Indagine
su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Elio Petri. 1970. ITALIA.
Attori: Gian Maria Volonté,
Florinda Bolkan, Gianni Santuccio, Orazio Orlando, Salvo Randone
Durata: 103’
Roma.Un uomo va a trovare una donna, la uccide e semina la
scena del delitto di prove evidenti, poi chiama la polizia. Uscendo dal palazzo
incrocia lo sguardo di un ragazzo. L’assassino è il capo della Sezione Omicidi
e quando fa ingresso alla questura festeggia la sua promozione alla Sezione
Politica. Dopo i festeggiamenti torna con tutta la squadra sul luogo
dell’omicidio dove ricorda di come alla vittima, Augusta Terzi, piaceva farsi
fotografare come vittima di altri casi risolti proprio dal suo amante, il capo
della Omicidi. L’uomo torna a casa e si ricorda anche di come si erano
conosciuti: era stata lei a perseguitarlo con telefonate anonime che lo avevano
convinto a incontrarla. Il giorno dopo l’omicidio, l’ormai ex capo della
Omicidi assume la direzione dell’Ufficio Politico e tiene un solenne e duro
discorso che associa la sovversione politica alla criminalità ordinaria. Per il
nuovo capo della Sezione Politica la libertà è contraria alle istituzioni.
Scende a visitare l’archivio degli schedati e scopre di Pace Antonio, anarchico
con il telefono sotto controllo, è il ragazzo che ha incrociato nel palazzo
dove ha commesso l’omicidio. Poco dopo torna ad interessarsi delle indagini e
il brigadiere Panunzio gli fa vedere le innumerevoli impronte che ha trovato
sulla scena ma alle quali non dà nessuna importanza proprio perché sono del suo
superiore. Nel frattempo stanno interrogando il marito di Augusta Terzi il
quale, omosessuale, parla di un’amante che la sua ex moglie aveva e che lo
minacciava per telefono. Una volta solo in casa, il nuovo commissario della
Sezione Politica lascia una confessione su un nastro magnetico nella quale
ammette di aver compiuto il gesto per provare la sua assoluta insospettabilità,
anche di fronte ai fatti. Il giorno dopo ritorna all’ufficio intercettazioni e
chiede di ascoltare quelle di Antonio Pace. Il brigadiere Biglia, che sta
seguendo il caso di Augusta Terzi, gli domanda di una cravatta che lui
indossava il giorno dell’omicidio e che potrebbe assomigliare a quella che
l’assassino aveva con sé durante l’omicidio poiché ne è stata trovata una
traccia sotto le unghie della vittima (in realtà lasciata appositamente proprio
dall’ex capo della Omicidi). Lui dice
di essere disposto a fargliela pervenire per un controllo ma poco dopo va nel
negozio dove l’ha comprata e convince uno stagnino ad acquistarle tutte per
lui. Ne prende una e, lasciandogli tutte le altre, confessa a questo di essere
l’assassino di Augusta Terzi e gli ordina di andare alla polizia a denunciarlo.
Torna in questura per dare la sua cravatta al brigadiere Biglia e viene sottoposto
ad un confronto con lo stagnino il quale però, confuso, prima lo riconosce ma
poi si ricrede. Un momento dopo c’è un’esplosione nella fogna della questura e
poi altre due in città. Il capo della Sezione Omicidi ordina così una retata
negli ambienti sovversivi e rivoluzionari e, dopo aver fatto cedere un compagno
in un interrogatorio, ottiene un confronto con l’anarchico individualista
Antonio Pace il quale però lo accusa di omicidio perché lo ha riconosciuto, ma
decide di non denunciarlo. L’assassino ricorda di aver visto una volta Augusta
e Pace e di aver provato gelosia. Decide allora di autodenunciarsi alla Omicidi
e poi si ritira a casa propria. Poco dopo arrivano tutti i rappresentanti
dell’autorità i quali, piano piano, una ad una, smontano le prove e non credono
al fatto, o almeno non vogliono farlo. Sembra un sogno, il capo della Sezione
Politica si risveglia sdraiato sul letto, ma in realtà tutti arrivano veramente
a casa sua per discutere del fatto e fargli firmare, su carta bianca, la confessione
della sua innocenza.
