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Beneath the valley of the ultravixens
Anno: 1979
Regista: Russ Meyer;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: U.S.A.;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Beneath the valley of the ultravixens. Russ Meyer. 1979. USA.

Attori: Francesca Kitten Natividad, Anne Marie, Ken Kerr, Lamar Shedd, June Mack, Pat Wright, Michael Finn, Steve Tracy, Sharon hill

Durata: 93’

 

 

Texas. U.S.A. Un uomo fa finta di suonare mentre nella stessa stanza una procace bionda gioca con un computer. Vestito da fantasma, in una bara, l’uomo si fa amare dalla sensuale donna. Un fattore presenta i protagonisti della storia. L’insaziabile Lavonia fa di tutto per attirare l’attenzione del suo uomo, Lamar, ma quando ci riesce lo scopre interessato solo al suo posteriore. Offesa e preoccupata delle tendenze del marito, Lavonia fugge di casa e si lascia possedere da un camionista. Il giorno dopo, a seguito di una riappacificazione tra i due, Lavonia violenta un ragazzo in un lago e Lamar è costretto ad avere un rapporto con il suo capo donna, Sal. Anche con lei però l’uomo sente l’istinto di possederla da dietro. Nel frattempo un rappresentante di lingerie capita dalle parti di casa di Lavonia e si lascia sedurre dal suo insaziabile appetito. Cacciato dalla sua padrona per quanto ha fatto, Lamar prende una pausa in un bar dove Lavonia, sotto il falso nome di Lola Langusta, fa la strip dancer. Approfittando del fatto che il suo uomo si ubriaca, Lavonia riesce ad ottenere da lui un normale rapporto sessuale. Di ritorno a casa però, Lamar scopre quanto accaduto e trova per giunta la sua donna a letto con il camionista. Dopo aver cacciato l’uomo da casa sua, appoggiato dalla stessa moglie, Lamar decide di rivolgersi ad uno specialista, in realtà dentista con diverse tendenze. Qui Lamar ha il solito rapporto con l’infermiera ma il medico si scopre attirato proprio da lui. Mentre Lamar è costretto a nascondersi dalle voglie del medico, Lavonia si lascia intrattenere dall’infermiera. Per risolvere i suoi problemi, Lamar è lasciato dalla moglie presso Radio Rio Dio, la radio dell’amore. In una sorta di battesimo, la conduttrice del programma, una procace bionda, riesce ad avere un rapporto normale con Lamar. Lavonia ovviamente ne approfitta per consumare ancora una volta l’adulterio con il camionista. Ritornato a casa, Lamar finalmente riesce a gustare un intenso rapporto ordinario con la moglie.

Storia di sesso ordinario e straordinario per l’ultimo lavoro di Russ Meyer, farcito ovviamente di tantissime allusioni (lancette, gambe di tavoli, oggetti che entrano ed escono) che in una storia senza pretese o trama effettiva danno senso ad un discorso ormai arrivato alla frutta (l’insieme dei dettagli è superiore alle inquadrature di ampio respiro alle quali ci aveva abituato il regista). Questa pellicola, più di altre però, mostra gran parte della filosofia di Russ Meyer: le donne sanno quel che fanno e sanno come ottenere una cosa, l’uomo è oggetto e orizzonte di queste volpi del deserto. La rivincita delle donne passa anche per gli abusi sessuali cui queste sottopongono lo sfortunato Lamar, sempre più simbolo del maschio vittima di pruriginosi istinti femminili. Importante quindi la scelta delle ambientazioni che, oltre per rispettare la necessità di lavorare a basso costo, hanno reso caratteristiche tutte le pellicole del regista, partecipando in maniera contestuale alla storia. Al deserto esistenziale delle prime opere, qui subentra il deserto del consumo e della produzione di massa, alla pompa di benzina di Supervixens (1975) simbolo del tesoro degli stati del sud dell’America provinciale, subentra uno sfasciacarrozze dove lavora il protagonista, simbolo del riciclo e del trash. Ancora una volta poi, è la radio il filo conduttore della narrazione e del montaggio, in questo caso una radio davvero particolare, che prende il nome di Radio Rio Dio, con evidenti allusioni all’amore cattolico, qui frainteso (o ben inteso) come amore fisico e sessuale (il battesimo di Anne Marie nella vasca). Allusioni, citazioni, parodie, come sempre tantissime: una su tutte quella de Lo Squalo (1975) di Steven Spielberg, nell’aggressione di Lavonia al giovane natante. Assurdo come l’insieme dei testi spacciati per dialoghi, il film diventa spassoso ed insuperabile quando gli uomini aggrediti mostrano la propria sconfitta con schiume colorate che escono dalla bocca o quando un suono corrisponde solo all’immagine che richiama e non alla sua necessità realistica di rappresentazione oggettiva. Beneath the valley of the ultravixens è quindi un fumetto di esasperazione erotica, costruito su suoni onomatopeici e realizzazioni ginniche e parodistiche dell’atto sessuale, che purtroppo però hanno meno da dire rispetto ai lavori precedenti. Inutile giudicare gli enormi baratri sui quali si affaccia spesso la sceneggiatura (Lamar che non riconosce la sua Lavonia travestita da Lola Langusta) perché non è questo ovviamente che Meyer chiede al suo pubblico. La scelta di mostrare la strip dancer come necessaria per rendere il maschio tale, sembra un omaggio personale alla passione giovane del regista, che già con il suo Mondo Topless (1966) aveva mostrato per l’ambiente delle strip teasers. Assolutamente geniali (fuori di testa) le inquadrature da sotto il letto che esasperano la necessità di guardare dello spettatore, fino a far scomparire il ripieno dei materassi per mostrare i corpi poggiati sulle semplici molle che costituiscono l’immaginario giaciglio. Russ Meyer compare nel finale, chiamato in causa dal fattore, che commenta le assurde vicende di questa pellicola. Il fattore stesso, è l’unico collegamento con il precedente Supervixens (1975): è il tedesco che insegna al figlio quindicenne come avere un rapporto (con la madre!!!). 

 

 

Bucci Mario

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