NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Secretary
Anno: 2002
Regista: Steven Shainberg;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-12-2004


La grande guerra

Secretary. Steven Shainberg. 2002. USA.

Attori: James Spader, Maggie Gyllenhaal, Jeremy Davies, Patrick Bauchau, Stephen McHattie, Oz Perkins, Jessica Tuck

Durata: 104’

 

 

Una segretaria, bloccata da un attrezzo masochistico, prepara la colazione per il suo capo. Flashback. Sei mesi prima. Lee Holloway è una ragazza infelice. Il giorno del matrimonio di sua sorella per esempio, lei, si ferisce per provare un’emozione. Insoddisfatta, tornata a casa con i genitori dopo due anni in un istituto per cure mentali, cerca lavoro e risponde all’annuncio di un avvocato alla ricerca di una segretaria. Conosce così Edward Gray, esigente e solitario avvocato che la assume. Intanto a farle la corte è Peter, un suo ex compagno del liceo appena uscito da un esaurimento nervoso. In ufficio invece, l’avvocato Gray incomincia a notarla e soprattutto a fare attenzione al suo bizzarro modo di lesionarsi con penne o matite. Tra i due nasce una passione che porta l’avvocato a sottometterla in ogni minimo atteggiamento, e lei ad accettare, consapevolmente, qualsiasi umiliazione. Un giorno però la ragazza viene licenziata ed inizia a frequentare altri uomini prima di accettare la proposta di matrimonio di Peter, alla quale poi rinuncia. Si barrica in ufficio nell’attesa che l’avvocato torni. I due si sposano.

Tratto da un racconto di Mary Gaitskill, preso a sua volta dalla sua raccolta Bad behavior, il film di Steven Shainberg affronta con eccessivo compiacimento una condizione femminile sottomessa e debole, ed una relativa mascolinità che tende a sottometterla. È vero che si tratta di adulti consenzienti (ma quanto visto che lei esce da un istituto clinico?) e che quindi tutte le pulsioni sessuali non possono essere viste come violente o eccessive ma come volontarie, ma comunque oltre questo nel film si sente la mancanza di una vera e propria storia (d’amore? drammatica? sincera?) soprattutto alla luce di un finale scontato. È un’attrazione distante quella dei due protagonisti, che per quasi tutto il film sembrano evitare il contatto (la doppia masturbazione senza contatto ne è un’immagine), attrazione dettata soprattutto da una condizione di lavoro, lui avvocato e lei segretaria, che incide sul sesso almeno quanto sulla vita ordinaria. Il finale, che ribalta le due condizioni (un classico del rapporto tra dominatori e dominati) alla ricerca della tenerezza, oltre che scegliere la strada dell’happy end, riporta la stessa condizione dall’ufficio nel quotidiano. Patinato, distante, troppo falso perché passi come vero, il film potrebbe giocare forse proprio sull’assurdità di quanto passa sullo schermo, ma non riesce a giovarsene, ed inficiando d’inutilità l’intero lavoro. Se il regista voleva insinuare del marcio nella casta alta degli avvocati d’America, il colpo sembra aver mancato il bersaglio. Adatto ad un pubblico femminile sessualmente in crisi e ad un pubblico maschile che accompagna il pubblico femminile a vedere questo film. Erotico come il potere, spicciolo e con un presupposto dato per scontato, involontariamente disturbante. Per certi versi il film può sembrare una sorta di Il diario di Bridget Jones (2001) di Sharon Maguire, più oscuro e masochistico, con qualche accenno ballardiano (oltre a James Spader anche il tema del dolore di Crash (1996) di David Cronenberg), e, sembra strano ammetterlo, con qualcosa di Tinto Brass (che ha spesso utilizzato il binomio sesso\potere) sicuramente meno godereccio e volgare ma comunque molto vicino per intento. Si salva la buona prova degli attori, soprattutto quella della brava Maggie Gyllenhaal. Le musiche sono di Angelo Badalamenti, e l’adattamento a sceneggiatura di Erin Clessidra Wilson, commediografa post- femminista. Il regista John Waters, presidente di giuria del Sundance Festival 2002, per questo film s’inventò il premio per il soggetto più bizzarro [i].

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[i] Morando Morandini. Dizionario dei film 2004. Zanichelli.