Miriam
si sveglia a mezzanotte. Tony Scott. 1983. USA.
Attori: Catherine
Deneuve, David Bowie, Susan Sarandon, Dan Heday, Cliff De Young
Durata: 97’
Titolo
originale: The
hunger
Miriam e suo marito John
Blaylock abbordano una coppia di ragazzi in un locale di musica dark. Portati
entrambi nel loro appartamento li uccidono per succhiare il loro sangue mentre
nel centro di ricerche Park West una scimmia aggredisce un suo simile fino ad
ucciderla. Affascinata dagli studi della dottoressa Sarah Roberts, interessata
alla longevità, Miriam vorrebbe incontrarla ma in realtà capita che a fare la
sua conoscenza è John, preoccupato per il suo invecchiamento precoce. Messo in
attesa dalla dottoressa, che lo scambia per un mitomane, John invecchia
visibilmente con il passare delle ore ed a fine giornata, incontrandolo
nuovamente per le scale del centro di ricerca, Sarah ne rimane colpita. A casa,
mentre Miriam è fuori, John aggredisce ed uccide la piccola Alice, una ragazza
che prendeva lezioni musicali dalla signora Blaylock. Di ritorno a casa, Miriam
scopre quanto accaduto, ma vede anche suo marito invecchiato. Questo le domanda
di trovare una soluzione per quanto gli sta accadendo ma Miriam, che sa che non
v’è, lo chiude in una bara in soffitta dove riposano tutti coloro che prima di
lui avevano fatto compagnia alla donna. La mattina dopo Sarah Roberts si
presenta a casa loro per domandare di John ma Miriam afferma che il marito è in
viaggio. Nello stesso momento sopraggiunge un detective per porre domande alla
signora Blaylock circa la scomparsa della piccola Alice. Un paio di giorni dopo
Sarah torna da Miriam che decide di farla accomodare. Dopo averle offerto da
bere ed aver chiacchierato per un po’, le donne finiscono a letto scambiandosi
il morso. A sera, a cena con il compagno Tom, Sarah mostra i primi segni di un
cambiamento e decide di farsi le analisi del sangue. Nel laboratorio vengono a
conoscenza della presenza di un altro tipo di sangue nel corpo di Sarah e
quella così torna da Miriam per chiedere che cosa è accaduto. La donna le
confessa dello scambio di morsi. Sarah, spaventata, corre in strada e cerca di
mettersi in contatto con un prestigioso medico del sangue ma dopo un paio d’ore
torna, mossa dalla fame. La donna, facendola riposare nella stanza da letto, le
promette di portarle del cibo e va in strada ad abbordare un ragazzo che poi
uccide per Sarah. Giunge a casa loro Tom, preoccupato per l’assenza della sua
compagna e rimasto solo con Sarah, rimane vittima anch’egli. Tornata da Miriam,
Sarah la bacia, approfittandone per togliersi la vita con un colpo di lama alla
giugulare. Disperata, Miriam porta anche il suo corpo in soffitta ma qui è
aggredita da tutti i suoi ex amanti. Spinta dalla disperazione, cade dalle
scale e muore, ponendo fine anche al supplizio degli altri vampiri millenari
che stavano in soffitta. Il detective torna nella casa che però è senza
proprietari ed in vendita. Sarah è sopravvissuta ed ha preso il posto di
Miriam.
Fratello del più grande e
bravo Ridley, Tony Scott, dopo un passato da regista pubblicitario e di
videoclip, mette in scena una moderna favola di vampiri, ispirata al racconto
di Whitley Strieber. Per il suo esordio sul grande schermo, il regista sceglie
ambientazioni noir che, sebbene tendano più al dark (il gruppo dei Bauhaus,
infatti, è quello con il quale si apre la pellicola), hanno il difetto (o
pregio, dipende dai punti di vista) di essere eccessivamente patinate (colombe
bianche che abitano il cimitero in soffitta; abbondanza di veli bianchi
ad effetto flou) e per certi versi ricordano (senza originalità) colori e luci
della precedente pellicola girata dal fratello, Blade runner
(1982) sebbene la fotografia sia di due diversi autori (Stephen Goldblatt se
n’è occupato in quella di Tony). Commento musicale ricercato che si rifà a Le
gibet di Ravel ma che introduce lo spettatore con il singolo dei Bauhaus “Bela
Lugosi’s dead”: il nuovo horror concettuale, al quale forse si è ispirato
anche Abel Ferrara per il suo bellissimo The addiction (1994), incide il
suo epitaffio con note dark e realtà contemporanee. Ciò che interessa al
regista, infatti, non è lo spavento che farebbe saltare dalla sedia lo
spettatore, ma ricostruire il legame tra sesso e vampirismo: la vicenda di
Miriam che infetta il sangue dei vampiri suoi amanti negando loro l’immortalità
propria della specie, evoca da vicino il percorso dell’Aids (Jacopo Ghilardotti
su Sex! pg. 72, allegato alla rivista Ciak). Più che altro
però, la storia di Miriam andrebbe letta come difficile condizione
vampiresca di una donna attratta da un’altra donna. Importante il ruolo del
montaggio, superlativo in tutta la prima parte nella quale si alternano il
tramonto, il gruppo dei Bauhaus, la coppia di vampiri e le scimmie impazzite,
un montaggio capace di ritrovare il senso narrativo proprio del cinema:
frammenti che raccontano il passato costruiscono la storia di una donna,
Miriam, lunga oltre quattro mila anni. Meravigliosa Catherine Deneuve nel ruolo
di una dark lady sensuale, saffica, a tratti glaciale. Comparsata per Willem
Dafoe nel brevissimo ruolo del ragazzo che chiede a Sarah di lasciare libera la
cabina telefonica. Una pellicola godibile, senza pretese e ben recitata, forse
la migliore di questo regista. Lesbo-chic decadentissimo (Il cinema
fantastico, vol. II, pg. 150, allegato alla rivista Ciak). “L’età
è una malattia” dice David Bowie (anche per lui giudizi più che positivi); “Io
sono padrona del mio tempo” spiega Miriam a Sarah. Nella scena di
seduzione lesbo-vampiresca la Deneuve usa una controfigura (il Mereghetti –
dizionario dei film 2000).
Terribile, purtroppo, il pretesto con il quale entrambe finiscono a
letto: una macchia sulla t-shirt di Sarah! Con qualche limite la traduzione
italiana dal titolo originale: The hunger = La fame.
Bucci Mario
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