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Umberto D
Anno: 1952
Regista: Vittorio De Sica;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 12-11-2004


La grande guerra

Umberto D. Vittorio De Sica. 1952. ITALIA.

Attori: Carlo Battisti, Maria Pia Casilio, Lina Gennari, Ilena Simova, Elena Rea, Memmo Carotenuto, Lamberto Maggiorani, Alberto Albani Barbieri

Durata: 89’

 

 

Roma. La guerra è finita da pochi anni e gli americani sono ancora nella capitale. L’anziano Umberto Domenico Ferrari, funzionario per trent’anni del Ministero dei lavori pubblici, vive con una misera pensione nella casa di una ricca proprietaria. Suoi unici compagni sono il cane Flaik e Maria, la serva della casa, giovane campagnola incinta di un militare. La situazione nella pensione non gira certo a favore dell’anziano poiché è interesse della padrona proprio quello di sfrattare l’uomo. Un giorno Umberto è colto dall’influenza e viene ricoverato all’ospedale dove riesce a mettere da parte qualche soldo risparmiando sul mangiare. Dimesso dall’ospedale torna a casa dove la situazione con la padrona è peggiorata: i lavori di ristrutturazione dell’appartamento hanno coinvolto anche la stanza dove viveva Umberto, ma ciò che più gli preme è Flaik, il cane, che la padrona ha volutamente fatto scappare via di casa. Umberto si rivolge allora al canile dove riesce a trovare il piccolo bastardo dagli occhi intelligenti. In difficoltà economiche, messo alle strette per il pagamento degli arretrati alla padrona di casa, Umberto prova a chiedere l’elemosina, ma il suo carattere orgogliosamente umile non riesce a fargli tendere la mano. Incontra qualche vecchio collega di lavoro, ma dopo il primo rifiuto ad un’esplicita richiesta d’aiuto, con il secondo collega evita di mostrarsi in difficoltà. Solo, disperato, l’anziano Umberto medita il suicidio più volte ma la sua preoccupazione principale rimane Flaik, che vorrebbe piazzare prima in una pensione per cani, dove decide di non lasciarlo più a causa delle condizioni in cui questi sono trattati, ed infine, giunto in un parco, prova a regalarlo ad una bambina, ma senza successo. Stringendo il cane fra le braccia, decide allora di suicidarsi lasciandosi travolgere da un treno ma il cane, scappato dalle sue braccia, riesce ad allontanarlo dalle rotaie. Spaventato dal gesto del suo padrone, anche Fliak sembra deciso ad abbandonarlo, ma alla fine, proprio il cane, decide di mostrare comprensione nei suoi confronti. I due si allontanano felici giocando con una pigna.

Sicuramente il miglior film di Vittorio De Sica, costruito grazie alle ormai strette collaborazioni con Cesare Zavattini (autore del soggetto e della sceneggiatura) e Graziati. R. Aldo (direttore della fotografia), tutti e tre tra i principali artefici del neorealismo. Umberto D. è la storia di una tragedia moderna sull’indifferenza di fronte alla povertà, alla vecchiaia ed ai sentimenti genuini. Ai bambini ed alle famiglie di Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) (da molti considerato ancora il migliore film del regista) subentra, infatti, nella cruda rappresentazione della realtà italiana del dopoguerra, un anziano uomo capace di mostrare umiltà e profondità d’animo (occhi che luccicano e chiamano lacrime) forse mai più raggiunte nel cinema italiano. Inquadrature oggettive, immobili, che osservano spietatamente una storia di miseria ed umiltà capace, grazie proprio al suo rigore estetico, di scatenare le iraconde proteste dell’onorevole democristiano Giulio Andreotti, all’epoca Sottosegretario allo spettacolo. Derive della vita economica italiana e conseguente indifferenza da parte di uomini, amici ed istituzioni che voltano le spalle e chiudono gli occhi di fronte all’abisso sul quale si affaccia il pensionato Umberto, perdonato solo dal suo cane Flaik. Impagabile a questo proposito l’interpretazione di Carlo Battisti, glottologo docente dell’Università di Firenze, con questa pellicola alla sua prima ed unica partecipazione cinematografica. Umberto D., un nome che non è nemmeno definito e completo, ma che diventa per il cinema simbolo straziante di una condizione che senza compromessi s’incammina verso la solitudine e la morte. Con questa pellicola si conclude il momento più creativo del binomio Zavattini – De Sica [i] . Il soggetto steso da Cesare Zavattini iniziava così: Che cosa è un vecchio? I vecchi puzzano, disse una volta un ragazzo. Io temo che sui vecchi non la pensino diversamente molti che questa frase crudele non hanno mai detto. Esagero? Io voglio raccontarvi la storia di un vecchio e mi auguro alla fine che non direte che l’ho inventata. Si chiama Umberto D. …[ii]

 

 

Bucci Mario

[email protected]



[i] Sandro Toni su Alfonso Canziani. Cinema di tutto il mondo.  Mondadori

[ii] Antonio Costa. Saper vedere il cinema. Bompiani