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Ottobre - Oktiabr'
Anno: 1928
Regista: Sergej M. Ejzenštejn;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: URSS;
Data inserimento nel database: 13-07-2004


La grande guerra

Ottobre. Sergej M. Ejzenštejn. 1928. URSS.

Attori: V. Nikandrov, Vladimir Popov, Boris Livanov, Eduard Tisse, i soldati dell’Armata Rossa ed i contadini di Leningrado

Durata: 108’

Titolo originale: Oktiabr'

 

 

Russia. Pietrogrado (San Pietroburgo). 1917. La statua dello Zar Alessandro III è tirata giù dal popolo in rivolta. Purtroppo vi sono dei dissidi interni e la guerra porta fame. Alla stazione ferroviaria della Finlandia arriva però Lenin a spingere il popolo contro il Governo provvisorio per trasferire il potere ai soviet. Il primo grande raduno è però disperso dall’intervento dei militari che sparano sulla folla ed il progetto bolscevico affonda e le sue sedi sono distrutte. Si riuniscono gli stati generali e il militare Alessandro Karenskij è messo a capo del Governo provvisorio. In nome di Dio e della Patria è chiesto l’intervento del generale Kornilov mentre la propaganda bolscevica contatta e riunisce tutte le rappresentanze militari e rivoluzionarie del paese. Il governo, inerme, è costretto a difendersi facendo ricorso ai detenuti e schierando tutto il proprio arsenale, ma nel frattempo lo stesso Karenskij con rappresentanti degli Stati generali fugge dal Palazzo d’Inverno. Il proletariato di Pietrogrado impara ad imbracciare le armi mentre al contempo è votata l’insurrezione dal Comitato centrale della Rivoluzione. È il 25 ottobre e viene bloccato l’accesso della nave da guerra Aurora poiché i rivoluzionari conquistano i ponti della città. I cosacchi preferiscono tenersi fuori mentre si riunisce al contempo il secondo Congresso dei soviet nel quale vince la posizione bolscevica su quelle moderate. Il palazzo d’Inverno è difeso da un gruppo di fedelissimi ma al segnale convenuto, le forze bolsceviche e rivoluzionarie lo assaltano e danno la caccia stanza per stanza agli ultimi rimasti. È rovesciato il Governo provvisorio e Lenin, che sale sul palco del Congresso dei Soviet, può annunciare l’avvenuta rivoluzione operaia e contadina a tutto il mondo.

Molto legato ancora all’idea intellettuale del montaggio delle attrazioni, dallo stesso regista teorizzato, Ottobre è una sontuosa opera di valore storico non solo perché ricostruisce un periodo che ha segnato la svolta delle ideologie mondiali, ma anche per la ricca capacità che questo regista mostra, ancora giovane, di saper costruire immagini così complesse e di forte ed ampio impatto visivo. Concentrato assolutamente sulla moltitudine (massa) come soggetto principale della pellicola (e del nuovo stato sovietico), Ottobre non vive nell’esperienza del singolo (se non nel mito di Lenin che aggrappato alla bandiera affronta il mal tempo nel suo comizio alla stazione in Scandinavia) ma di una forte identificazione collettiva in un progetto comune: la rivoluzione operaia e contadina, commissionata al regista per il decennale della Rivoluzione. Il film dunque sintetizza, in meno di due ore, i dieci giorni cruciali della rivoluzione d’ottobre, ed è ispirato al réportage giornalistico I dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed [1]. Il contributo del regista è però, oltre questa necessità rispettata di scrivere per la propaganda pagine di storia del cinema sovietico, nel forte impegno di sperimentare l’oggetto film con intuizioni non inferiori a quelle sviluppate nel precedente Sciopero (1925): prima di tutto viene la selezione degli eventi che, ridotta al tempo cinematografico di quasi due ore, si basa su una ricostruzione priva di un tempo sistematico ma basato su ellissi temporali legate fra loro dall’uso delle simbologie e del montaggio intellettuale, poi viene la vera rappresentazione dei fatti attraverso l’uso del montaggio intellettuale: l’uomo che spara sulla folla, in un violentissimo alternarsi del suo p.p. con due diverse inquadrature del mitragliatore; la morte di un rivoluzionario con i colpi inferti dagli ombrelli delle donne borghesi ed il cavallo azzoppato durante la rivolta; l’impressionante crudezza con la quale mostra il sollevamento dei ponti, con il cavalo che rimane appeso ed affonda quando cade anche il primo tentativo di rivoluzione bolscevica; la deificazione di Karenskij ottenuta con il montaggio di lui e di divinità buddiste, africane e cristiane [2] ed il pavone metallico che mostra il ventaglio delle sue piume; il Governo Provvisorio trasformato in abiti appoggiati sulle poltrone; gli interventi dei menscevichi e le strimpellate che divertono il pubblico; la diffusione del messaggio rivoluzionario con il montaggio degli orologi mondiali. Primi accenni al costruttivismo sovietico, filone avanguardista che influenzò la cultura sovversiva tedesca della Bauhaus [3], si possono scorgere in molte inquadrature stilisticamente rigide d’edifici, chiese e soprattutto in quelle militari, sui dettagli industriali dei proiettili e dei fucili. Largo, anzi larghissimo è il ricorso infine a simbologie che prendono spunto da statue: Napoleone e La primavera di Rodin non rappresentano il movimento rivoluzionario, proprio a causa della loro ferma, immobile sostanza. La pellicola fu data al pubblico solo l’anno dopo, nel 1928, poiché fu necessario snellire il materiale girato, soprattutto delle immagini che riguardavano Trotzkij, ormai in ribasso per l’ascesa di Stalin  [4], e quelle di Zinov’ev [5]. Al termine delle polemiche suscitate soprattutto dal suo eccessivo sperimentalismo e dalla sua estetica intellettuale, il regista lasciò il paese nel 1929 per recarsi all’estero ed apprendere la tecnica del sonoro. A questa pellicola collabora anche Eduard Tissè (che compare), il grande fotografo del cinema muto sovietico. Tutta la sequenza dell’assalto al Palazzo d’Inverno, ripresa dall’alto con un campo lunghissimo, è inimmaginabile ai giorni nostri, se non su un set interamente ricostruito.

 

 

Bucci Mario

[email protected]



[1] Antonio Costa. Saper vedere il cinema. Bompiani

[2] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi.

[3] Eric J. Hobsbawn. Il secolo breve. Biblioteca Universale Rizzoli.

[4] Alfonso Canziani. Cinema di tutto il mondo. Mondadori

[5] Paolo Mereghetti. Dizionario dei film 2000. Baldini & Castoldi