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Le colline hanno gli occhi - The hills have eyes
Anno: 1977
Regista: Wes Craven;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 14-04-2005


Le colline hanno gli occhi

Le colline hanno gli occhi. Wes Craven. 1977. USA.

Attori: Susan Lanier, Robert Houston, Martin Speer, Dee Wallace, Michael Berryman

Durata: 90’

Titolo originale: The hills have eyes

 

 

USA. Deserto. Una numerosa famiglia di pellegrini sta andando verso la California, ma si trova bloccata a causa di alcuni problemi con la macchina. Un paio d’elementi si allontanano per trovare aiuto alla vicina stazione di benzina, mentre altri rimangono al buio, nel deserto, confortati solo dal fatto di avere a rimorchio una roulotte. Un gruppo di cannibali, frutto di alcuni esperimenti atomici in zona, assedia il gruppo fino allo scontro finale.

Seconda pellicola per il talentuoso Wes Craven, uno dei maggiori autori capace di reinventare un genere, quello horror, che in questo periodo si stava appiattendo su formule ormai da troppo tempo consolidate. Le colline hanno gli occhi, infatti, fa da anello di congiunzione tra il primo horror (quello d’ambientazione “provinciale”) e il new horror (con riferimenti alle metropoli o comunque al decadimento della società occidentale), arricchito però di colpi di scena, attitudine che presto diventerà marchio del regista stesso. Quello che, infatti, Wes Craven compie, è soprattutto un lavoro di svecchiamento del genere, a livello di sceneggiatura soprattutto, introducendo elementi caratteristici del western crepuscolare (la famiglia di cannibali è come una tribù d’indiani) dove ad una serie di passaggi obbligati fa corrispondere intuizioni narrative spiazzanti e comunque divertenti (il finale che ricorda per certi versi la parodia del classico Duello al sole (1948) di King Vidor). È soprattutto in chiave sociologica che il film può essere riletto oltre l’aspetto visivo cui l’horror è legato, poiché gli aggressori altro non sono che il risultato di una comunità abbandonata a se stessa e sulla quale vengono incautamente fatti degli esperimenti nucleari che li trasformano in cannibali, elemento principale nell’antropologia, per indicare una deriva della comunità sociale, nonché un’involuzione vera e propria del concetto di confronto ed accoglienza tra diversi gruppi d’appartenenza. Oltre questi elementi, anche il sottotesto religioso, non trascurabile, dovuto soprattutto all’educazione che il regista ha subito da piccolo: la famiglia di pellegrini è assalita da uomini che hanno nomi pagani (Giove, Plutone, Mercurio e Marte) ed ogni elemento, che non rispetta l’ordine delle regole (il consiglio del benzinaio a fuggire dalla zona), è punito selvaggiamente dalla tribù di folli cannibali. Il film ottenne il primo premio al Festival di Sitges. Il regista diresse poi il sequel, The hills have eyes 2 (1985), ma la pellicola, nonostante il successo del primo episodio, è rimasta inedita in Italia. La locandina del film, il primo, è nella cantina del film La casa (1983) di Sam Raimi [i]. Prima di Wes Craven anche il regista Tobe Hooper, con la famiglia di cannibali ne Non aprite quella porta (1974), aveva cercato di fare la stessa cosa, con eguale successo, ma con qualcosa in meno a livello di novità narrative.

 

 

Bucci Mario

[email protected]

 



[i] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi