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L’ultimo gladiatore
Anno: 1964
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

L’ultimo gladiatore. Umberto Lenzi. 1964. ITALIA.

Attori: Richard Harrison, Lisa Gastoni, Marilù Tolo, Livio Lorenzon, Jean Claudio

Durata: 94’

 

 

Roma. Anno 41. L’imperatore Caligola attacca la Britannia e fa schiavo il barbaro Glauco, portandolo nella capitale e pretendendo di vederlo morire nell’arena contro i gladiatori. Contrariamente a quanto si aspettava l’imperatore, Glauco li sconfigge tutti. Rinchiuso nelle segrete, l’uomo riesce a fuggire liberando anche i suoi compagni. Messalina, moglie di Claudio, organizza una congiura e fa in modo che i pretoriani uccidano proprio Caligola, ottenendo così che suo marito sia nominato imperatore, e facendo incarcerare i pretoriani, che invece si aspettavano il ritorno alla repubblica. Cassio Cherea, senatore che ha organizzato la congiura ed è riuscito a sfuggire alle persecuzioni di Messalina, si nasconde nella suburra dove chiede aiuto a Glauco per organizzare una rivolta e deporre Claudio. Messalina, fintasi schiava, si lascia condurre nel rifugio dove si trovano i britanni e riesce a far accusare loro dell’omicidio di Cassio Cherea, in realtà ucciso dal suo amante la stessa notte. Una volta al palazzo, Messalina tende una trappola a Glauco facendo esibire la donna di lui, Ena, anche lei resa schiava, in una gabbia. Glauco abbocca ed è costretto, per ricevere la libertà di entrambi, ad eseguire ordini di Messalina la quale ne approfitta per chiedere la morte di un altro senatore. Glauco si rifiuta e riesce a scappare con Ena. Rintracciati nella campagna, sono ricondotti nel palazzo dell’imperatore dove si presenta una delegazione di britanni che chiede indietro l’uomo, poiché figlio diretto del loro re. Condannato invece a morte, a Glauco è risparmiata la vita dal ritorno dell’imperatore Claudio. Messalina si toglie la vita avvelenandosi e Glauco può tornare in Britannia con Ena.

Esperienza nel genere peplum per un regista che più in là con gli anni si affermerà soprattutto nel genere poliziottesco e nel giallo. Ricco di falsi storici e facilonerie, nonostante le buone intenzioni, il film appare piatto da un punto di vista estetico, escludendo un paio di zoom alla Mario Bava (ovviamente fuori contesto visto il genere). Dotato di notevoli mezzi (vedasi le scene di battaglia, comunque caratterizzate da molte comparse e da una fotografia di ampio respiro) il film non decolla mai e non mostra alcun’attenzione alle emozioni che potrebbe (provare a) suscitare nello spettatore. Sincero nel suo saper girare, infatti, Umberto Lenzi non fa un brutto film, ma non dice niente e non aggiunge niente ad un genere che va detto, era comunque già da tempo in dirittura d’arrivo. Non una macchia di sangue, e questo la dice lunga sul realismo della pellicola, dove ci sono battaglie, aggressioni e combattimenti che si risolvono per la maggior parte con scazzottate. Intelligente e tecnico (ma poco sfruttato) l’uso delle statue per passare, in fase di montaggio, da una scena all’altra. Tra le comparse fila Jimmy il fenomeno, con tanto di capelli lunghi biondi, nei panni di uno dei britanni.  Distribuito in Italia anche con il nome Il gladiatore di Messalina. 

   

 

Bucci Mario

        [email protected]