NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Effetto notte - La nuit américaine
Anno: 1973
Regista: Francois Truffaut;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Francia; Italia;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Effetto notte. Francois Truffaut. 1973. FRANCIA-ITALIA.

Attori: Jacqueline Bisset, Valentina Cortese, Alexandra Stewart, Jean-Pierre Aumont, Jean-Pierre Léaud, François Truffaut, Jean Champion, Nathalie Baye.

Durata: 115’

Titolo originale: La nuit américaine

 

 

Nizza. Studi cinematografici della Victorine. Nasce la pellicola “Vi presento Pamela” e prende corpo. Il lungo piano sequenza dello schiaffo, dopo diversi tentativi, si deve rigirare a causa di un problema in fase di sviluppo. Sevrinne, attrice alcolizzata, non riesce a chiudere una facile scena a causa di una sua depressione che la porta a bere anche sul set. Stacey è in cinta ed il suo personaggio non lo prevede. In compagnia del suo marito medico, arriva l’attrice inglese Julie Baker che tiene una conferenza stampa prima di immergersi nel lavoro. L’attore Alphonse è geloso della sua donna, Lilian, che dà troppa confidenza a quelli della troupe ed in particolare al direttore della fotografia. Mentre il regista incomincia ad avere i primi incubi, altri problemi nascono sul set, anche quando la scena deve essere girata con un gatto come attore. Durante le riprese esterne di una scena in cui c’è un incidente, l’attrezzista e la segretaria hanno un incontro amoroso in riva ad un fiumicello. Quella stessa mattina Lilian decide di fuggire a Londra con lo stuntman e l’unica ad accorgersene è Julie che, durante una foto di gruppo, informa Alphonse. Il regista continua a sognare: è un fanciullo che di notte ruba le foto di scena esposte in un cinema dove è proiettato Quarto potere di Orson Wells. Alphonse ha preso male l’abbandono e mentre tutto il cast e la troupe lavora e si diverte, la sera della partenza di Sevrinne l’attore chiama Julie per annunciarle che vuole mollare il film. L’attrice inglese passa la notte con lui e la mattina dopo si reca sul set. Alphonse chiama suo marito e lo informa di quanto accaduto. L’uomo richiama Julie sul set e la donna cade in una forte crisi depressiva. A tranquillizzarla accorrono il regista e Stacey, che fa tornare il marito sul set. Alphonse sparisce mentre la moglie del segretario di produzione, che ha assistito sempre a tutto, si sfoga con i presenti circa la promiscuità delle persone che lavorano nel cinema. Il runner ritrova Alphonse in una pista di kart. Alphonse e Julie si ritrovano a lavorare nella stessa scena quando sopraggiunge il produttore per annunciare la morte di Alexandre, uno degli attori protagonisti. L’assicurazione inglese consiglia allora di cambiare alcune scene semplificandole, accorciandole ed utilizzando una controfigura. Viene girata l’ultima scena ed a riprese finite tocca ad un attrezzista rilasciare la prima intervista a caldo.

Brillante commedia autobiografica del regista francese che, mettendo in gioco se stesso nel ruolo di Ferrand, il regista del film, e rappresentando i suoi sogni-incubi, ottiene l’effetto principiale di triplicare il proprio ego e mantenere una coerenza biocinefila circa il proprio lavoro. Regista di Effetto notte, regista di Vi presento Pamela e uomo (sogni; elenco di autori cui fa riferimento nel pacco di libri che si fa consegnare; diario di bordo-voce off e commenti/timori personali) Truffaut contribuisce con questa pellicola a creare il mito ed il modello dell’uomo-regista come grande direttore di un’orchestra di sentimenti e necessità umane. Il cinema, attraverso le sue mani, diventa, infatti, necessità d’affetto, si mostra come il mestiere dove ci si bacia di più, ci si scambia più carezze, perché fatto di uomini e donne che ne hanno bisogno. Esso ha origine da una serie di vicende personali che, nel momento in cui tutte assieme sono messe da parte di fronte alla macchina cinematografica, danno la possibilità al cinema finalmente di imperare. Il cinema e (è) la vita insomma, secondo Truffaut ed una pellicola che non risponde tanto alla domanda “come si gira un film?”, ma a quella “Come gira Truffaut i suoi film?” (perfetta sintesi di Morando Morandini su il Morandini – Dizionario dei film 2004). Per certi versi è anche una specie canto funebre di un cinema forse mai troppo lontano da quello amato dal regista francese: la morte dell’attore americano Alexandre, la morte di un cinema sontuoso come quello hollywoodiano, la nascita di film che saranno fatti per le strade. Assolutamente ec-citante, l’amore per il cinema di Truffaut non può fare a meno anche di se stesso, inserendo citazioni dei suoi precedenti lavori in un complesso patchwork di rimandi (più che diretti) ad altre opere: Hitchcock e Paura in palcoscenico (1950) (poco comprensibile nella versione in italiano, Alphonse recita “Do you have stage fright?” ed il titolo originale della pellicola era Stage fright); Ophuls e Le chagrin e la pitié (1969) (anche questo incomprensibile nella traduzione e si riferisce al segretario di produzione e sua moglie); Marilyn Monroe e Fermata d’autobus (1956) (“Lai ha conosciuto molti uomini ed io poche donne, farà una giusta media”); Renoir e La regola del gioco (1939) (“Io sono come il vecchio cuoco de Le regle du jeu: ammetto le diete, ma non le manie”); Welles e Quarto potere (1941) (il furto delle immagini) (il Mereghetti – Dizionario dei film 2000).

Quello che quindi Truffaut mostra, senza veli e con tanta gioia ed ironia, è tutto quello che il cinema crea e distrugge, conferenze stampa comprese, commento dell’attrezzista incluso. Il cinema come insieme di tutti gli affetti e dissapori, ma il cinema anche soprattutto, oltre tutto, prima ancora di tutto, un universo interdipendente e totalizzante (le parole di una segretaria “Io per un film potrei piantare un uomo, ma per un uomo non pianterei mai un film”).  Premio Oscar come miglior film straniero, si guadagnò anche tre nomination come sceneggiatura, regia e miglior attrice per Valentina Cortese. La scena in cui il regista si lamenta circa la diffusione larga nelle sale de Il padrino (1972) di Francis Ford Coppola, è stata citata da Nanni Moretti nel cortometraggio Il giorno della prima di Close-up (1996) con obiettivo la larga diffusione de Il re leone (1994) la pellicola d’animazione Disney diretta da Roger Allers e Rob Minkoff.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]