L’ultimo
gladiatore. Umberto Lenzi. 1964. ITALIA.
Attori: Richard Harrison, Lisa
Gastoni, Marilù Tolo, Livio Lorenzon, Jean Claudio
Durata: 94’
Roma. Anno 41. L’imperatore
Caligola attacca la Britannia e fa schiavo il barbaro Glauco, portandolo nella
capitale e pretendendo di vederlo morire nell’arena contro i gladiatori.
Contrariamente a quanto si aspettava l’imperatore, Glauco li sconfigge tutti.
Rinchiuso nelle segrete, l’uomo riesce a fuggire liberando anche i suoi
compagni. Messalina, moglie di Claudio, organizza una congiura e fa in modo che
i pretoriani uccidano proprio Caligola, ottenendo così che suo marito sia
nominato imperatore, e facendo incarcerare i pretoriani, che invece si
aspettavano il ritorno alla repubblica. Cassio Cherea, senatore che ha
organizzato la congiura ed è riuscito a sfuggire alle persecuzioni di
Messalina, si nasconde nella suburra dove chiede aiuto a Glauco per organizzare
una rivolta e deporre Claudio. Messalina, fintasi schiava, si lascia condurre
nel rifugio dove si trovano i britanni e riesce a far accusare loro
dell’omicidio di Cassio Cherea, in realtà ucciso dal suo amante la stessa
notte. Una volta al palazzo, Messalina tende una trappola a Glauco facendo
esibire la donna di lui, Ena, anche lei resa schiava, in una gabbia. Glauco
abbocca ed è costretto, per ricevere la libertà di entrambi, ad eseguire ordini
di Messalina la quale ne approfitta per chiedere la morte di un altro senatore.
Glauco si rifiuta e riesce a scappare con Ena. Rintracciati nella campagna,
sono ricondotti nel palazzo dell’imperatore dove si presenta una delegazione di
britanni che chiede indietro l’uomo, poiché figlio diretto del loro re.
Condannato invece a morte, a Glauco è risparmiata la vita dal ritorno
dell’imperatore Claudio. Messalina si toglie la vita avvelenandosi e Glauco può
tornare in Britannia con Ena.
Esperienza nel genere peplum
per un regista che più in là con gli anni si affermerà soprattutto nel genere poliziottesco
e nel giallo. Ricco di falsi storici e facilonerie, nonostante le buone
intenzioni, il film appare piatto da un punto di vista estetico, escludendo un
paio di zoom alla Mario Bava (ovviamente fuori contesto visto il genere).
Dotato di notevoli mezzi (vedasi le scene di battaglia, comunque caratterizzate
da molte comparse e da una fotografia di ampio respiro) il film non decolla mai
e non mostra alcun’attenzione alle emozioni che potrebbe (provare a) suscitare
nello spettatore. Sincero nel suo saper girare, infatti, Umberto Lenzi non fa
un brutto film, ma non dice niente e non aggiunge niente ad un genere che va
detto, era comunque già da tempo in dirittura d’arrivo. Non una macchia di
sangue, e questo la dice lunga sul realismo della pellicola, dove ci sono
battaglie, aggressioni e combattimenti che si risolvono per la maggior parte
con scazzottate. Intelligente e tecnico (ma poco sfruttato) l’uso delle statue
per passare, in fase di montaggio, da una scena all’altra. Tra le comparse fila
Jimmy il fenomeno, con tanto di capelli lunghi biondi, nei panni di uno dei
britanni. Distribuito in Italia anche
con il nome Il gladiatore di Messalina.
Bucci Mario
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