immagine, quella che vede la saracinesca abbassarsi mentre i braccianti vanno a lavoro, evoca in un certo senso Metropolis (1927) di Fritz Lang. Dopo essere stato presentato al Festival del cinema di Venezia, ottenendo il Leone d’argento ed il premio dei cattolici (la figura del prete, interpretata da Karl Malden, è quella che ne esce meglio) il film stabilì un record alla notte degli Oscar, ottenendo ben tre nominations per lo stesso ruolo (attore non protagonista) su un totale di dodici: ne vinse otto con miglior film, regia, attore, attrice non protagonista, sceneggiatura, fotografia, scenografia e montaggio.

 

 

Bucci Mario

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