Casco d’oro. Jacques Becker. 1952. FRANCIA.
Attori: Simone Signoret, Serge
Reggiani, Claude Dauphin, Gaston Modot, Raymond Bussières, Dominique Davray.
Durata: 96’
Titolo originale: Casque d'or
1898. Belleville. Francia.
Il falegname Georges Manda incontra, grazie all’amico Raymond, la bella
prostituta Maria, conosciuta da tutti anche con il soprannome casco d’oro,
affibbiatole per la sua folta ed affascinante capigliatura bionda. I due si
amano, ma devono fare i conti con la realtà di borgata e delinquente dalla
quale sono circondati. Raymond, infatti, fa parte di una banda di balordi
capeggiata dal cattivo Leca il quale, poiché attratto anche lui da Maria, mette
i due amici contro il protettore di lei, Roland. Dopo averlo ucciso in una
rissa, Georges si dà alla fuga e decide di vivere con Maria. Leca allora decide
di informare la polizia sull’omicidio e fa arrestare Raymond. Venuto a
conoscenza dell’arresto dell’amico, Georges si costituisce assumendosi le colpe
dell’omicidio ed entrambi sono mandati in carcere. Maria chiede aiuto proprio a
Leca il quale, dopo averla posseduta, si rifiuta. La donna, testarda, riesce a
far scappare Georges e Raymond prima che siano rinchiusi in prigione, ma
durante la fuga Raymond è ucciso. Deciso a vendicare la morte dell’amico, Manda
raggiunge Leca al commissariato di polizia e lo uccide. Pochi giorni dopo il
falegname è condannato a morte e giustiziato, davanti agli occhi di Maria, con
la ghigliottina.
Considerato dalla maggior
parte della critica come forse il miglior film del regista francese, Casco
d’oro è un melodramma d’influenza letteraria (ma ispirato ad un fatto di
cronaca) che come pochi rispetta il genere senza dare scampo ai protagonisti.
Sincero nella sua rappresentazione realistica (vedasi per esempio il rifugio in
campagna dove la coppia si nasconde), fotografato con un bianco e nero
affascinante (di Robert La Febvre) tendente a risaltare volti e costumi, il
film si distingue nel panorama cinematografico mondiale per quella passione ed
insieme di sentimenti che lo caratterizzano: amore e morte s’incontrano tra
gelosie e vigliaccherie tipiche della difficile vita di strada, ed alle quali
due personaggi d’anarchica memoria, Georges e Raymond, sembrano rispondere con
lealtà e pura amicizia. E sono proprio i personaggi, ognuno portatore di
un’ideale o di una caratteristica dell’aspetto umano, a colpire lo spettatore
più della storia in quanto tale: meravigliosa, infatti, è Simone Signoret che,
in tempi di gollismo, consegna alla figura della prostituta Maria una dignità
ed una carica sensuale che poche altre attrici sono riuscite a raggiungere,
così come è ottima l’interpretazione anche degli altri attori, tutti in stato
di grazia, almeno quanto il regista. Analizzato nell’ambiente storico nel quale
fu prodotto (primi anni cinquanta), il film ha maggiore valore se sono presi in
considerazioni gli obiettivi principali che si era posto e tra i quali,
soprattutto, la voglia di screditare una rappresentazione della Francia
nazionalista che era facilmente esportata come belle epoque, lontana
quindi dalle tragedie della guerra e dal collaborazionismo della repubblica di
Vichy. Caposaldo del cinema, ad ogni modo.
Bucci Mario
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