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Blade violent – I violenti
Anno: 1983
Regista: Glbert Roussel (Claudio Fragra;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Blade violent – I violenti. Glbert Roussel (Claudio Fragrasso). 1983. ITALIA.

Attori: Laura Gemser, Carlo De Mejo, Gabriele Tinti, Ursual Flores, Claudio Romano, Franca Stoppi

Durata: 85’

 

 

U.S.A. La giornalista Emanuelle Larson nel tentativo di dimostrare che il procuratore Robinson è implicato in un traffico di stupefacenti, restata lei stessa coinvolta nella faccenda e condannata. In prigione, poiché ancora pericolosa, diventa oggetto di soprusi della direttrice e di Albina, la detenuta più dura del carcere. Da un’altra parte, quattro pericolosi detenuti condannati a morte sono trasferiti di carcere e durante il tragitto tentano una prima evasione. Lo sceriffo che li accompagna riesce ad evitargli la fuga, ma avendo perso i suoi uomini è costretto a chiedere ospitalità al carcere femminile dove Emanuelle è detenuta. Qui i delinquenti riescono ugualmente a girare a loro favore la faccenda ed a impossessarsi del carcere. Mentre tutti se la spassano con le detenute, la polizia prova a fare irruzione, ma invano, riuscendo solo ad uccidere uno dei quattro. Viene organizzata una roulette russa tra Emanuelle ed Albina, la quale muore. Un altro della banda è vittima della rappresaglia femminile e quando i due rimasti provano a darsi alla fuga il procuratore Robinson non si tira indietro dall’ordinare il fuoco, interessato soprattutto a far uccidere anche Emanuelle. Solo Crazy boy, il capo della banda riesce a fuggire a bordo di un’auto con Emanuelle lo sceriffo in ostaggio, ma è proprio quest’ultimo a saldare il conto finale del delinquente.

Ultimo appuntamento per il personaggio della giornalista Emanuelle, interpretato come al solito dalla bella (ma mai brava) Laura Gemser, questa volta protagonista di un classico W.I.P. movie (women in prison). Scegliendo la stessa ambientazione de Violenza in un carcere femminile (1982) di Bruno Mattei (entrambe le pellicole, infatti, furono girare nei pressi di Roma e Frascati a distanza di cinque settimane, con la collaborazione di Mattei) il regista inserisce la variante dei fuggitivi condannati a morte, portatori d’insana follia in un carcere già di per sé abbastanza difficile. Siamo in presenza di un livello davvero basso di cinema, difficilmente ascrivibile al mercato delle pellicole di serie B. Pochi spunti creativi e tanto sesso violento da far passare ogni pretesto erotico come necrofilo poiché si tratta sempre di sesso in prossimità della morte e della violenza. Testo di base dovrebbe essere la denuncia della situazione carceraria ma niente si avvicina a quanto gli obiettivi sembrano dichiarare. Due spunti interessanti in 85’ di pellicola: la soggettiva di un poliziotto con maschera antigas, e soprattutto la mezza rivolta in carcere con un operatore coinvolto, esaltata in pellicole più recenti come Assassini nati – Natural born killers (1994) di Oliver Stone. Blade violent parte con il piede sbagliato (una rappresentazione teatrale in carcere che allude all’orgoglio femminista di maniera) e finisce senza arrivare da nessuna parte. Sulla paternità della pellicola, infine, diversi problemi sorgono: per molti anni si è detto di questo film che fosse di Bruno Mattei ma in una recente intervista Claudio Fragrasso ha dichiarato di esserne lui il padre [i] ….che coraggio!).

 

 

Bucci Mario

        [email protected]



[i] Gian Luca Castaldi. Articolo pubblicato sulla rivista di genere Amarcord, n° 8-9.