Non c’è dubbio che Indagine su un cittadino… sia
uno dei capolavori del cinema nazionale e uno dei film più importanti
dell’intero settore cinematografico mondiale. Costruito difatti come un giallo
poliziesco, tutto fa tranne proprio che percorrere le intenzioni del giallo
(l’assassino è subito svelato nelle prime immagini) perché nella realtà quello
che Petri vuole fare è descrivere le dinamiche del potere costituito ed
istituzionalizzato, rendendole provocanti e marce, dispotiche e folli, rigide
ed assolutamente irrazionali e contraddittorie. Il significato di autorità, in
questa pellicola, è soprattutto legato a quello del potere ed il potere, come
sempre accade, è in grado di salvare se stesso, sebbene ci sia tutta la volontà
di porre fine a questo circolo vizioso. Il finale, infatti, è più che chiaro:
anche se si è dimostrata la sfiducia o l’impossibilità da parte dell’autorità
di credere che un suo elemento costituente possa compiere un gesto
antiautoritario o illegale, di fronte alla propria accusa, non si riesce
ugualmente a fare in modo che l’autorità stessa possa essere messa sotto
giudizio, accusata ed infine condannata. Per Elio Petri allora, il rapporto tra
legale ed illegale si trasforma in psicosi soprattutto quando chi è messo a
gestione del potere vi rimane per troppo tempo (lo stato). Gran parte del
successo del film si deve al suo interprete principale, Gian Maria Volontà,
impagabile ed iperrealista come non mai, che consegna all’immaginario
collettivo una delle più alte e concrete rappresentazioni di questo potere
psicotico, che condanna e non riesce a farsi condannare, che uccide e non
riesce a farsi uccidere, che reprime senza giustizia. Accanto a questo, lo
sguardo del regista verso la condizione politica in cui l’Italia si trovava, e
la fredda descrizione della strada che stava scegliendo (“Repressione è
civiltà” grida Volontè al microfono durante il suo primo discorso\comizio
alla Sezione Politica) fatta di confusione tra criminalità ordinaria (scippi,
stupri e violenze tout court) e rivendicazione politica (sovversione e
scontro frontale su questioni politiche e sulle dinamiche del potere). “Sotto
ogni criminale può nascondersi un sovversivo e sotto ogni sovversivo può
nascondersi un criminale”… è bigottismo politico e autoritario, è il potere
che trema di fronte alle accuse e le rivendicazioni e che si organizza
costruendo una propria legge repressiva adatta, con ogni strumento, a
cancellare ogni forma di atto dotato d’interesse antiautoritario nel senso più
alto del termine. La figura di Augusta Terzi infine, potrebbe rappresentare
l’Italia che l’autorità dovrebbe difendere, che lo chiama e che poi lo istiga a
compiere atti illegali, che ha scelto la morbosità dannunziana della morte, e
che alla fine lui uccide più che per gelosia, perché affascinata dal movimento
rivoluzionario che sta scendendo nelle piazze alzando la voce (incontro tra
Augusta e l’anarchico Pace). Incisivo e diretto, Petri descrive, con le battute
di Augusta Terzi, un poliziotto che è come un ladro e come un prete, come colui
cioè che ha i suoi segreti e dei quali non può e non deve rendere conto a
nessuno, esattamente al contrario di quanto invece accade a coloro che in
questura ci finiscono o che sono pedinati o dei quali è tenuto sotto controllo
il telefono. Infantile ed immaturo (piange quando messo di fronte ai propri
limiti, urla quando aggredito) il funzionario dell’autorità, qualunque
impressione faccia su di noi, è sevo della legge, quindi appartiene alla legge
e sfugge al giudizio umano, come lo stesso Petri ci tiene a chiarire alla
fine della pellicola, rifacendosi alle parole dello scrittore Franz Kafka
(anche se l’idea del film ha una natura dostoevskiana). L’autorità confonde
quindi, chi gli sta di fronte ma anche chi ne fa parte, tranne Elio Petri che,
con lucidità invidiabile (e grazie alla collaborazione di Ugo Pirro nella
stesura del soggetto e della sceneggiatura) racconta tutto questo con una
freddezza glaciale e dirompente. Bellissime le musiche di Ennio Morricone,
dirette da un altro grande maestro, Bruno Nicolai. Pulitissima, infine, la
rappresentazione: fotografia di Luigi Kuveiller (autore anche della fotografia
del meraviglioso Profondo rosso (1975) di Dario Argento) mentre
l’operatore è Ubaldo Terzano. Oscar come miglior film straniero, premio
speciale della giuria al Festival di Cannes, fece ottenere il Nastro d’argento
a Gian Maria Volonté per la sua proverbiale interpretazione, volutamente sopra
le righe. L’uscita in sala della pellicola fu ritardata a causa della strage di
Piazza Fontana, avvenuta poco dopo la conclusione delle riprese. Il poliziotto
che dorme durante il comizio di Volontè alla Sezione Politica è il regista Elio
Petri, mentre il caratterista Fulvio Grimaldi, che nella pellicola interpreta
il giornalista Patanè, all’epoca militava in Lotta Continua [i].
Bucci Mario
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