Una
lucertola con la pelle di donna. Lucio Fulci. 1970. ITALIA-SPAGNA-FRANCIA.
Attori: Florinda Bolkan,
Stanley Baker, Jean Sorel, Silvia Monti, Leo Genn, Anita Strindberg
Durata: 95’
Londra. La signora Carol Hammond sogna ripetutamente di
passare in luoghi affollati di gente nuda. Confessa al suo psicanalista di
sognare spesso anche rapporti saffici con la sua vicina di casa, Julia Durer la
quale ha una vita sregolata e piena di conoscenze nel mondo beat. Una
notte però, la signora Hammond sogna di uccidere la sua vicina di casa che poco
dopo viene trovata veramente morta nel suo appartamento. Sul luogo del delitto
sono ritrovati anche alcuni indumenti, compresa l’arma del delitto, un
tagliacarte, che conducono direttamente alla signora Hammond. Il padre della
donna, eminente avvocato, in un primo momento cerca di aiutarla, accusando
addirittura il marito poiché forse ricattato per un adulterio, ma alla fine si
suicida incolpandosi dell’omicidio, quando intanto sono morte altre due
persone. In realtà l’ispettore Calvin scopre che l’assassina è proprio Carol
Hammond che aveva una storia con la vittima la quale aveva provato a ricattare
il ricco padre.
Thriller alla Fulci, ed uno dei migliori del
maestro. Per la prima mezz’ora si assiste ad un vero e proprio viaggio
lisergico, fatto di colori ed inquadrature plastiche, esperimenti e forzature
barocche, un sogno che presto però il maestro trasforma in un incubo, in un
delitto eseguito con ferocia. Saffico e d’ispirazione freudiana, meno
manieristica e ridicola di tante altre trasposizioni psicanalitiche sul grande
schermo, il film prosegue sulla scia del giallo (forse pretenziosamente) senza
rinunciare a colpi di scena d’effetto, fuori conteso ma comunque efficaci, come
la stanza d’ospedale dove Carol Hammond trova i cani sezionati o gli incubi che
la stessa sogna in stati di delirio. Le musiche di Ennio Morricone (dirette dal
solito Bruno Nicolai), la fotografia di Luigi Kuveiller, gli effetti speciali
di Carlo Rambaldi, la mano di Ubaldo Terzani alla m.d.p. e il montaggio di
Jorge Serralonga (guardare il ritmo della scena in cui l’hippy dai capelli
rossi cerca di sfondare la porta o alcuni primi piani della Bolkan, che quasi
anticipano il montaggio dogma) garantiscono comunque un film discreto,
sicuramente forte al tempo in cui uscì per la prima volta in sala. Forse un po’
incompiuto, il film ha un grande difetto, che sazia cioè troppo lo spettatore
nella prima parte dilatando l’effetto da incubo psichedelico e abbandonando
troppo presto il senso onirico di questo viaggio nel subconscio criminale.
Rimane ugualmente uno dei migliori film di Fulci tanto che recentemente è stato
portato a Venezia dal regista americano Quentin Tarantino che ha diretto la
sezione speciale dedicata proprio a B movie italiani.
Bucci Mario
[email protected]