Interceptor. George Miller. 1979. AUSTRALIA.
Attori: Mel Gibson, Joanne
Samuel, Steve Bisley, Hugh Keays-Byrne
Durata: 93’
Titolo
originale: Mad
Max
Australia. Prossimo futuro. Una banda di motociclisti
capeggiata dal grosso Toecutter semina il panico per le strade desolate del
paese e la polizia, ridotta all’impotenza dall’autorità, non può accusare uno
dei colpevoli pizzicati sul fatto. Jim Goose, uno dei poliziotti, è quello che
più si accanisce e diventa immediatamente obiettivo della banda che riesce a
farlo ribaltare prima con la sua moto e poi con un furgone sulla quale
trasportava il mezzo rovinato. La banda gli dà fuoco. Max, suo amico e collega,
spaventato da tanta violenza decide di lasciare il lavoro e di prendersi una
vacanza con la moglie ed il figlio. Ad una stazione di servizio però, la banda
importuna la moglie di Max e la coppia con bambino è costretta a rifugiarsi a
casa di un’anziana signora. Qui i malviventi riescono ad introdursi nella
proprietà ma l’anziana donna, armata di fucile, riesce a spaventarli ed a
permettere alla moglie ed al bambino di fuggire a bordo della loro auto, che
però si ferma a pochi chilometri di distanza. Il gruppo capeggiato da Toecutter
riesce a raggiungerli sulla strada e investe la donna in fuga con il bambino in
braccio. Per il piccolo non c’è salvezza mentre per la donna si tratta solo di
fortuna se riesce a rimanere in vita. Max decide allora di farsi giustizia da
solo eliminando tutti i componenti della banda durante un lungo inseguimento.
Esordio alla regia per George
Miller, e grande fortuna per un soggetto che, visto il successo riscosso, si è
guadagnato ben due seguiti con Interceptor – Il guerriero della strada
(1981) e Mad Max oltre la sfera del tuono (1985) entrambi diretti sempre
dallo stesso regista (il secondo con la collaborazione di George Ogilvie) ed
interpretati tutti dall’attore australiano Mel Gibson che già grazie al primo
episodio riesce ad essere accettato nel circuito di Hollywood con i favori di
pubblico e critica. Tornando ad Interceptor, invece, si tratta di un
campione d’incassi in Australia che diventa da subito icona di un collage di
generi che ben presto verrà a sua volta copiato, plagiato e citato da mille
altri cloni. Chiave di svolta nella rappresentazione di un futuro non troppo
lontano dal nostro, tanto da essere così simile all’oggi eterno, il film ha
diversi ingredienti esplosivi che lo hanno reso celebre: il tema della
giustizia vigilante (pubblica e privata) tanto caro all’America cinefila
cresciuta all’ombra dei vari Callaghan (Dirty Harry e Mad Max, Harry lo
sporco e Max il pazzo, la similitudine dei titoli non è del tutto
casuale) e dei giustizieri notturni; l’immagine apocalittica di un futuro
dominato dalla mancanza di risorse e di mozioni pure e genuine da un punto di vista
morale; l’alta velocità e la forza di nuove culture (quella rock punk
soprattutto, alla quale gli abiti dei motociclisti sembra alludere) che spesso
sfociano in semplici manifestazioni di violenza. A stretto contatto con la
cultura fumettistica, stretto tra alcune critiche che lo tacciano di
vigilantismo fascistoide, il film è a sua volta, come si è detto, un insieme di
tante altre pellicole, spesso dimenticate dalla critica ufficiale ed osannate
invece nel cosiddetto circuito underground: Motorpsycho! (1965) di Russ
Meyer sembra quella che più di tutte abbia subito questo saccheggio. Comunque
originale invece, nel rinnovare l’ultima frontiera del western (che altro
sarebbe se no questo film?) il film si poggia su arie desolate ed emozioni
forti che non lasciano indifferente lo spettatore (la corsa della moglie di Max
prima di essere investita) e che fanno apprezzare il regista per un lavoro che
riesce a rimanere nel genere (nei generi) senza troppe pretese d’autore. Una
sfida ad altissima velocità e di forte impatto visivo (è questo il punto forte
del film) che con coraggio e qualche strizzatine d’occhio di più si conclude
così come doveva, senza pretesa appunto. La pellicola è sta realizzata con il
procedimento Todd-AO 35, che permette l’effetto di dilatazione dello schermo [i].
Bucci Mario
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