L’ultima Salomé. Ken
Russell. 1988. GB.
Attori: Glenda
Jackson, Stratford Johns, Nicholas Grace, Imogen Millais-Scott, Douglas Hodge
Durata: 90’
Titolo
originale: Salome's
Last Dance
Londra. 5 novembre 1892. Il
drammaturgo Oscar Wilde si reca nel bordello di Alfred Taylor, un amico, che lo
invita ad assistere alla prima rappresentazione della Salomè, un’opera teatrale
scritta dallo stesso Wilde ma della quale è stata vietata la rappresentazione
in pubblico. Nel salotto principale del bordello, donne e clienti danno vita
allo spettacolo su una scenografia ricostruita che rappresenta il tetto del
palazzo di Erode. Giovanni il Battista, tenuto in una gabbia, annuncia il
Cristo e per questo il tetrarca Erode è costretto a tenerlo imprigionato,
sebbene affascinato dalle sue parole. Salomè, figlia di Erodiade, la moglie del
tetrarca, convince i soldati di guardia a mostrarle il profeta. Incatenato,
Salomè prova a circuirlo prima attratta dal suo corpo, poi dai suoi capelli ed
infine dalla sua bocca. Rifiutata tutte le volte, la figlia di Erodiade lo fa
frustare. Erode intanto, rimane affascinato dalla sua figliastra non ottenendo
però il consenso della madre. Erodiade, non sopporta nemmeno il profeta il
quale, tenuto incatenato sottoterra, continua ad urlarle contro offese.
Infelice, Erode domanda che Salomè balli per lui la danza dei sette veli,
promettendole in cambio qualsiasi cosa. Erodiade cerca di convincere sua figlia
a non ballare ma questa infine accetta l’offerta del patrigno. Dopo la danza,
gli domanda la testa di Giovanni il Battista. Questa volta Erodiade incoraggia
la figlia nella pretesa ed alla fine Erode cede, in nome della parola data.
Ottenuta la testa, Salomè finalmente può baciare le labbra del profeta.
Disgustato da tutto ciò che è accaduto, spaventato dalle profezie, Erode fa
uccidere Salomè. Terminata la rappresentazione, tutti soddisfatti per come è
andata, attori e autore sono arrestati dopo l’irruzione della polizia nel
bordello. L’accusa è di oltraggio.
Ken Russell dedica questa volta le sue morbose attenzioni
alla figura della Salomè, e molto più in generale all’opera intera di Oscar
Wilde, scritta in lingua francese nel 1891 per Sarah Bernhardt, rappresentata
per la prima volta nel 1896 e musicata solo nel 1905 da Richard Strauss. Costruendo
una rappresentazione cinematografica che si compone di semplici stratificazioni
fatte soprattutto di cinema che si appoggia al teatro (Wilde che legge un
libro-titoli di testa, come se leggesse la versione russelliana della Salomè;
il fotografo di scena; il rapporto tra l’autore ed il servo-attore; la vera
morte della Salomè attrice), Russell cerca lo scandalo anche attraverso la sua
personale versione dei fatti, immaginando la prima della Salomè in un bordello,
sovraccaricando così di ambiguità (omo)sessuali la maggior parte dei
personaggi (lo sdoppiamento della Salomè; il pendaglio fra le gambe della
stessa). In questa sovrapposizione dei piani e linguaggi narrativi, la
rappresentazione teatrale subentra lentamente a quella cinematografica, diluita
da un montaggio che man mano si fa sempre meno frenetico. La danza dei sette
veli, il gesto che fa perdere la testa agli uomini, è un’orgia di piroette e
corpi che, nel parallelo di Erodiade che s’imbosca con le due guardie in
una cesta, trasforma definitivamente il dramma di Oscar Wilde in una farsa
cialtronesca (russelliana), non ostante il grande rispetto della versione
originale, anche se alle musiche di Strauss sono preferite altre
composizioni di autori dello stesso periodo [i].
Con questa pellicola, che pavoneggia colori sgargianti ed ambiguità freudiane,
il regista britannico dissacra l’estetica del drammaturgo amato dalle donne,
per offrire al pubblico contemporaneo una versione della Salomè barocca come il
suo stile (l’abito di Erodiade è quello usato per rappresentare Biancaneve), ma
meno provocante di quanto voglia mostrare l’intera messa in scena della
trasgressione. Molto bravo John Stratford, agghindato in una versione molto
kitch di Erode, e molto particolare Imogen Millais-Scott, scelta per rappresentare
una Salomè decisa ma al tempo stesso confusa e sfuggente. Durante la
rappresentazione, s’intromette un fotografo al quale spetta il compito di porre
dubbi e scattare istantanee di scena: è il regista Ken Russell.
Bucci Mario
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