La
città dei mostri. Roger
Corman. 1963. USA.
Attori: Vincent
Price, Debra Paget, Lon Chaney Jr., Elisha Cook Jr.
Durata: 85’
Titolo
originale: The
haunted palace
New England. XVIII secolo. Joseph Kerver è accusato dalla
cittadinanza di Arkhan di stregoneria ed è bruciato vivo. Prima di morire però
egli maledice tutti gli abitanti. Nel 1875, 110 anni dopo, si presenta nel
paese Charles Dexter Ward accompagnato da sua moglie. Egli è un diretto
discendente di Joseph ed è in paese perché ha ereditato il castello di
proprietà di quello. I cittadini sono ostili e solo il dottor Willer si mostra
comprensivo nei confronti dei due stranieri e contrario alle credenze ed al
pregiudizio con il quale la coppia è accolta. Giunto nel castello però Charles
rimane colpito dallo sguardo del suo avo, ritratto in un quadro, e man mano che
passano i giorni alla sua personalità si sostituisce quella del defunto. Ad
aiutarlo in questo cambiamento è soprattutto Simon, uno dei due aiutanti che da
tempo aspettava il ritorno di Joseph. Intanto sua moglie avverte questo
cambiamento d’umore e di comportamento del marito, e ne parla con il medico
giunto al castello per informare la coppia che la notte prima, presso il
cimitero del paese, è stata trafugata la tomba dell’amante di Joseph. Dopo
repentini cambi di volontà, Charles, ormai sostituito dalla presenza di Joseph
nella sua mente, decide di andare fino in fondo ed allontana la moglie dal
castello per dedicarsi alla vendetta. In paese, infatti, due discendenti di
coloro che lo avevano bruciato muoiono in circostanze che spingono il resto
della popolazione a temere l’uomo ed a preparare una marcia contro di lui. In
ultima istanza Charles\Joseph ottiene di far allontanare la moglie dal castello
e riesce a portare in vita l’amante deceduta. Il dottor Willer e la moglie di
Charles, giunti in città, tornano al castello per trarre in salvo il marito dal
quale si sta dirigendo la popolazione con l’intenzione di ucciderlo. Medico e
moglie scoprono un passaggio segreto che li conduce fino all’altare satanico ma
vengono scoperti da Joseph\Charles, accompagnato dall’amante e dai suoi due
servi. L’uomo cerca di immolare al demonio proprio la moglie ma l’ingresso del
popolo nel palazzo, che per prima cosa brucia il quadro che ritraeva l’avo
satanico, riesce a far tornare in sé Charles. Con coraggio, tra le fiamme che
ardono l’intero castello, il medico riesce a salvare la coppia Ward.
Ispirato alle arie malsane di Edgar A. Poe (a The
haunted palace, come dice il titolo originale), ma soprattutto a Lo
strano caso di Charles Dexter Ward di H. P. Lovercraft, Corman realizza
l’ennesimo omaggio alla letteratura classica dell’orrore, questa volta con meno
humour e maggiore suspence. Attraverso una trama certo non originale nel suo
svolgimento narrativo, il regista riesce comunque a tracciare diverse tematiche
non secondarie al testo principale: tema dell’estraneo, della superstizione e
del pregiudizio sono i principali argomenti trattati in questa pellicola.
Sebbene non siano dichiarati, i riferimenti al Dottor Jekyll e Mr. Hyde
di Stevenson sono chiari nel repentino cambiamento del personaggio principale
interpretato da un meraviglioso Vincent Price (Charles\Joseph). Attraverso il
doppio nel personaggio, il parallelismo tra castello (…vecchio come
il peccato…) ed il paese Arkhan riesce sicuramente più facile. Dotato di
pochi e poveri mezzi, il regista affonda la trama in un ambiente tetro ed
ostile, costellato di lampi, tuoni e fulmini e immerso in una coltre di nebbia
dalla quale nessuno sembra in grado di emergere. Importanti i movimenti di
macchina: in mancanza d’effetti speciali e potenti mezzi, Corman costruisce
tensione attraverso un falso pedinamento dei soggetti in campo (la m.d.p. che
avanza dall’esterno della casa, non è una soggettiva anche se tale appare, ma
in questo movimento lo spettatore s’identifica, come fosse letteralmente spinto
a guardare). La pellicola figurativamente si apre e conclude nello stesso
punto, sotto quell’albero dove l’avo muore tra le fiamme e il discendente (solo
all’apparenza definitivamente lontano dal male) è fatto salvo dalla scienza (il
medico) e dall’amore (la moglie). Davvero angosciante il gruppo d’uomini
deformi che sembra aggredire la coppia Ward in strada: un nuovo modello di
mostri, non più legati alle modifiche della natura, come quelli descritti in Freaks
(1932) di Tod Browning, ma figli mal riusciti dell’incontro tra il male e la
colpa: l’omicidio, che per Corman non rimane impunito nemmeno dal tempo. Per il
critico Enrico Ghezzi La città dei mostri è il film di Corman più
chiaramente non da Poe, lovecraftiano quindi, ma che si rivela
esattamente “poesco” fino alla fine, né poteva essere diversamente, con un
titolo così decisivo [i].
Molto belli titoli di testa con un ragno che tesse la tela ed una farfalla che
vi rimane imbrigliata.
Bucci Mario
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