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Il tagliagole - Le boucher
Anno: 1969
Regista: Claude Chabrol;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Francia; Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Il tagliagole. Claude Chabrol. 1969. FRANCIA-ITALIA.

Attori: Stéphane Audran, Jean Yanne, Roger Rudel, Mario Beccaria, William Guérault, Antonio Passaglia

Durata: 95’

Titolo originale: Le boucher

 

 

Périgord. Francia. In un paese, ad un vociante e caotico pranzo di matrimonio, l’ex militare Popaul, macellaio del paese, conosce Hélène, la direttrice di un istituto scolastico. Tra i due nasce lentamente qualcosa, che rimane pudico per tutto il tempo mentre man mano aumentano le vittime di un feroce assassino che uccide donne e ragazzine e che sta terrorizzando il paese. È proprio Popaul l’assassino che, di fronte alla necessità di uccidere Hélène poiché da lei scoperto, decide di togliersi la vita. Inutile il gesto della donna di accompagnarlo in ospedale.

Struggente melodramma intriso di elementi di giallo e suspence degni del grande maestro osannato da tutta la Nouvelle vague, Alfred Hitchcock. È proprio con l’uso del dettaglio, infatti, del particolare, dell’accendino regalato dalla donna al suo uomo e rinvenuto sulla scena d un delitto, che Chabrol riesce a costruire la storia, surriscaldandola di folle morbosità in ogni avvicinamento, ogni parola, ogni incontro o contatto tra i due. Hélène, infatti, sa che lui è l’assassino, ma la possibilità di aver trovato qualcuno che possa amarla, dopo un digiuno di oltre dieci anni dalla fine della sua ultima storia, fa in modo che tentenni di fronte alla verità e che poi, quando anche questa gli è spiattellata in faccia, si mostri misericordiosa di fronte al fatto di aver conosciuto l’amore, ancora una volta, non denunciando così Popaul e lasciando che muoia incolpevole. Importante in quest’ottica il bouquet di carne che il macellaio offre a Hélène. Storia di un incontro quindi, soprattutto politico, tra una donna e la sua bestia (tra la Francia ed il gollismo guerrafondaio che aveva trascinato il paese nelle guerre d’Algeria ed indovina) che si risolve solo attraverso la morte. Un inizio ridondante (il pranzo di nozze) che introduce a tutto un paese, che mostra una mentalità povera ma genuina e godereccia, dalla quale però si staccano i due protagonisti di quest’assurda storia d’amore, sorta di rivisitazione del tema de La bella e la bestia. Inquietante, asciutto, disilluso, un ottimo esempio di cinema di sottrazione, senza alcuna traccia di sforzo. Per certi versi, il personaggio di Popaul anticipa quello di Travis\De Niro in Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese, caratterizzato da un approccio ambiguo e angosciante con la propria donna, mentre l’inizio con il matrimonio anticipa quello visto ne Il cacciatore (1978) di Michael Cimino. Non a caso tutti e tre i film hanno nel sottotesto (o in primo piano come nel caso di quest’ultimo) l’orrore della guerra e l’impossibilità di essere qui, ora e presenti, con quanto accade nella vita di tutti i giorni (Popaul non riesce a resistere al suo istinto primordiale di uccidere).

 

 

Bucci Mario

[email protected]