Effetto notte. Francois Truffaut. 1973. FRANCIA-ITALIA.
Attori: Jacqueline Bisset,
Valentina Cortese, Alexandra Stewart, Jean-Pierre Aumont, Jean-Pierre Léaud,
François Truffaut, Jean Champion, Nathalie Baye.
Durata: 115’
Titolo originale: La
nuit américaine
Nizza. Studi cinematografici della Victorine. Nasce la
pellicola “Vi presento Pamela” e prende corpo. Il lungo piano sequenza
dello schiaffo, dopo diversi tentativi, si deve rigirare a causa di un problema
in fase di sviluppo. Sevrinne, attrice alcolizzata, non riesce a chiudere una
facile scena a causa di una sua depressione che la porta a bere anche sul set.
Stacey è in cinta ed il suo personaggio non lo prevede. In compagnia del suo
marito medico, arriva l’attrice inglese Julie Baker che tiene una conferenza
stampa prima di immergersi nel lavoro. L’attore Alphonse è geloso della sua
donna, Lilian, che dà troppa confidenza a quelli della troupe ed in particolare
al direttore della fotografia. Mentre il regista incomincia ad avere i primi
incubi, altri problemi nascono sul set, anche quando la scena deve essere
girata con un gatto come attore. Durante le riprese esterne di una scena in cui
c’è un incidente, l’attrezzista e la segretaria hanno un incontro amoroso in
riva ad un fiumicello. Quella stessa mattina Lilian decide di fuggire a Londra
con lo stuntman e l’unica ad accorgersene è Julie che, durante una foto di
gruppo, informa Alphonse. Il regista continua a sognare: è un fanciullo che di
notte ruba le foto di scena esposte in un cinema dove è proiettato Quarto
potere di Orson Wells. Alphonse ha preso male l’abbandono e mentre tutto il
cast e la troupe lavora e si diverte, la sera della partenza di Sevrinne
l’attore chiama Julie per annunciarle che vuole mollare il film. L’attrice
inglese passa la notte con lui e la mattina dopo si reca sul set. Alphonse
chiama suo marito e lo informa di quanto accaduto. L’uomo richiama Julie sul
set e la donna cade in una forte crisi depressiva. A tranquillizzarla accorrono
il regista e Stacey, che fa tornare il marito sul set. Alphonse sparisce mentre
la moglie del segretario di produzione, che ha assistito sempre a tutto, si
sfoga con i presenti circa la promiscuità delle persone che lavorano nel
cinema. Il runner ritrova Alphonse in una pista di kart. Alphonse e Julie si
ritrovano a lavorare nella stessa scena quando sopraggiunge il produttore per
annunciare la morte di Alexandre, uno degli attori protagonisti.
L’assicurazione inglese consiglia allora di cambiare alcune scene
semplificandole, accorciandole ed utilizzando una controfigura. Viene girata
l’ultima scena ed a riprese finite tocca ad un attrezzista rilasciare la prima
intervista a caldo.
Brillante commedia autobiografica del regista francese
che, mettendo in gioco se stesso nel ruolo di Ferrand, il regista del film, e
rappresentando i suoi sogni-incubi, ottiene l’effetto principiale di triplicare
il proprio ego e mantenere una coerenza biocinefila circa il proprio lavoro.
Regista di Effetto notte, regista di Vi presento Pamela e uomo
(sogni; elenco di autori cui fa riferimento nel pacco di libri che si fa
consegnare; diario di bordo-voce off e commenti/timori personali) Truffaut
contribuisce con questa pellicola a creare il mito ed il modello
dell’uomo-regista come grande direttore di un’orchestra di sentimenti e
necessità umane. Il cinema, attraverso le sue mani, diventa, infatti, necessità
d’affetto, si mostra come il mestiere dove ci si bacia di più, ci si scambia
più carezze, perché fatto di uomini e donne che ne hanno bisogno. Esso ha
origine da una serie di vicende personali che, nel momento in cui tutte assieme
sono messe da parte di fronte alla macchina cinematografica, danno la
possibilità al cinema finalmente di imperare. Il cinema e (è) la vita insomma,
secondo Truffaut ed una pellicola che non risponde tanto alla domanda “come
si gira un film?”, ma a quella “Come gira Truffaut i suoi film?” (perfetta
sintesi di Morando Morandini su il Morandini – Dizionario dei film 2004).
Per certi versi è anche una specie canto funebre di un cinema forse mai troppo
lontano da quello amato dal regista francese: la morte dell’attore americano
Alexandre, la morte di un cinema sontuoso come quello hollywoodiano, la nascita
di film che saranno fatti per le strade. Assolutamente ec-citante,
l’amore per il cinema di Truffaut non può fare a meno anche di se stesso,
inserendo citazioni dei suoi precedenti lavori in un complesso patchwork di
rimandi (più che diretti) ad altre opere: Hitchcock e Paura in palcoscenico
(1950) (poco comprensibile nella versione in italiano, Alphonse recita “Do
you have stage fright?” ed il titolo originale della pellicola era Stage
fright); Ophuls e Le chagrin e la pitié (1969) (anche questo
incomprensibile nella traduzione e si riferisce al segretario di produzione e
sua moglie); Marilyn Monroe e Fermata d’autobus (1956) (“Lai ha
conosciuto molti uomini ed io poche donne, farà una giusta media”); Renoir
e La regola del gioco (1939) (“Io sono come il vecchio cuoco de Le
regle du jeu: ammetto le diete, ma non le manie”); Welles e Quarto
potere (1941) (il furto delle immagini) (il Mereghetti – Dizionario dei
film 2000).
Quello che quindi Truffaut mostra, senza veli e con tanta
gioia ed ironia, è tutto quello che il cinema crea e distrugge, conferenze
stampa comprese, commento dell’attrezzista incluso. Il cinema come insieme di
tutti gli affetti e dissapori, ma il cinema anche soprattutto, oltre tutto,
prima ancora di tutto, un universo interdipendente e totalizzante (le
parole di una segretaria “Io per un film potrei piantare un uomo, ma per un
uomo non pianterei mai un film”).
Premio Oscar come miglior film straniero, si guadagnò anche tre
nomination come sceneggiatura, regia e miglior attrice per Valentina Cortese.
La scena in cui il regista si lamenta circa la diffusione larga nelle sale de Il
padrino (1972) di Francis Ford Coppola, è stata citata da Nanni Moretti nel
cortometraggio Il giorno della prima di Close-up (1996) con obiettivo la
larga diffusione de Il re leone (1994) la pellicola d’animazione Disney
diretta da Roger Allers e Rob Minkoff.
Bucci Mario
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